L’inferno si è scatenato in «quei maledetti 15 minuti». E adesso «la città piange i suoi morti». Con queste parole il sindaco Marta Vincenzi ha aperto la conferenza stampa alla sede del COA con cui si è stato presentato il bilancio di quella che, nelle ore, è andata assumendo le dimensioni di una catastrofe inedita per il nostro territorio. Il rio Fereggiano, esondando all’improvviso, ha strappato sei vite (c’è ancora un disperso, ma l’elenco, purtroppo, potrebbe allungarsi) nel corso dell’alluvione che quest’oggi si è abbattuta sulla città. «Si è trattato di una tragedia imprevedibile – ha proseguito il primo cittadino - nonostante fossero state attivate tutte le misure precauzionali legate al protocollo di allerta 2, non c’è stato nulla da fare. Risulta evidente che in futuro dovremo riformulare i meccanismi di allarme in funzione delle mutate condizioni climatiche della nostra Regione. Ci siamo trovati di fronte a qualcosa che, tecnicamente, potrebbe essere considerato un evento monsonico».
Lo stato di allerta prevede che i volontari della Protezione Civile («che ringraziamo di cuore per il lavoro svolto», ha detto Vincenzi) monitorino costantemente il livello dei corsi d’acqua: «Già a partire da ieri sera – ha spiegato Sandro Gambelli, direttore della Protezione Civile del Comune di Genova – abbiamo impiegato 60 volontari nel monitoraggio di 22 punti critici (di cui 14 rivi). Le misurazioni sono avvenute alle 4 del mattino, alle 8 e a mezzogiorno».
Alle ore 12, il volontario incaricato di controllare il livello del Fereggiano ha rilevato che l’acqua scorreva toccando la parte bassa tinta di giallo dell’asticella che viene utilizzata per valutare i rischi di esondazione. Si tratta di una sbarra suddivisa in fasce di colori differenti della lunghezza di 1 metro ciascuna: partendo dal basso, i colori sono bianco, giallo, verde e rosso. A mezzogiorno, quindi, l’acqua del torrente era poco più alta di un metro. Tra le 12 e le 12.17 (in «quei maledetti 15 minuti») un muro d’acqua si è abbattuto sull’area. La stazione meteorologica di Quezzi ha registrato il picco di 17 millimetri d’acqua in 5 minuti, e 100 mm in un’ora. La stessa quantità che è stata sufficiente, lo scorso 20 ottobre, per allagare le vie di Roma: ma si trattava di 100 millimetri su base giornaliera. In totale oggi, in mattinata, sono piovuti 356 mm d’acqua, una cifra spaventosa. I volontari che sono arrivati sul posto alle 12.15 non hanno potuto fare nulla, anzi hanno rischiato di essere travolti dalla piena.
«Il Fereggiano è uno dei corsi d’acqua su cui Stato, Provincia, Comune e Protezione Civile sono intervenuti maggiormente con numerosi lavori di messa in sicurezza – ha detto il sindaco - soprattutto per quanto riguarda il lotto 1, all’altezza di Largo Merlo. Solo la presenza di uno scolmatore (dal costo di 300 milioni di euro) avrebbe potuto evitare la tragedia. Alla luce di quanto è successo, temo che i piani di bacino della Provincia siano da considerarsi superati.
«La scelta di tenere le scuole aperte, quest’oggi – a parlare è Paolo Veardo, assessore alle Politiche formative – si è rivelata importante nel garantire la sicurezza dei bambini. Negli istituti situati nei punti critici, gli alunni sono rimasti all’interno, salendo ai piani alti, al caldo e in sicurezza. Dopo l’evacuazione di alcuni edifici nella zona del Fereggiano, a causa di una fuga di gas, la scuola elementare “Papa Giovanni XXIII” di piazza Galileo Ferraris ha accolto 105 sfollati». Circa una ventina di istituti nei municipi della Val Bisagno, Levante, e Medio Levante hanno subito allagamenti.
