Fumata nera oggi in Giunta riunita per approvare il bilancio preventivo 2012. Saranno il nuovo sindaco e i nuovi assessori ad approvare la “Finanziaria” genovese e a decidere l’ammontare dell’Imu in città. I conti, infatti, non tornano. Per coprire il deficit di 23 milioni di euro il Comune di Genova aveva ipotizzato un aumento dell'Imu sulla prima casa solo dei multiproprietari dal 4 al 5 per mille, sulle seconde e terze case un aumento dal 7,6 al 10,6 per mille.
Ma la politica, davanti ad un provvedimento così impopolare, ha fatto scattare il semaforo rosso rendendo improbabile una decisione prima del voto del 6 maggio, anche se il sindaco Vincenzi non ha escluso un Consiglio Comunale straordinario ad aprile nel caso il governo Monti faccia chiarezza su una serie di incertezze a partire dai trasferimenti dello Stato al Comune. «Sono sempre stata e resto contraria a nuove tasse. A Genova non c'é l'aumento dell'Imu sulla prima casa dal 4 al 5 per mille, non l'ho mai voluto, ma anzi invito i candidati sindaci ad un'azione di disobbedienza civile per difendere le prime e uniche case dei cittadini». Nelle intenzioni del sindaco c’era la possibilità di operare, all’atto della riscossione dell’imposta, una distinzione tra i contribuenti che possiedono una prima e unica casa e coloro che di case ne hanno più di una. Una decisione coraggiosa, autenticamente federalista, che però, in caso di annullamento, avrebbe impegnato il prossimo sindaco in un contenzioso infinito con il Ministero dell’Economia. Nessun Comune sta approvando, in questo tira e molla di provvedimenti, il bilancio. Ma all’ombra della Lanterna la situazione è di gran lunga più confusa, perché a maggio si andrà al voto e, nell’ipotesi tutt’atro che remota di un ballottaggio, la nuova Giunta avrà pochi giorni per decidere quanto fare pagare di Imu ai genovesi, per non parlare di un’approvazione a tempo di record del documento finanziario entro il 30 giugno, come vuole la legge.
«Anche Milano e Torino l’anno scorso hanno varato il bilancio dopo le elezioni - ha affermato Vincenzi - e Genova sarà costretta a farlo dall’incertezza dei tagli dello Stato». Marta Vincenzi ha aggiunto: «Non è possibile attribuire ai Comuni il ruolo di esattori costringendoli a chiedere l’Imu a un poveraccio che ha comprato un’unica casa lavorando tutta la vita». « La richiesta di ridurre il debito del Governo Monti è dolorosa ma condivisibile – ha spiegato – ma il problema è che i conti sono peggiorativi rispetto a pochi mesi fa ». La conclusione a cui è arrivata la Giunta è una: lasciare la decisione sull’aumento dell’Imu e la conseguente approvazione del documento economico alla nuova Giunta. Rispetto all’ordinaria amministrazione il comune ora procederà per “dodicesimi” mese per mese sulla base delle esigenze correnti ma il rischio che molti servizi erogati possano essere bloccati è molto alto.
Ma la politica, davanti ad un provvedimento così impopolare, ha fatto scattare il semaforo rosso rendendo improbabile una decisione prima del voto del 6 maggio, anche se il sindaco Vincenzi non ha escluso un Consiglio Comunale straordinario ad aprile nel caso il governo Monti faccia chiarezza su una serie di incertezze a partire dai trasferimenti dello Stato al Comune. «Sono sempre stata e resto contraria a nuove tasse. A Genova non c'é l'aumento dell'Imu sulla prima casa dal 4 al 5 per mille, non l'ho mai voluto, ma anzi invito i candidati sindaci ad un'azione di disobbedienza civile per difendere le prime e uniche case dei cittadini». Nelle intenzioni del sindaco c’era la possibilità di operare, all’atto della riscossione dell’imposta, una distinzione tra i contribuenti che possiedono una prima e unica casa e coloro che di case ne hanno più di una. Una decisione coraggiosa, autenticamente federalista, che però, in caso di annullamento, avrebbe impegnato il prossimo sindaco in un contenzioso infinito con il Ministero dell’Economia. Nessun Comune sta approvando, in questo tira e molla di provvedimenti, il bilancio. Ma all’ombra della Lanterna la situazione è di gran lunga più confusa, perché a maggio si andrà al voto e, nell’ipotesi tutt’atro che remota di un ballottaggio, la nuova Giunta avrà pochi giorni per decidere quanto fare pagare di Imu ai genovesi, per non parlare di un’approvazione a tempo di record del documento finanziario entro il 30 giugno, come vuole la legge.
«Anche Milano e Torino l’anno scorso hanno varato il bilancio dopo le elezioni - ha affermato Vincenzi - e Genova sarà costretta a farlo dall’incertezza dei tagli dello Stato». Marta Vincenzi ha aggiunto: «Non è possibile attribuire ai Comuni il ruolo di esattori costringendoli a chiedere l’Imu a un poveraccio che ha comprato un’unica casa lavorando tutta la vita». « La richiesta di ridurre il debito del Governo Monti è dolorosa ma condivisibile – ha spiegato – ma il problema è che i conti sono peggiorativi rispetto a pochi mesi fa ». La conclusione a cui è arrivata la Giunta è una: lasciare la decisione sull’aumento dell’Imu e la conseguente approvazione del documento economico alla nuova Giunta. Rispetto all’ordinaria amministrazione il comune ora procederà per “dodicesimi” mese per mese sulla base delle esigenze correnti ma il rischio che molti servizi erogati possano essere bloccati è molto alto.