Parafrasando Albert Einstein, non si sa con che armi verrà combattuta la terza guerra mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre. Una catastrofe, questa sì globale, che, per il momento (e per fortuna) resta solo un'ipotesi.
Per il terzo anno consecutivo e per tre giorni, dal 4 al 6 marzo, Palazzo Ducale di Genova ospita un convegno di Limes, rivista italiana di geopolitica. Quest’anno il titolo del festival è: “La terza guerra mondiale?”.
Dopo la caduta della Cortina di ferro si sono succedute decine i conflitti e tensioni internazionali, dai Balcani alla Siria, dall'Iraq all'Afghanistan, che hanno fatto ipotizzare e presagire a molti l'imminente scoppio della Terza guerra mondiale. Situazioni difficili, alcune ancora non risolte, ma nulla di ché rispetto all'instabilità odierna, in cui i tradizionali riferimenti politici e militari, si sono completamente capovolti, rinnovando tra gli uomini odi che la storia non è riuscita a sopire.
In pochi mesi, la crisi scoppiata prima in Iraq e poi in Siria, ha toccato le sponde del Mediterraneo, sotto forma di migranti provenienti in massa dall’Africa subsahariana e dal Vicino Oriente.
Una guerra su tutti i fronti, politico, economico, sociale e ambientale, ma soprattutto umanitari a pezzi, come l’ha definita per primo Papa Francesco, combattuta anche con un’arma nucleare del tutto inedita: la migrazione di massa di intere popolazioni inermi.
Profughi che stentano a trovare un’assistenza dignitosa, ai margini di frontiere che, al loro arrivo, si trasformano in fortilizi con cavalli di frisia e fossati medioevali.
Su questo tema, dopo il confronto tra Lucio Caracciolo direttore di Limes con Romano Prodi, è intervenuto brevemente il sindaco. "Noi cercheremo di fare in modo - ha detto Marco Doria - che questa non sia una guerra ma una battaglia di civiltà e di valori di pace".
Per il terzo anno consecutivo e per tre giorni, dal 4 al 6 marzo, Palazzo Ducale di Genova ospita un convegno di Limes, rivista italiana di geopolitica. Quest’anno il titolo del festival è: “La terza guerra mondiale?”.
Dopo la caduta della Cortina di ferro si sono succedute decine i conflitti e tensioni internazionali, dai Balcani alla Siria, dall'Iraq all'Afghanistan, che hanno fatto ipotizzare e presagire a molti l'imminente scoppio della Terza guerra mondiale. Situazioni difficili, alcune ancora non risolte, ma nulla di ché rispetto all'instabilità odierna, in cui i tradizionali riferimenti politici e militari, si sono completamente capovolti, rinnovando tra gli uomini odi che la storia non è riuscita a sopire.
In pochi mesi, la crisi scoppiata prima in Iraq e poi in Siria, ha toccato le sponde del Mediterraneo, sotto forma di migranti provenienti in massa dall’Africa subsahariana e dal Vicino Oriente.
Una guerra su tutti i fronti, politico, economico, sociale e ambientale, ma soprattutto umanitari a pezzi, come l’ha definita per primo Papa Francesco, combattuta anche con un’arma nucleare del tutto inedita: la migrazione di massa di intere popolazioni inermi.
Profughi che stentano a trovare un’assistenza dignitosa, ai margini di frontiere che, al loro arrivo, si trasformano in fortilizi con cavalli di frisia e fossati medioevali.
Su questo tema, dopo il confronto tra Lucio Caracciolo direttore di Limes con Romano Prodi, è intervenuto brevemente il sindaco. "Noi cercheremo di fare in modo - ha detto Marco Doria - che questa non sia una guerra ma una battaglia di civiltà e di valori di pace".