Economia circolare. Un convegno su come trasformare i rifiuti in materia prima

Parte da Genova la sfida per una gestione "intelligente" dei rifiuti urbani.  Una riflessione su come trasformare un problema in opportunità. Ogni ligure produce 542 kg di rifiuti all'anno. Doria: il modello "prendi, usa e getta" ha fatto il suo tempo 

Oltre a limitare gli sprechi, secondo gli esperti, protagonisti del convegno che si snoda quest'oggi tra Palazzo Tursi e Camera di Commercio, occorre avviare una "gestione intelligente" dei rifiuti, riciclando di più, recuperando risorse e generando occupazione. Questi i temi del Forum "Economia circolare: recuperare risorse, creare lavoro", il cui titolo si deve alla Green Week 2014, promossa dall'Unione europea.

L'iniziativa è frutto della collaborazione tra Comune di Genova, Amiu, Camera di Commercio, Gruppo Giovani Riuniti, con il patrocinio della Regione. Intervengono Legambiente e una serie di associazioni, aziende, esperti, tecnici. I lavori si sviluppano, in sessione plenaria al mattino, e in cinque sessioni tematiche, al pomeriggio: riciclo dei materiali da costruzione, filiera del bosco e manutenzione del territorio, biogas da frazione organica dei rifiuti, uso del CSS combustibile solido secondario, raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici.

Il vecchio modello di sviluppo, basato su "usa, consuma e getta", ha creato pesanti impatti ambientali, aumento dei costi di produzione, riduzione dei margini per i produttori, volatilità dei prezzi delle materie prime. L'economia circolare, invece, che si oppone al vecchio schema, oltre a salvaguardare la natura, può rappresentare l'occasione per creare posti di lavoro e risparmiare risorse.

«Non è casuale che questo convegno, fortemente voluto da Amiu, sia stato organizzato insieme al Comune. Il Comune non é soltanto l'azionista di Amiu ma lavora insieme all'azienda e la considera strumento essenziale verso un nuovo modello di economia e di uso delle risorse. Tale obiettivo investe l'intero territorio in tutte le sue articolazioni economiche, culturali, istituzionali. -prosegue il sindaco- Questo convegno di studio è un importante tassello di una strategia industriale da parte di Amiu, fondamentale per le scelte politiche dell'Amministrazione comunale. La conoscenza con l'apporto di tante specializzazioni serve alla politica per compiere le scelte necessarie. C'è un rapporto stretto tra studio e politica. Siamo chiamati ad affrontare emergenze continue nel campo dei rifiuti e per farlo abbiamo bisogno di una prospettiva robusta, praticabile, non astratta. Il tema affrontato è di grande rilevanza, riguarda le trasformazioni economiche e il rapporto con lo sviluppo, richiede un cambiamento anche culturale. Si impone una riflessione sui costi che il modello "prendi-usa-getta" scarica, non solo sui soggetti direttamente coinvolti, ma sull'intera società»

Per disegnare un futuro migliore alla gestione dei rifiuti, ha detto l'assessore all'ambiente del Comune di Genova Valeria Garotta, abbiamo organizzato questo momento di riflessione per raccogliere contributi su come trasformare la produzione di rifiuti da problema a opportunità. Il piano industriale di Amiu per i prossimi anni, non si dovrà basare esclusivamente su raccolta e smaltimento, ma spingersi a proporre le offerte che possono crearsi dalla raccolta dei rifiuti, spostando il modello basato sulla ricerca delle soluzioni a quello dell'opportunità del recupero dei materiali, passare, cioè, ha concluso Garotta, dal sistema a economia lineare "prendi, usa e getta" a quello circolare "prendi, usa e trasforma", significa trasformare i rifiuti raccolti in una preziosa fonte di materie prime, sempre più scarse e costose, da reinserire nei cicli produttivi.

E l'attuale amministrazione vuole e può giocare un ruolo importante in questo cambio di passo, lavorando di concerto con Amiu, «perché quando Genova è chiamata a dare risposte, è capace di fare sistema» ha detto Marco Castagna, presidente di Amiu. Per diventare parte importante del cambiamento, occorre che l'azienda si trasformi in società industriale. Per Castagna quello di oggi è un punto di partenza, Amiu si propone come integratore di questo progetto, in quanto è la realtà più grande in Liguria: Amiu Start Lab è il forum permanente,  «spina dorsale per la Liguria di un sistema intelligente»  nel quale sono presenti i lavoratori e le lavoratrici dell'azienda, già pronti a questo cambio di mentalità. Le linee guida del piano industriale non sono quelle «di un presidente sognatore - ha detto Castagna -  ma è importante una visione industriale per uscire dal sogno ed entrare nella dimensione del progetto».

