Della loro vita, certamente avventurosa, si sa poco: di origine greca, ma forse nati in Egitto, i due fratelli Georges e Constantine Zangaki avevano l’atelier fotografico più importante al Cairo, mentre la filiale di Port Said era utile per le campagne fotografiche legate alla costruzione del Canale di Suez (1859-1869).
Alle immagini scattate durante la loro permanenza nei paesi del Vicino e Medio Oriente, tra il 1865 e il 1890, è dedicata l’esposizione, a cura di Elisabetta Papone e Adriano Silingardi, che sarà visitabile a Palazzo Rosso fino al 31 gennaio 2017.
Un viaggio nella fotografia storica, ma anche un affascinante viaggio in un'epoca, nei luoghi e nelle luci d'oriente che danno il titolo alla mostra, che i fratelli Zagaki seppero presentare attraverso scatti che sono racconti per immagini.
I ritratti, che rappresentavano la principale fonte di reddito per i fotografi dell’epoca, hanno poco spazio nella loro produzione; numerosissimi invece gli scatti dedicati a Egitto, Sudan, Palestina, Siria. Le loro campagne fotografiche si svolgono a ridosso della costruzione del Canale di Suez: la grande impresa, e soprattutto la Compagnia del Canale, avevano bisogno di una narrazione fluida, di facile divulgazione e dal carattere promozionale, e il mezzo fotografico si rivelava ideale, immediatamente riconoscibile e leggibile da tutti.
Immagini cariche di fascino ma sempre presentate con un’impostazione rassicurante: inquadrature solitamente frontali, a distanza, riprese spesso dall’alto, che riuscivano a trasmettere la sensazione di abbracciare, e quindi comprendere e dominare, tutto lo spazio.
Anche le immagini di figure femminili, misteriose nei veli che ne coprivano in parte il volto, ma anche indotte in accattivanti e seducenti pose “all’occidentale”, sono conformi al gusto dei probabili acquirenti: i fratelli Zangaki si inseriscono nel giovane, ma già florido mercato delle immagini, rivolto ad un pubblico “straniero”, cioè occidentale.
Infine, una particolarità che li distingue dalla quasi totalità dei loro colleghi dell’epoca: l’abitudine di ritrarsi in moltissime fotografie, come se sentissero la necessità di tramandare non solo il loro lavoro, ma anche i loro volti.
La mostra si inserisce nella programmazione di GenovaFotografia, iniziativa dei musei civici dedicata al linguaggio fotografico che si è avvalsa della collaborazione di Adriano Silingardi, fotografo e collezionista, che ha nuovamente messo a disposizione (come già avvenuto nel 2014, in occasione della mostra dedicata a Luigi Fiorillo, avventuroso fotografo di Alessandria d’Egitto) parte della sua preziosa raccolta storica dedicata al Medio Oriente.
La mostra è accompagnata da un’agile pubblicazione, disponibile presso il Museum shop dei Musei di Strada Nuova.
www.museidigenova.it
www.visitgenoa.it
Alle immagini scattate durante la loro permanenza nei paesi del Vicino e Medio Oriente, tra il 1865 e il 1890, è dedicata l’esposizione, a cura di Elisabetta Papone e Adriano Silingardi, che sarà visitabile a Palazzo Rosso fino al 31 gennaio 2017.
Un viaggio nella fotografia storica, ma anche un affascinante viaggio in un'epoca, nei luoghi e nelle luci d'oriente che danno il titolo alla mostra, che i fratelli Zagaki seppero presentare attraverso scatti che sono racconti per immagini.
I ritratti, che rappresentavano la principale fonte di reddito per i fotografi dell’epoca, hanno poco spazio nella loro produzione; numerosissimi invece gli scatti dedicati a Egitto, Sudan, Palestina, Siria. Le loro campagne fotografiche si svolgono a ridosso della costruzione del Canale di Suez: la grande impresa, e soprattutto la Compagnia del Canale, avevano bisogno di una narrazione fluida, di facile divulgazione e dal carattere promozionale, e il mezzo fotografico si rivelava ideale, immediatamente riconoscibile e leggibile da tutti.
Immagini cariche di fascino ma sempre presentate con un’impostazione rassicurante: inquadrature solitamente frontali, a distanza, riprese spesso dall’alto, che riuscivano a trasmettere la sensazione di abbracciare, e quindi comprendere e dominare, tutto lo spazio.
Anche le immagini di figure femminili, misteriose nei veli che ne coprivano in parte il volto, ma anche indotte in accattivanti e seducenti pose “all’occidentale”, sono conformi al gusto dei probabili acquirenti: i fratelli Zangaki si inseriscono nel giovane, ma già florido mercato delle immagini, rivolto ad un pubblico “straniero”, cioè occidentale.
Infine, una particolarità che li distingue dalla quasi totalità dei loro colleghi dell’epoca: l’abitudine di ritrarsi in moltissime fotografie, come se sentissero la necessità di tramandare non solo il loro lavoro, ma anche i loro volti.
La mostra si inserisce nella programmazione di GenovaFotografia, iniziativa dei musei civici dedicata al linguaggio fotografico che si è avvalsa della collaborazione di Adriano Silingardi, fotografo e collezionista, che ha nuovamente messo a disposizione (come già avvenuto nel 2014, in occasione della mostra dedicata a Luigi Fiorillo, avventuroso fotografo di Alessandria d’Egitto) parte della sua preziosa raccolta storica dedicata al Medio Oriente.
La mostra è accompagnata da un’agile pubblicazione, disponibile presso il Museum shop dei Musei di Strada Nuova.
www.museidigenova.it
www.visitgenoa.it