Oltre al Fereggiano, si è riversato fuori dagli argini anche lo Sturla, senza causare però gravi danni. Persiste il rischio di esondazioni del Bisagno e dei torrenti nel ponente (Chiaravagna, Molinassi, San Pietro e Leira). L’appello delle istituzioni non cambia rispetto a quanto detto nelle ultime ore: non uscire di casa, non prendere la macchina e, qualora possibile, spostarsi ai piani alti. Domani scuole, musei e biblioteche rimarranno chiusi (gli istituti scolastici anche lunedì, probabilmente, visto che il centro cottura che serve i refettori è allagato). «Questo è il momento in cui si deve cercare di tutelare la propria vita» ha dichiarato l’assessore alla Città Sicura Francesco Scidone.
Lo stato di allerta prevede che i volontari della Protezione Civile («che ringraziamo di cuore per il lavoro svolto», ha detto Vincenzi) monitorino costantemente il livello dei corsi d’acqua: «Già a partire da ieri sera – ha spiegato Sandro Gambelli, direttore della Protezione Civile del Comune di Genova – abbiamo impiegato 60 volontari nel monitoraggio di 22 punti critici (di cui 14 rivi). Le misurazioni sono avvenute alle 4 del mattino, alle 8 e a mezzogiorno».
Alle ore 12, il volontario incaricato di controllare il livello del Fereggiano ha rilevato che l’acqua scorreva toccando la parte bassa tinta di giallo dell’asticella che viene utilizzata per valutare i rischi di esondazione. Si tratta di una sbarra suddivisa in fasce di colori differenti della lunghezza di 1 metro ciascuna: partendo dal basso, i colori sono bianco, giallo, verde e rosso. A mezzogiorno, quindi, l’acqua del torrente era poco più alta di un metro. Tra le 12 e le 12.17 (in «quei maledetti 15 minuti») un muro d’acqua si è abbattuto sull’area. La stazione meteorologica di Quezzi ha registrato il picco di 17 millimetri d’acqua in 5 minuti, e 100 mm in un’ora. La stessa quantità che è stata sufficiente, lo scorso 20 ottobre, per allagare le vie di Roma: ma si trattava di 100 millimetri su base giornaliera. In totale oggi, in mattinata, sono piovuti 356 mm d’acqua, una cifra spaventosa. I volontari che sono arrivati sul posto alle 12.15 non hanno potuto fare nulla, anzi hanno rischiato di essere travolti dalla piena.
«Il Fereggiano è uno dei corsi d’acqua su cui Stato, Provincia, Comune e Protezione Civile sono intervenuti maggiormente con numerosi lavori di messa in sicurezza – ha detto il sindaco - soprattutto per quanto riguarda il lotto 1, all’altezza di Largo Merlo. Solo la presenza di uno scolmatore (dal costo di 300 milioni di euro) avrebbe potuto evitare la tragedia. Alla luce di quanto è successo, temo che i piani di bacino della Provincia siano da considerarsi superati.
«La scelta di tenere le scuole aperte, quest’oggi – a parlare è Paolo Veardo, assessore alle Politiche formative – si è rivelata importante nel garantire la sicurezza dei bambini. Negli istituti situati nei punti critici, gli alunni sono rimasti all’interno, salendo ai piani alti, al caldo e in sicurezza. Dopo l’evacuazione di alcuni edifici nella zona del Fereggiano, a causa di una fuga di gas, la scuola elementare “Papa Giovanni XXIII” di piazza Galileo Ferraris ha accolto 105 sfollati». Circa una ventina di istituti nei municipi della Val Bisagno, Levante, e Medio Levante hanno subito allagamenti.
Oltre al Fereggiano, si è riversato fuori dagli argini anche lo Sturla, senza causare però gravi danni. Persiste il rischio di esondazioni del Bisagno e dei torrenti nel ponente (Chiaravagna, Molinassi, San Pietro e Leira). L’appello delle istituzioni non cambia rispetto a quanto detto nelle ultime ore: non uscire di casa, non prendere la macchina e, qualora possibile, spostarsi ai piani alti. Domani scuole, musei e biblioteche rimarranno chiusi (gli istituti scolastici anche lunedì, probabilmente, visto che il centro cottura che serve i refettori è allagato). «Questo è il momento in cui si deve cercare di tutelare la propria vita» ha dichiarato l’assessore alla Città Sicura Francesco Scidone.