Genova e Nizza unite non solo dalle nuove sinergie sui trasporti. Se, infatti, il centro francese con l’arrivo del nuovo anno è diventata ufficialmente la prima Città Metropolitana transalpina ad essere riconosciuta come tale, Marta Vincenzi sostiene che questa sia anche la strada che Genova dovrà imboccare con la scomparsa delle province.
«La legge francese del 2010 mi convince moltissimo. Invidio molto il sindaco di Nizza, pur non essendo di centro sinistra, perché è riuscito a fare alleanze con tutti i sindaci delle città circostanti. Un modello bellissimo che abbiamo a portata di mano».
Qual è concretamente la strada tracciata da Estrosi?
«Quella francese è una legge che in buona sostanza non toglie ai Comuni la loro autonomia. Non c’è nessun sindaco che debba rinunciare a fare il sindaco. Di conseguenza, a differenza di quello che diciamo in Italia, i piccoli Comuni non vengono considerati uno spreco, perché la democrazia non è uno spreco».
Dunque, Città Metropolitana come unione di Comuni limitrofi.
«Si uniscono i Comuni perché le funzioni di area vasta, come i trasporti, l’urbanistica e la promozione, vengano definite insieme, in base a un coordinamento assicurato dal presidente dell’area metropolitana che viene eletto. È un modello che vale già in molte altre città europee, che credo noi dovremmo cogliere al volo».
E Genova, visto il nuovo quadro amministrativo che andrà a delinearsi nei prossimi mesi, potrebbe fare da apripista per l’Italia come Nizza ha fatto per la Francia.
«Ci vuole una legge nazionale, però, di cui avremmo urgenza. Non si possono infatti eliminare le Province - provvedimento che condivido, soprattutto se serve a fare spazio alle Città Metropolitane - per questioni economiche, senza porsi il problema di come proseguire. Non intendo a livello di competenze, che sicuramente passeranno a qualche altro ente. Il problema è far fare al Paese un salto di qualità attraverso una riforma vera. Trasformare l’idea di Città Metropolitana in concretezza è un grande tema che dobbiamo affrontare: in Francia ci sono riusciti nel 2010, io spero che in Italia ci si possa arrivare quest’anno».
«La legge francese del 2010 mi convince moltissimo. Invidio molto il sindaco di Nizza, pur non essendo di centro sinistra, perché è riuscito a fare alleanze con tutti i sindaci delle città circostanti. Un modello bellissimo che abbiamo a portata di mano».
Qual è concretamente la strada tracciata da Estrosi?
«Quella francese è una legge che in buona sostanza non toglie ai Comuni la loro autonomia. Non c’è nessun sindaco che debba rinunciare a fare il sindaco. Di conseguenza, a differenza di quello che diciamo in Italia, i piccoli Comuni non vengono considerati uno spreco, perché la democrazia non è uno spreco».
Dunque, Città Metropolitana come unione di Comuni limitrofi.
«Si uniscono i Comuni perché le funzioni di area vasta, come i trasporti, l’urbanistica e la promozione, vengano definite insieme, in base a un coordinamento assicurato dal presidente dell’area metropolitana che viene eletto. È un modello che vale già in molte altre città europee, che credo noi dovremmo cogliere al volo».
E Genova, visto il nuovo quadro amministrativo che andrà a delinearsi nei prossimi mesi, potrebbe fare da apripista per l’Italia come Nizza ha fatto per la Francia.
«Ci vuole una legge nazionale, però, di cui avremmo urgenza. Non si possono infatti eliminare le Province - provvedimento che condivido, soprattutto se serve a fare spazio alle Città Metropolitane - per questioni economiche, senza porsi il problema di come proseguire. Non intendo a livello di competenze, che sicuramente passeranno a qualche altro ente. Il problema è far fare al Paese un salto di qualità attraverso una riforma vera. Trasformare l’idea di Città Metropolitana in concretezza è un grande tema che dobbiamo affrontare: in Francia ci sono riusciti nel 2010, io spero che in Italia ci si possa arrivare quest’anno».