Nel 2000 il Comune, nel suo Piano Urbanistico, aveva escluso che al posto delle ex fonderie potesse sorgere un centro commerciale. Proprietaria del terreno, un “distretto di trasformazione”, cioè un’area di dimensioni importanti destinata a cambiamenti d’uso, era la società dei supermercati Pam che, intendendo sfruttare la proprietà per i propri scopi, aveva presentato ricorso al Tar.
Della questione fu interessato il Consiglio di Stato, che nel 2003 diede torto al Comune.
Per anni si è cercata la mediazione; adesso un protocollo d’intesa tra l’amministrazione comunale e le società Panorama Genova, Tecnocittà, Talea e Coop Liguria, proprietarie delle aree, sblocca la situazione.
Il protocollo d’intesa firmato ieri prevede che il 30 per cento della superficie coperta sia destinato a un centro commerciale Coop, subentrata a Pam nel diritto di creare un centro commerciale. Gli altri 15 mila m2 di superficie coperta a disposizione potranno essere occupati da abitazioni (10 mila), attività alberghiere (3500), connettivo urbano, cioè uffici di servizi come per esempio le banche (1400).
La parte commerciale comprenderà 2 mila m2 per lo spostamento del supermercato Coop di via Merano (alimentare) e solo 5 mila destinati al commercio non alimentare. Questi ultimi costituiscono il reale aumento degli spazi di vendita a Multedo, di certo molto meno rispetto a quanto si sarebbe potuto prevedere nel 2000, o anche rispetto alla stessa variante al Puc che nel 2007 aveva superato i controllo di legittimità da parte della Provincia e che non fu accettata dalla proprietà immobiliare, in cui si stabiliva che fossero dodicimilacinquecento.
Una mediazione difficile, per la molteplicità di interessi in conflitto.
Il Comune si poneva il problema di non creare un complesso commerciale troppo pesante, con la preponderanza di un solo settore, quello alimentare, tale da schiacciare le attività economiche vicine. Nella necessità di accogliere la sentenza, ha cercato un modo per integrare le nuove attività nel tessuto economico dei dintorni.
Al tavolo di concertazione che ha partorito l’accordo hanno infatti partecipato i Municipi Ponente e Medio Ponente, rappresentanti di associazioni di categoria e dei Centri Integrati di Via di Sestri e di Pegli, per ricercare una soluzione che tenesse conto degli interessi privati ma anche della necessità di applicare un modello che avesse un senso per la città.
Sono poi in gioco interessi di tipo ambientalistico: le vecchie fonderie sono parte del patrimonio archeologico industriale, una ricchezza che in tutto il mondo si tende a valorizzare, conservandola e studiando modalità nuove di utilizzo, e che a Genova ha già subito gravi danni.
C’era poi, in una posizione di forza derivante da sentenze di tribunale, l’interesse privato di chi aveva comprato l’area. Un acquisto certamente oneroso che per tutti questi anni è stato improduttivo.
Fondamentale, per trovare una soluzione, è stato certamente il nuovo Piano Urbanistico, approvato nel dicembre scorso, che amplia l’orizzonte inserendo il distretto di trasformazione interessato dal progetto, cioè la zona a mare di Via Merano e di Via Multedo, nel più vasto contesto che comprende anche l’area Fincantieri, interessata da una grande operazione come il ribaltamento a mare e la destinazione a uso residenziale e a verde del territorio a monte della ferrovia.
Il nuovo Puc implica necessariamente che ci sia una continuità di modello del tessuto urbano verso ponente.
Anche di questo dovrà tenere conto il progetto per l’edificazione dell’area, come dell’esigenza di uno sviluppo economico e commerciale compatibile con l’ambiente urbano e con le esigenze del territorio.
Della questione fu interessato il Consiglio di Stato, che nel 2003 diede torto al Comune.
Per anni si è cercata la mediazione; adesso un protocollo d’intesa tra l’amministrazione comunale e le società Panorama Genova, Tecnocittà, Talea e Coop Liguria, proprietarie delle aree, sblocca la situazione.
Il protocollo d’intesa firmato ieri prevede che il 30 per cento della superficie coperta sia destinato a un centro commerciale Coop, subentrata a Pam nel diritto di creare un centro commerciale. Gli altri 15 mila m2 di superficie coperta a disposizione potranno essere occupati da abitazioni (10 mila), attività alberghiere (3500), connettivo urbano, cioè uffici di servizi come per esempio le banche (1400).
La parte commerciale comprenderà 2 mila m2 per lo spostamento del supermercato Coop di via Merano (alimentare) e solo 5 mila destinati al commercio non alimentare. Questi ultimi costituiscono il reale aumento degli spazi di vendita a Multedo, di certo molto meno rispetto a quanto si sarebbe potuto prevedere nel 2000, o anche rispetto alla stessa variante al Puc che nel 2007 aveva superato i controllo di legittimità da parte della Provincia e che non fu accettata dalla proprietà immobiliare, in cui si stabiliva che fossero dodicimilacinquecento.
Una mediazione difficile, per la molteplicità di interessi in conflitto.
Il Comune si poneva il problema di non creare un complesso commerciale troppo pesante, con la preponderanza di un solo settore, quello alimentare, tale da schiacciare le attività economiche vicine. Nella necessità di accogliere la sentenza, ha cercato un modo per integrare le nuove attività nel tessuto economico dei dintorni.
Al tavolo di concertazione che ha partorito l’accordo hanno infatti partecipato i Municipi Ponente e Medio Ponente, rappresentanti di associazioni di categoria e dei Centri Integrati di Via di Sestri e di Pegli, per ricercare una soluzione che tenesse conto degli interessi privati ma anche della necessità di applicare un modello che avesse un senso per la città.
Sono poi in gioco interessi di tipo ambientalistico: le vecchie fonderie sono parte del patrimonio archeologico industriale, una ricchezza che in tutto il mondo si tende a valorizzare, conservandola e studiando modalità nuove di utilizzo, e che a Genova ha già subito gravi danni.
C’era poi, in una posizione di forza derivante da sentenze di tribunale, l’interesse privato di chi aveva comprato l’area. Un acquisto certamente oneroso che per tutti questi anni è stato improduttivo.
Fondamentale, per trovare una soluzione, è stato certamente il nuovo Piano Urbanistico, approvato nel dicembre scorso, che amplia l’orizzonte inserendo il distretto di trasformazione interessato dal progetto, cioè la zona a mare di Via Merano e di Via Multedo, nel più vasto contesto che comprende anche l’area Fincantieri, interessata da una grande operazione come il ribaltamento a mare e la destinazione a uso residenziale e a verde del territorio a monte della ferrovia.
Il nuovo Puc implica necessariamente che ci sia una continuità di modello del tessuto urbano verso ponente.
Anche di questo dovrà tenere conto il progetto per l’edificazione dell’area, come dell’esigenza di uno sviluppo economico e commerciale compatibile con l’ambiente urbano e con le esigenze del territorio.