«La differenza principale, rispetto alla precedente esperienza dell’Abruzzo, è che in questo campo gli sfollati sono per la maggior parte stranieri». Roberto Gabutti, caposquadra del gruppo di Associvile, 5 volontari della provincia di Genova, contattato telefonicamente da noi questa mattina, inizia così il racconto di questi giorni.
«Per lo più cinesi, e di altri Paesi asiatici, e Magrebini – prosegue – e molti di loro sono di cultura e religione musulmana. È stato necessario modificare il menu. Si è instaurato un buon clima, c’è un’ottima collaborazione».
Il luogo di cui si parla è il Centro Operativo Comunale di San Biagio, Frazione di San Felice sul Panaro, che ospita 250 persone ed è gestito da 40 volontari della Colonna Mobile regionale ligure, per metà provenienti dalla provincia di Genova, per l’altra metà da quella di Savona.
Da Genova vengono due squadre: oltre a quella di cui s’è detto, ci sono 15 aderenti all’Organizzazione Europea Vigili del Fuoco Volontari di Protezione Civile. Uno di loro è Flavio Bedini, che ha la responsabilità della direzione del campo, mentre Gabutti è il suo vice. Dell’organizzazione di Savona fanno parte 5 membri dell’Associazione Nazionale Carabinieri, che si occupano della sicurezza.
Funzionari della Regione Liguria, del Settore Protezione Civile ed Emergenza, si occupano della gestione amministrativa del campo e dei rapporti con le autorità.
I genovesi lavorano tutti alla mensa e all’assistenza, con incarichi generici; la squadra del ponente ha una composizione più professionale: cuochi, idraulici, elettricisti…
Il gruppo degli ospiti, residenti della frazione, varia di giorno in giorno: qualcuno torna alla propria casa, dichiarata agibile, qualcuno parte per altre destinazioni. Chi va via è immediatamente rimpiazzato. Della varietà di culture si è detto. In gran parte sono operai della zona, lavoratori a basso reddito con scarse risorse economiche.
Sabato, dalla Spezia e da Imperia, arriveranno le altre squadre, ma non tutti i genovesi e i savonesi ripartiranno quel giorno. Sarà infatti necessario impiegare la domenica per il passaggio delle consegne.
Come si vive al campo? «È stato impiantato bene, ma ovviamente c’è molto da fare. Oggi stiamo montando teli per ombreggiare le tende. Qui siamo in pianura: fa già molto caldo, anche se di notte rinfresca». Le modalità di lavoro sono quelle tipiche del volontariato: «non ci si ferma mai: l’altro ieri sera, in 10 minuti di tempo libero, ho aiutato in mensa. C’è da spostare una tenda? Vengono i magazzinieri a dare una mano».
E nella vita, quando non è un volontario, che cosa fa il signor Roberto Gabutti?
«Tutt’altra cosa: lavoro all’ufficio operativo di una compagnia di navigazione. Il decreto del Presidente della Repubblica 194 del 2001 garantisce anche ai lavoratori del settore privato la possibilità di fare volontariato, con garanzia di mantenimento del posto di lavoro e senza perdere la retribuzione. Il datore di lavoro paga lo stipendio, che in seguito gli sarà rimborsato dallo Stato. Non ha alcuna perdita, a parte la temporanea assenza di un dipendente».
«Per lo più cinesi, e di altri Paesi asiatici, e Magrebini – prosegue – e molti di loro sono di cultura e religione musulmana. È stato necessario modificare il menu. Si è instaurato un buon clima, c’è un’ottima collaborazione».
Il luogo di cui si parla è il Centro Operativo Comunale di San Biagio, Frazione di San Felice sul Panaro, che ospita 250 persone ed è gestito da 40 volontari della Colonna Mobile regionale ligure, per metà provenienti dalla provincia di Genova, per l’altra metà da quella di Savona.
Da Genova vengono due squadre: oltre a quella di cui s’è detto, ci sono 15 aderenti all’Organizzazione Europea Vigili del Fuoco Volontari di Protezione Civile. Uno di loro è Flavio Bedini, che ha la responsabilità della direzione del campo, mentre Gabutti è il suo vice. Dell’organizzazione di Savona fanno parte 5 membri dell’Associazione Nazionale Carabinieri, che si occupano della sicurezza.
Funzionari della Regione Liguria, del Settore Protezione Civile ed Emergenza, si occupano della gestione amministrativa del campo e dei rapporti con le autorità.
I genovesi lavorano tutti alla mensa e all’assistenza, con incarichi generici; la squadra del ponente ha una composizione più professionale: cuochi, idraulici, elettricisti…
Il gruppo degli ospiti, residenti della frazione, varia di giorno in giorno: qualcuno torna alla propria casa, dichiarata agibile, qualcuno parte per altre destinazioni. Chi va via è immediatamente rimpiazzato. Della varietà di culture si è detto. In gran parte sono operai della zona, lavoratori a basso reddito con scarse risorse economiche.
Sabato, dalla Spezia e da Imperia, arriveranno le altre squadre, ma non tutti i genovesi e i savonesi ripartiranno quel giorno. Sarà infatti necessario impiegare la domenica per il passaggio delle consegne.
Come si vive al campo? «È stato impiantato bene, ma ovviamente c’è molto da fare. Oggi stiamo montando teli per ombreggiare le tende. Qui siamo in pianura: fa già molto caldo, anche se di notte rinfresca». Le modalità di lavoro sono quelle tipiche del volontariato: «non ci si ferma mai: l’altro ieri sera, in 10 minuti di tempo libero, ho aiutato in mensa. C’è da spostare una tenda? Vengono i magazzinieri a dare una mano».
E nella vita, quando non è un volontario, che cosa fa il signor Roberto Gabutti?
«Tutt’altra cosa: lavoro all’ufficio operativo di una compagnia di navigazione. Il decreto del Presidente della Repubblica 194 del 2001 garantisce anche ai lavoratori del settore privato la possibilità di fare volontariato, con garanzia di mantenimento del posto di lavoro e senza perdere la retribuzione. Il datore di lavoro paga lo stipendio, che in seguito gli sarà rimborsato dallo Stato. Non ha alcuna perdita, a parte la temporanea assenza di un dipendente».