Di seguito viene riportato il testo del documento approvato dalla giunta:
“La protesta dei lavoratori del cantiere è fondata. Il disagio che manifestano deve essere colto; in caso contrario c’è il rischio di una separazione tra le istituzioni e i lavoratori. La prima scelta da fare è stare con i lavoratori e non farli sentire isolati. Far capire che le loro ragioni sono le ragioni dell’ intera città.
La protesta dei lavoratori nasce dall’ incrocio fra due problematiche.
La prima è quella legata ai carichi di lavoro. La lotta unitaria dell’estate scorsa ha prodotto il rinvio del piano industriale di Fincantieri, ma il ritiro del piano non doveva essere la soluzione, bensì la premessa per una politica nazionale del settore, per cui il governo doveva dire che cosa fare per un nuovo piano industriale. È grave: non è successo.
L’ Azienda inoltre sta tendendo a sviluppare una serie di accordi locali che contengono sia l’ attribuzione di carichi di lavoro, sia la contrazione degli organici. Questo al di fuori della trattativa nazionale.
La seconda è che Fincantieri a Genova ha ottenuto un importante risultato: il finanziamento della piattaforma a mare, premessa per un nuovo assetto produttivo. Oggi questa scelta non è ancora concretamente realizzata, mentre, drammaticamente, si riducono i carichi di lavoro e si priva il cantiere di commesse. Si rischia, perciò, la messa in cassa integrazione di gran parte dei lavoratori e la cessazione delle attività’ produttive.
Questo non è accettabile dai lavoratori, dalle organizzazioni sindacali, ma soprattutto dall’intera città. Occorre ottenere da Fincantieri un carico di lavoro che permetta la sopravvivenza produttiva del cantiere di Sestri Ponente al di fuori di ogni scelta che sarebbe punitiva per Sestri Ponente e l’intera città.
L’incontro fissato al Ministero dell’Industria per martedì prossimo deve segnare un punto di chiarimento sia sui finanziamenti per il ribaltamento a mare, sia per le prospettive produttive della Fincantieri di Sestri Ponente.”
“La protesta dei lavoratori del cantiere è fondata. Il disagio che manifestano deve essere colto; in caso contrario c’è il rischio di una separazione tra le istituzioni e i lavoratori. La prima scelta da fare è stare con i lavoratori e non farli sentire isolati. Far capire che le loro ragioni sono le ragioni dell’ intera città.
La protesta dei lavoratori nasce dall’ incrocio fra due problematiche.
La prima è quella legata ai carichi di lavoro. La lotta unitaria dell’estate scorsa ha prodotto il rinvio del piano industriale di Fincantieri, ma il ritiro del piano non doveva essere la soluzione, bensì la premessa per una politica nazionale del settore, per cui il governo doveva dire che cosa fare per un nuovo piano industriale. È grave: non è successo.
L’ Azienda inoltre sta tendendo a sviluppare una serie di accordi locali che contengono sia l’ attribuzione di carichi di lavoro, sia la contrazione degli organici. Questo al di fuori della trattativa nazionale.
La seconda è che Fincantieri a Genova ha ottenuto un importante risultato: il finanziamento della piattaforma a mare, premessa per un nuovo assetto produttivo. Oggi questa scelta non è ancora concretamente realizzata, mentre, drammaticamente, si riducono i carichi di lavoro e si priva il cantiere di commesse. Si rischia, perciò, la messa in cassa integrazione di gran parte dei lavoratori e la cessazione delle attività’ produttive.
Questo non è accettabile dai lavoratori, dalle organizzazioni sindacali, ma soprattutto dall’intera città. Occorre ottenere da Fincantieri un carico di lavoro che permetta la sopravvivenza produttiva del cantiere di Sestri Ponente al di fuori di ogni scelta che sarebbe punitiva per Sestri Ponente e l’intera città.
L’incontro fissato al Ministero dell’Industria per martedì prossimo deve segnare un punto di chiarimento sia sui finanziamenti per il ribaltamento a mare, sia per le prospettive produttive della Fincantieri di Sestri Ponente.”