E’ il sindaco Marco Doria a spiegare le premesse dell’incontro: “Ritengo significativo, importante e giusto che un’amministrazione comunale di una grande città italiana si occupi anche di questioni internazionali, in quanto rappresenta una comunità, in questo caso di seicentomila persone ma potrebbe valere anche per una comunità più piccola, che fa parte del mondo. Quello che avviene in un’area geograficamente compresa nello stato siriano, non così lontana, ha poi degli impatti qui, perché riguarda il funzionamento della nostra società in un mondo che non è a compartimenti stagni”.
All’incontro, oltre al primo cittadino, parteciperà Hadla Omer co-presidente del consiglio popolare del cantone di Cizîrê nella città di Rojava, intervenuta con Doria alla conferenza stampa di questa mattina, insieme a Yilmaz Okran membro del congresso nazionale Kurdistan e Ezel Alcum del circolo culturale curdo Med di Torino.
“L’iniziativa di lunedì 11 maggio - ha proseguito il sindaco nella presentazione alla stampa - ci farà riflettere sui temi della libertà e dignità dei popoli e su quelli della pace e della lotta contro il fanatismo e l’integralismo”.
“Rojava è un luogo di resistenza e rinascita” ha sottolineato Hadla Omer nel ringraziare il comune di Genova per “una solidarietà molto importante per noi che non abbiamo attaccato nessuno, ma riteniamo un nostro diritto, come popolo, difendere il nostro territorio e noi stessi. Siamo l’unico caso di resistenza da parte di un popolo e vorremmo che tutti sapessero che stiamo combattendo per l’umanità. Quello che abbiamo fatto è aver unito popoli che possono convivere nel rispetto delle diverse culture e identità”.
“La zona, che comprende tre cantoni del nord est della Siria, ai confini con Turchia e Irak, è sottoposta, in modo più mirato dal novembre scorso, a pesanti attacchi da parte dell’Isis: l’80% della città di Kobane è stato completamente distrutto– ha spiegato Paolo Palazzo presidente dell’associazione Senzapaura - le popolazioni del Rojava oggi chiedono l'apertura di un corridoio umanitario attraverso il confine turco e il riconoscimento della loro esistenza”. Per non perdere la propria autonomia, per non tornare indietro sui diritti – compresa la parità di genere - sanciti dalla ‘carta sociale’ approvata due anni fa e per mantenere, e possibilmente esportare, quel modello di democrazia che la signora Hadla Omer ha illustrato lunedì pomeriggio a palazzo Tursi.
All’incontro, oltre al primo cittadino, parteciperà Hadla Omer co-presidente del consiglio popolare del cantone di Cizîrê nella città di Rojava, intervenuta con Doria alla conferenza stampa di questa mattina, insieme a Yilmaz Okran membro del congresso nazionale Kurdistan e Ezel Alcum del circolo culturale curdo Med di Torino.
“L’iniziativa di lunedì 11 maggio - ha proseguito il sindaco nella presentazione alla stampa - ci farà riflettere sui temi della libertà e dignità dei popoli e su quelli della pace e della lotta contro il fanatismo e l’integralismo”.
“Rojava è un luogo di resistenza e rinascita” ha sottolineato Hadla Omer nel ringraziare il comune di Genova per “una solidarietà molto importante per noi che non abbiamo attaccato nessuno, ma riteniamo un nostro diritto, come popolo, difendere il nostro territorio e noi stessi. Siamo l’unico caso di resistenza da parte di un popolo e vorremmo che tutti sapessero che stiamo combattendo per l’umanità. Quello che abbiamo fatto è aver unito popoli che possono convivere nel rispetto delle diverse culture e identità”.
“La zona, che comprende tre cantoni del nord est della Siria, ai confini con Turchia e Irak, è sottoposta, in modo più mirato dal novembre scorso, a pesanti attacchi da parte dell’Isis: l’80% della città di Kobane è stato completamente distrutto– ha spiegato Paolo Palazzo presidente dell’associazione Senzapaura - le popolazioni del Rojava oggi chiedono l'apertura di un corridoio umanitario attraverso il confine turco e il riconoscimento della loro esistenza”. Per non perdere la propria autonomia, per non tornare indietro sui diritti – compresa la parità di genere - sanciti dalla ‘carta sociale’ approvata due anni fa e per mantenere, e possibilmente esportare, quel modello di democrazia che la signora Hadla Omer ha illustrato lunedì pomeriggio a palazzo Tursi.