Più difficile speculare
sulle case del Comune

La Giunta approva una delibera che impedisce la formazione di “cartelli” per abbassare le basi d’asta quando la prima convocazione va deserta. Un escamotage difficile da provare. Ribasso facoltativo e non più obbligatorio 

Testo Alternativo
Game over per i furbetti del quartierino. Lo ha deciso questa mattina la Giunta su proposta di Bruno Pastorino e Francesco Miceli, rispettivamente assessori al Patrimonio e al Bilancio. Negli ultimi anni, in prima convocazione, le aste di vendita degli immobili di pubblica utilità, andavano puntualmente deserte.

Neppure la crisi del mercato immobiliare che,  secondo Nomisma, rivista specializzata in quotazione di case e palazzi, ha subito negli ultimi anni una contrazione stimabile in alcuni punti percentuali, né la ragionevole ipotesi che beni immobili invenduti e, conseguentemente, inutilizzati per lunghi periodi di tempo, subiscano un degrado fisico e, quindi, un deprezzamento di valore, potevano spiegare il persistente fenomeno “carsico”: gli imprenditori assenti riemergevano alla seconda convocazione del bando. In realtà, il disinteresse era riconducibile alla conoscenza, soprattutto da parte della grande imprenditoria, del percorso delineato dal Comune di Genova per la vendita dei propri immobili, ovvero: dopo una prima convocazione andata male il prezzo veniva ribassato nella misura fissa del 20 per cento.

« Abbiamo modificato il procedimento per la vendita del patrimonio pubblico perché attualmente era previsto – ha commentato Pastorino - che se qualora il primo bando fosse andato deserto, si doveva prevedere una seconda gara con un sensibile abbattimento di prezzo ». E questo perché, fatta salva la buonafede della maggioranza degli agenti immobiliari, come tiene a precisare l’assessore, vi era un eccesso di furbizia da parte di chi puntualmente confidava nell’abbassamento del prezzo in seconda battuta. 

Da qui la decisione di rendere la riduzione del 20 per cento del prezzo di vendita una facoltà e non più un obbligo, cioè l’abbassamento sarà deciso di volta in volta a seconda del reale valore di mercato del bene.  In parole povere non si potrà più “fare l’affare” con i beni pubblici.
genova, 9 febbraio 2012
Ultimo aggiornamento: 09/02/2012
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