Andrea Botto è nato a Rapallo (GE) nel 1973, dove vive e lavora. Fra le diverse attività, nel mondo dell'arte e della fotografia, Botto ricopre la carica di direttore artistico della rassegna Rapallo Fotografia Contemporanea, oltre a essere tra i membri fondatori del collettivo artistico Fotoromanzo Italiano.
Attento alle contaminazioni con i diversi linguaggi dell’arte contemporanea, usa la fotografia, con lo scopo di esprimerne la complessità del mondo e metterne a nudo le stratificazioni date dal tempo, così come le continue trasformazioni che segnano l’età presente, sono temi cardini del suo lavoro.
Dal 1999 espone la sua ricerca in mostre collettive e personali, in Italia e all’estero, ottenendo importanti riconoscimenti internazionali. Nel 2014, il suo libro d’artista “19.06_26.08.1945” ha vinto il Premio Ponchielli come “Miglior libro dell’anno” ed è stato finalista al Prix du Livres – Les Rencontres d’Arles e al Paris Photo – Aperture Foundation First PhotoBook Award.
La mostra, che prende spunto dall’opera "19.06_26.08.1945", è curata da Ilaria Bonacossa in collaborazione con Associazione Culturale MiramART, con un allestimento studiato appositamente per villa Croce, che ha come filo conduttore la ricostruzione della storia di Primo Benedetti, nonno materno dell’autore.
"La memoria è parte del lavoro dell’arte" - dice Ilaria Bonacossa, curatrice della mostra e direttrice del museo - "che da sempre è stato il modo di documentare le visioni del passato. Questo lavoro, oltre a presentare un bellissimo libro, pone il problema della memoria nel digitale, un viaggio collegato da una linea che può essere un percorso ma anche di tempo. La fotografia è parte dell’arte contemporanea, ma è in forte crisi e quindi questa mostra pone anche l’interrogativo sui mezzi espressivi e sul loro utilizzo; cosa sta creando l’accumulo di immagini digitali nelle nuvole informatiche (cloud)?"
La documentazione utilizzata per la realizzazione dell'opera si colloca alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando Benedetti torna a casa dopo due anni di prigionia, vissuti nei campi di lavoro in Germania come militare Italiano internato. Con sé ha un piccolo taccuino sul quale annota le città attraversate durante il lungo viaggio. Quasi settant’anni dopo, Andrea Botto ricostruisce quell’itinerario in un libro d’artista, pubblicato nel 2014 da Danilo Montanari Editore, attraverso una ricerca di immagini su internet e la riproduzione di vari documenti appartenuti a suo nonno.
Questo progetto articola una profonda riflessione sul tema della memoria e sull’uso delle immagini nella società contemporanea, mettendo a confronto la virtualità del nostro rapporto con i luoghi lontani e l’intima fisicità dei documenti, estratti dall'artista dal taccuino del nonno.
Nella sua rievocazione silente del dramma di un singolo, Botto porta ognuno a riflettere sul dolore e la brutalità della storia e sulle modalità di racconto che le immagini possono offrire.
Info:
www.museidigenova.it
tel. 010 580069
Orari: Fino al 31 ottobre: da martedì a domenica: 11-19 lunedì chiuso
Da novembre: martedì, mercoledì, giovedì e venerdì 8.30-18; sabato e domenica 9.30-18.30; lunedì chiuso
Attento alle contaminazioni con i diversi linguaggi dell’arte contemporanea, usa la fotografia, con lo scopo di esprimerne la complessità del mondo e metterne a nudo le stratificazioni date dal tempo, così come le continue trasformazioni che segnano l’età presente, sono temi cardini del suo lavoro.
Dal 1999 espone la sua ricerca in mostre collettive e personali, in Italia e all’estero, ottenendo importanti riconoscimenti internazionali. Nel 2014, il suo libro d’artista “19.06_26.08.1945” ha vinto il Premio Ponchielli come “Miglior libro dell’anno” ed è stato finalista al Prix du Livres – Les Rencontres d’Arles e al Paris Photo – Aperture Foundation First PhotoBook Award.
La mostra, che prende spunto dall’opera "19.06_26.08.1945", è curata da Ilaria Bonacossa in collaborazione con Associazione Culturale MiramART, con un allestimento studiato appositamente per villa Croce, che ha come filo conduttore la ricostruzione della storia di Primo Benedetti, nonno materno dell’autore.
"La memoria è parte del lavoro dell’arte" - dice Ilaria Bonacossa, curatrice della mostra e direttrice del museo - "che da sempre è stato il modo di documentare le visioni del passato. Questo lavoro, oltre a presentare un bellissimo libro, pone il problema della memoria nel digitale, un viaggio collegato da una linea che può essere un percorso ma anche di tempo. La fotografia è parte dell’arte contemporanea, ma è in forte crisi e quindi questa mostra pone anche l’interrogativo sui mezzi espressivi e sul loro utilizzo; cosa sta creando l’accumulo di immagini digitali nelle nuvole informatiche (cloud)?"
La documentazione utilizzata per la realizzazione dell'opera si colloca alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando Benedetti torna a casa dopo due anni di prigionia, vissuti nei campi di lavoro in Germania come militare Italiano internato. Con sé ha un piccolo taccuino sul quale annota le città attraversate durante il lungo viaggio. Quasi settant’anni dopo, Andrea Botto ricostruisce quell’itinerario in un libro d’artista, pubblicato nel 2014 da Danilo Montanari Editore, attraverso una ricerca di immagini su internet e la riproduzione di vari documenti appartenuti a suo nonno.
Questo progetto articola una profonda riflessione sul tema della memoria e sull’uso delle immagini nella società contemporanea, mettendo a confronto la virtualità del nostro rapporto con i luoghi lontani e l’intima fisicità dei documenti, estratti dall'artista dal taccuino del nonno.
Nella sua rievocazione silente del dramma di un singolo, Botto porta ognuno a riflettere sul dolore e la brutalità della storia e sulle modalità di racconto che le immagini possono offrire.
Info:
www.museidigenova.it
tel. 010 580069
Orari: Fino al 31 ottobre: da martedì a domenica: 11-19 lunedì chiuso
Da novembre: martedì, mercoledì, giovedì e venerdì 8.30-18; sabato e domenica 9.30-18.30; lunedì chiuso