Applausi e uno slogan scandito da centinaia di voci all'arrivo: «La-vo-ro, la-vo-ro, la-vo-ro!». Un'ovazione e lo stesso slogan, meno di un'ora dopo, quando Giorgio Napolitano scende le scale della Prefettura di Genova, si avvia verso la macchina presidenziale, la supera e si avvicina ai lavoratori della Fincantieri che dalle 8 del mattino lo aspettano dietro le transenne sul marciapiede dall'altra parte di via Roma, in Largo Lanfranco. Cala il silenzio e i più vicini percepiscono appena le sue parole: «Ho incontrato i vostri rappresentanti, i fatti sono chiari. Nei limiti delle mie possibilità prenderò posizione per favorire la ricerca di una soluzione. So benissimo cosa sia il lavoro per voi, per la città e che cosa sia la tradizione della cantieristica a Genova. Davvero farò del mio meglio...». Le ultime parole si perdono fra le esclamazioni di ringraziamento, fra alcune voci che gridano: «Ci dia una mano Presidente!», «Le navi, che arrivino le navi!» . Lui, circondato dalla scorta allarga le braccia e comincia a stringere le mani che sono più vicine. Qualcuno gli porge un adesivo bianco con lo slogan che circola da giorni nei cortei: «Fincantieri non si tocca, si difende con la lotta», lui lo accetta lo legge, ringrazia, stringe ancora mani poi torna indietro verso l'auto e alza l'adesivo per farlo vedere, come un gesto di condivisione. Poi entra in macchina e il corteo presidenziale parte alla volta di Palazzo Grimaldi della Meridiana, dov'è atteso per il Symposium Cotec Europa, su ricerca e innovazione. Ci sono anche il Re di Spagna Juan Carlos I e il Presidente del Portogallo Anìbal Cavaco Silva ad aspettarlo.
Dopo essere atterrato al Colombo con l'aereo presidenziale, arriva in Prefettura intorno alle 10,45 Giorgio Napolitano. In una saletta lo aspettano il Presidente della Regione Claudio Burlando, quello della Provincia Alessandro Repetto e il sindaco Marta Vincenzi, arrivati alla spicciolata. Escono insieme dopo una ventina di minuti senza fare dichiarazioni ai giornalisti, costretti con operatori e fotografi in una sorta di “gabbia” accanto al portone. Poi è la volta della delegazione sindacale: entrano un segretario confederale e un rappresentante di categoria per ogni sigla: Ivano Bosco e Franco Grondona per Cgil e Fiom; Cristina Balsamo e Alessandro Vella per Cisl e Fim; Pierangelo Massa e Antonio Apa per Uil e Uilm. Una ventina di minuti anche per loro: escono soddisfatti e dichiarano che il Presidente ha detto che affronterà, per quanto nelle sue possibilità, la questione della cantieristica genovese, col governo e con l'azienda.
Ai sindacalisti, il Capo dello Stato dice che parlerà anche con il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, approfittando della sua presenza al simposio Cotec. E assicura che si vedrà anche con il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, perché al tavolo convocato per l'inizio di novembre ci sia «qualcosa di concreto». «Dal Presidente - confermerà più tardi Tajani - è giunta la sollecitazione a fare tutto il possibile anche in sede europea affinché si agisca in modo da poter mantenere i livelli occupazionali in Fincantieri. Da parte mia ho assicurato che l'Ue sta mettendo in campo tutte le iniziative percorribili per fare fronte alla crisi del settore. Ho quindi illustrato a Napolitano i contenuti della lettera inviata a tutte le parti interessate al caso Fincantieri con i dettagli delle misure allo studio, dalla proroga del regime speciale per gli aiuti pubblici all'ampliamento delle possibilità di ricorrere a crediti agevolati Bei».
Il Presidente della Repubblica raggiunge poi il Palazzo della Meridiana per il VII Simposio di Cotec (Fondazione per l’innovazione tecnologica), dove arriva come previsto verso le 11.30. Per incontrare i lavoratori della Fincantieri ha leggermente anticipato il suo arrivo a Genova rispetto alla scaletta fissata a suo tempo per il convegno.
I lavoratori rimangono ancora circa un'ora a discutere in piazza, confermando una nuova assemblea in fabbrica per domattina e lo stato di mobilitazione permanente (stanotte dormiranno nuovamente nello stabilimento occupato).
Ma una notizia circolata poco prima che si sciolga il presidio, crea intensi momenti di tensione, al punto da provocare una forte contestazione verso il segretario della Uilm Antonio Apa, accusato da diverse decine di lavoratori di essersi “venduto”, a causa degli accordi separati firmati nei vari cantieri dall'azienda con Cisl e Uil.
In sostanza si diffonde la voce che per domani alle 10 l'azienda abbia convocato «l'ennesimo incontro sindacale - come commentano alcuni dirigenti Fiom - per i cantieri di Riva e del Muggiano, tentando di proseguire sulla strada dell'accordo separato». Una notizia che fa infuriare i lavoratori che chiedono spiegazioni al dirigente Uilm. Da qui una prima discussione, che degenera subito in urla, fischi, accuse sulla linea tenuta finora dal sindacato: ma tutto rimane nei limiti e rientra quando Apa abbandona il campo. Sulla vicenda in serata la Fim e la Cisl esprimono solidarietà ad Apa definendo l'episodio «costruito ad arte».