Nel contesto dell'economia circolare, ha detto l'assessore all'ambiente della Regione Liguria Renata Briano, il rifiuto va visto, come prevede il piano regionale in fase di approvazione, come una opportunità che può rappresentare e generare risorse sul nostro territorio. Ma sono ancora molte le criticità che contraddistinguono la Liguria, a partire dalla produzione dei rifiuti che tocca i 542 Kg per abitante, rispetto ad una media italiana di 504 Kg, e la raccolta differenziata ferma al 32% contro il 39,9% della media nazionale e del 52,6% del Nord Italia. Vanno migliorate le azioni e su scala regionale per la diminuzione della produzione di rifiuti, con progetti che coinvolgano pubblico e privato, con un ruolo nuovo e fondamentale nel ciclo dei rifiuti. Un obiettivo sarà portare la raccolta differenziata al 65%. Il ciclo e lo smaltimento dei rifiuti deve avvenire con impianti di prossimità, gestito in zone circoscritte, con occasioni di lavoro come la creazione ad esempio di cartiere e vetrerie, sulla base di una programmazione europea, per incentivare gli imprenditori interessati a questo tipo di investimenti. Si punta, ha concluso Briano, a raccogliere il massimo di materiale differenziato, a non sprecare energia e a non costruire discariche come nel passato, ma puntare, a conclusione del ciclo dei rifiuti, alla produzione di CSS (combustibile solido secondario).

La forza di un'idea sta nei numeri, così l'economia circolare esce dal campo delle buone pratiche che sarebbe bene adottare, per calarsi nella realtà quotidiana delle persone, nella possibilità di creare nuova occupazione.

E di dati reali, di progetti già realizzati e di altri che partiranno a breve hanno parlato i relatori che sono intervenuti al convegno.

Paola Migliorini, DG Ambiente per CasaLiguria a Bruxelles, ha spiegato come questo sia un tema centrale delle politiche europee, non solo per quanto riguarda le ricadute ambientali, ma anche quelle occupazionali. Non è solo raccolta differenziata, ma recupero di materie prime per nuove produzioni senza dover ricorrere a materie prime costose e, comunque, esauribili. Paola Migliorini ha specificato che per arrivare all'obiettivo europeo del 70% fissato per il 2030, occorre il contributo dei cittadini e delle imprese, «una strategia aziendale» come ha detto Doria nel suo intervento. Per fare questo occorrono non solo comunicazioni da parte dell'Europa, ma anche incentivi. Infatti, «questo tema è inserito nel programma Horizon 2020, sono previsti diversi bandi di concorso, accesso a fondi strutturali » ha continuato Migliorini, non è un processo imposto, ma le imprese partecipano perché riconoscono il valore di questi progetti.

La transizione verso l'economia circolare è una necessità, in quanto nel 2025 ci saranno un miliardo di persone in più sulla terra, il PIL pro capite di India e Cina porterà un cambiamento degli stili di vita mai visti prima: un miliardo e ottocento persone passeranno dall'indigenza alla middle class, con tutto quello che questo comporta in termini di consumi, di sfruttamento delle risorse.

Così Marco Albani, senior practice expert  McKinsey e Company, ha spiegato che per far fronte a questa ondata industriale mai accaduta prima, il ricorso a materie di recupero è fondamentale per non depauperare il pianeta. Ma è importante che cambi la mentalità dei consumatori, che stanno già passando dall'idea di pagare per possedere a quella di pagare per usare. Riguardo i dati occupazionali, Roberto Cavalli di ACR+, ha portato le esperienze già attuate da imprese piemontesi, che dimostrano come sia possibile creare posti di lavoro nel riutilizzo della carta, del vetro, della plastica, non solo nella raccolta differenziata: sono possibili 243 posti di lavoro ogni 100.000 tonnellate di rifiuti riciclati.

Fondamentale il ruolo del decisore pubblico, come ha sottolineato Andrea Di Stefano, responsabile affari istituzionali di Novamont, azienda nata per cambiare volto all'industria chimica. La loro è una storia di successo, hanno progettato e sviluppato le bio plastiche: dalla fine vita del materiale, al suo reinserimento nella filiera produttiva. Non recuperano solo materiali, ma anche siti chimici non più operativi, ad esempio a Caserta il centro Carlo Erba, e competenze umane, tecnologie e impianti per produrre biomateriali: questa è una visione e fare economia circolare.

Occorre una sinergia tra pubblico e privato perché la Liguria riesca ad aumentare la raccolta differenziata e a diminuire il conferimento in discarica, questa è la linea condivisa da Franco Montagnani di Legambiente e Sarah Zotti del Gruppo Giovani Riuniti. Per questo occorre  accelerare i tempi di applicazione del piano industriale di Amiu, superare la carenza di impianti di compostaggio, applicare il principio "chi inquina paga".
2 aprile 2014
Ultimo aggiornamento: 02/04/2014
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