Il punto di riferimento di questa tragedia, concepita per Eleonora Duse che, però, non ne fu interprete, è un personaggio assente, un cadavere nella stanza accanto.
Un figlio che è rimasto lontano dalla madre per sette anni ed è tornato a casa per morire, consunto dalla malattia. Un figlio morto, ma rifiutato come tale dalla madre, Donn’Anna, che, in uno stato allucinatorio, non vuole uscire dal suo sogno e tenta disperatamente di mantenerlo in vita, oltre i limiti della realtà.
Il dolore di Donn’Anna, s’intreccia con quello dell’amante, Lucia Maubel, per passione della quale il figlio era partito.
Lucia è incinta e per questo ha abbandonato anche i due figli avuti dal marito. La morte unisce le due donne: Lucia si dispera e Donn’Anna perde ogni illusione. A lei non restano che la solitudine e il dolore, perché sa che anche la vita che nascerà dall’affranta Lucia sarà solo la testimonianza che il figlio non era più “suo” da molto tempo.
Su questo amore senza condizioni di una madre che pretende di nutrirsi solo di ricordo, facendo anche a meno della presenza fisica, Luigi Pirandello costruisce un intenso testo teatrale, liberamente tratto dalla novella La camera in attesa (1916). Una tragedia, messa in scena per la prima volta nel 1923 dalla compagnia di Alda Borelli, nella quale tutto ruota intorno al personaggio della madre, con Lucia nel ruolo della deuteragonista e gli altri personaggi che esprimono il loro giudizio sul sentimento materno, richiamando il ruolo del Coro nella tragedia greca.
In scena, nei ruoli principali, da Patrizia Milani, Carlo Simoni,Gianna Coletti, Karoline Comarella, Paolo Grossi, Sandra Mangini, Giovanna Rossi, Irene Villa e Riccardo Zini.
Le scene sono di Gisbert Jaekel, i costumi di Roberto Banci, i suoni di Franco Maurina e le luci di Massimo Polo.
Per La vita che ti diedi –-in scena alla Corte da martedì 20 a domenica 25 gennaio 2015 - sono validi tutti gli abbonamenti (fisso, libero e giovani), oltre che le consuete agevolazioni per studenti e gruppi, in collaborazione con l’Ufficio Rapporti con il Pubblico.
Informazioni
tel. 010/5342300
www.teatrostabilegenova.it
info@teatrostabilegenova.it
www.genovateatro.it
Un figlio che è rimasto lontano dalla madre per sette anni ed è tornato a casa per morire, consunto dalla malattia. Un figlio morto, ma rifiutato come tale dalla madre, Donn’Anna, che, in uno stato allucinatorio, non vuole uscire dal suo sogno e tenta disperatamente di mantenerlo in vita, oltre i limiti della realtà.
Il dolore di Donn’Anna, s’intreccia con quello dell’amante, Lucia Maubel, per passione della quale il figlio era partito.
Lucia è incinta e per questo ha abbandonato anche i due figli avuti dal marito. La morte unisce le due donne: Lucia si dispera e Donn’Anna perde ogni illusione. A lei non restano che la solitudine e il dolore, perché sa che anche la vita che nascerà dall’affranta Lucia sarà solo la testimonianza che il figlio non era più “suo” da molto tempo.
Su questo amore senza condizioni di una madre che pretende di nutrirsi solo di ricordo, facendo anche a meno della presenza fisica, Luigi Pirandello costruisce un intenso testo teatrale, liberamente tratto dalla novella La camera in attesa (1916). Una tragedia, messa in scena per la prima volta nel 1923 dalla compagnia di Alda Borelli, nella quale tutto ruota intorno al personaggio della madre, con Lucia nel ruolo della deuteragonista e gli altri personaggi che esprimono il loro giudizio sul sentimento materno, richiamando il ruolo del Coro nella tragedia greca.
In scena, nei ruoli principali, da Patrizia Milani, Carlo Simoni,Gianna Coletti, Karoline Comarella, Paolo Grossi, Sandra Mangini, Giovanna Rossi, Irene Villa e Riccardo Zini.
Le scene sono di Gisbert Jaekel, i costumi di Roberto Banci, i suoni di Franco Maurina e le luci di Massimo Polo.
Per La vita che ti diedi –-in scena alla Corte da martedì 20 a domenica 25 gennaio 2015 - sono validi tutti gli abbonamenti (fisso, libero e giovani), oltre che le consuete agevolazioni per studenti e gruppi, in collaborazione con l’Ufficio Rapporti con il Pubblico.
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