«La Fiom – commenta il segretario Bruno Manganaro – non parteciperà ad alcun incontro e spero che non lo facciano nemmeno le altre due sigle. E' già gravissimo che di fronte a una convocazione del ministro per i primi di novembre, per discutere con azienda e sindacati sul piano industriale, l'ad Bono continui a fare incontri nei singoli stabilimenti chiedendo e valutando quanti siano gli esuberi. E' chiaro che lo scopo è arrivare a quell'incontro con uno spacchettamento già fatto, e dimostrare che per Sestri Ponente non ci sono alternative alla chiusura. Non si capisce come sia possibile che non si mantenga l'unità sindacale: non si può andare davanti al Presidente della Repubblica uniti, davanti al ministro sparpagliati e poi rispondere alle chiamate di Bono che va avanti per la sua strada spaccandoci e avendo in testa la conferma del vecchio piano. Così l'incontro diventa inutile».
Quindi, tutti tornano in cantiere senza cortei e senza causare problemi al traffico, come era stato garantito fin da ieri. Stanotte si dorme ancora in fabbrica, pronti per l'assemblea di domani alle 8. Pronti, ancora una volta per decidere cosa fare.
Dopo essere atterrato al Colombo con l'aereo presidenziale, arriva in Prefettura intorno alle 10,45 Giorgio Napolitano. In una saletta lo aspettano il Presidente della Regione Claudio Burlando, quello della Provincia Alessandro Repetto e il sindaco Marta Vincenzi, arrivati alla spicciolata. Escono insieme dopo una ventina di minuti senza fare dichiarazioni ai giornalisti, costretti con operatori e fotografi in una sorta di “gabbia” accanto al portone. Poi è la volta della delegazione sindacale: entrano un segretario confederale e un rappresentante di categoria per ogni sigla: Ivano Bosco e Franco Grondona per Cgil e Fiom; Cristina Balsamo e Alessandro Vella per Cisl e Fim; Pierangelo Massa e Antonio Apa per Uil e Uilm. Una ventina di minuti anche per loro: escono soddisfatti e dichiarano che il Presidente ha detto che affronterà, per quanto nelle sue possibilità, la questione della cantieristica genovese, col governo e con l'azienda.
Ai sindacalisti, il Capo dello Stato dice che parlerà anche con il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, approfittando della sua presenza al simposio Cotec. E assicura che si vedrà anche con il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, perché al tavolo convocato per l'inizio di novembre ci sia «qualcosa di concreto». «Dal Presidente - confermerà più tardi Tajani - è giunta la sollecitazione a fare tutto il possibile anche in sede europea affinché si agisca in modo da poter mantenere i livelli occupazionali in Fincantieri. Da parte mia ho assicurato che l'Ue sta mettendo in campo tutte le iniziative percorribili per fare fronte alla crisi del settore. Ho quindi illustrato a Napolitano i contenuti della lettera inviata a tutte le parti interessate al caso Fincantieri con i dettagli delle misure allo studio, dalla proroga del regime speciale per gli aiuti pubblici all'ampliamento delle possibilità di ricorrere a crediti agevolati Bei».
Il Presidente della Repubblica raggiunge poi il Palazzo della Meridiana per il VII Simposio di Cotec (Fondazione per l’innovazione tecnologica), dove arriva come previsto verso le 11.30. Per incontrare i lavoratori della Fincantieri ha leggermente anticipato il suo arrivo a Genova rispetto alla scaletta fissata a suo tempo per il convegno.
I lavoratori rimangono ancora circa un'ora a discutere in piazza, confermando una nuova assemblea in fabbrica per domattina e lo stato di mobilitazione permanente (stanotte dormiranno nuovamente nello stabilimento occupato).
Ma una notizia circolata poco prima che si sciolga il presidio, crea intensi momenti di tensione, al punto da provocare una forte contestazione verso il segretario della Uilm Antonio Apa, accusato da diverse decine di lavoratori di essersi “venduto”, a causa degli accordi separati firmati nei vari cantieri dall'azienda con Cisl e Uil.
In sostanza si diffonde la voce che per domani alle 10 l'azienda abbia convocato «l'ennesimo incontro sindacale - come commentano alcuni dirigenti Fiom - per i cantieri di Riva e del Muggiano, tentando di proseguire sulla strada dell'accordo separato». Una notizia che fa infuriare i lavoratori che chiedono spiegazioni al dirigente Uilm. Da qui una prima discussione, che degenera subito in urla, fischi, accuse sulla linea tenuta finora dal sindacato: ma tutto rimane nei limiti e rientra quando Apa abbandona il campo. Sulla vicenda in serata la Fim e la Cisl esprimono solidarietà ad Apa definendo l'episodio «costruito ad arte».
«La Fiom – commenta il segretario Bruno Manganaro – non parteciperà ad alcun incontro e spero che non lo facciano nemmeno le altre due sigle. E' già gravissimo che di fronte a una convocazione del ministro per i primi di novembre, per discutere con azienda e sindacati sul piano industriale, l'ad Bono continui a fare incontri nei singoli stabilimenti chiedendo e valutando quanti siano gli esuberi. E' chiaro che lo scopo è arrivare a quell'incontro con uno spacchettamento già fatto, e dimostrare che per Sestri Ponente non ci sono alternative alla chiusura. Non si capisce come sia possibile che non si mantenga l'unità sindacale: non si può andare davanti al Presidente della Repubblica uniti, davanti al ministro sparpagliati e poi rispondere alle chiamate di Bono che va avanti per la sua strada spaccandoci e avendo in testa la conferma del vecchio piano. Così l'incontro diventa inutile».
Quindi, tutti tornano in cantiere senza cortei e senza causare problemi al traffico, come era stato garantito fin da ieri. Stanotte si dorme ancora in fabbrica, pronti per l'assemblea di domani alle 8. Pronti, ancora una volta per decidere cosa fare.