Non c’è dubbio che il nuovo Piano Urbanistico Comunale, il cui progetto preliminare (che ha tutte le carte in regola per divenire definitivo) è stato approvato in Giunta il 14 luglio scorso, per il successivo inoltro per l’adozione, e presentato martedì in Consiglio, contenga elementi di forte novità. A partire dal grande lavoro di programmazione che costituisce il filo conduttore dello sviluppo della città da qui al 2020. I quattro corposi documenti che compongono il PUC (descrizione fondativa, documento degli obiettivi, struttura del piano, norme di conformità e congruenza per un totale di oltre 1000 pagine e più di 100 tavole) sono la testimonianza tangibile dello sforzo compiuto dagli addetti ai lavori, iniziato con il tavolo delle idee avviato con Renzo Piano nell’autunno del 2007.
Durante la presentazione della nuova sede di Urban Center alla Loggia della Mercanzia di Piazza Banchi, le parole di Marta Vincenzi erano state chiare: «È fondamentale che il lavoro di pianificazione fin qui svolto esca dalla mente dei tecnici e degli addetti e diventi patrimonio condiviso». Come cambierà la vita in città una volta che il PUC sarà diventato operativo?
Abbiamo chiesto all’ingegner Paolo Tizzoni, dirigente Sviluppo urbanistico e grandi progetti del Comune di Genova, di far luce sulle applicazioni pratiche del nuovo Piano, che, ripetiamo, rappresenta un momento di frattura con il passato (ad esempio, nessuno dei tre precedenti piani regolatori della città prevedeva una descrizione fondativa), e necessita quindi di essere analizzato nella maniera più chiara possibile.
«Con il nuovo PUC, abbiamo integrato i diritti e i doveri dei privati con il beneficio collettivo», esordisce Tizzoni: questo è il concetto chiave del Piano. Il benessere dei singoli non deve prescindere dall’interesse pubblico.
«Una volta che il Piano verrà approvato, in base alla normativa vigente (ovvero alla legge regionale 36/1997 e alle successive integrazioni), dovrà essere redatto il cosiddetto programma attuativo. Anch’esso dovrà passare al vaglio del Consiglio comunale: potrà essere di durata triennale o quinquennale, andrà ad individuare gli interventi del Piano urbanistico da attuare prioritariamente nel determinato lasso di tempo e i relativi benefici collettivi, e avrà carattere vincolante». Una programmazione nella pianificazione, quindi che aiuterà non poco nel rispetto dei tempi di attuazione dei progetti e interventi urbanistici.
Da qui al 2020, la mobilità da e per Genova subirà pesanti modifiche: «Oltre ai progetti inerenti alla Gronda ed al Terzo valico, il PUC prevede la realizzazione di 13 nuove fermate della nuova metropolitana ferroviaria che potrà essere attivata a conclusione dei lavori del Nodo ferroviario (che dovrebbe essere terminato intorno al 2016), fermate che potranno integrarsi quelle della metropolitana comunale in modo da servire la città da Voltri a Terralba e all’interno della Valpolcevera: è il caso, tra le altre, della stazione di Teglia, già in fase di progettazione, Palmaro e Terralba».
Genova, per chi arriva in macchina, rappresenta una meta difficile: non a caso esiste oggi un solo parcheggio di interscambio, ma «il PUC prevede la realizzazione di 8 nuove infrastrutture di questo tipo». Si tratta di luoghi nei quali è possibile lasciare la macchina per usufruire dei mezzi pubblici: il classico esempio è quello di Famagosta, a Milano, dove, una volta parcheggiata l’automobile, si raggiunge il centro città con autobus o metropolitana.
«Le aree sono già state individuate, tra di esse ci sono Voltri, Prato, Pontedecimo e l’uscita di Genova Est. Oltre ai nodi di interscambio, per venire incontro alle esigenze dei cittadini che vivono nei quartieri collinari, saranno costruiti nuovi parcheggi urbano-intermodali, dove, una volta posteggiata la macchina, ci si potrà spostare verso il centro: fra i tanti previsti un esempio è quello di Multedo».
Altro punto chiave del PUC la riqualificazione delle aree ferroviarie: «Oltre 300 mila metri quadrati sparsi per la città, veri e propri non-luoghi urbanistici. Potranno essere trasformate in aree produttive, come si sta pensando di fare per la zona di Trasta, oppure in zone da dedicare all’edilizia residenziale: questo è il caso del deposito locomotori di Fegino. Le aree dismesse di Pontedecimo saranno adibite, tra le altre funzioni, a parcheggio di interscambio e il deposito locomotori di Terralba (che copre circa 40.000 metri quadrati), in accordo con le Ferrovie dello Stato, verrà destinato a funzioni di carattere prettamente urbano prevedendo fra l’altro la possibilità di prolungare la metropolitana da Brignole sino a Piazza Martinez servendo così un importante bacino di utenza».
Grandi cambiamenti sono previsti nella zona di ponente: ad esempio, la fascia di rispetto di Prà (un lembo di terrapieno che funge da cuscinetto tra il porto e la cittadina) rappresenta un distretto che conoscerà la completa di riqualificazione avviata anche grazie al finanziamento ricevuto con i POR (Programmi Operativi Regionali), derivante dalla presentazione del miglior progetto su base regionale: in questo Distretto il PUC prevede, in base anche al confronto in atto con il Municipio del Ponente, la possibilità di inserire servizi pubblici e privati, strutture per il miglioramento della mobilità e viabilità locale, parcheggi pubblici e una grande struttura di vendita non alimentare (di tipo sportivo, si ipotizza)».
Nell’ambito del territorio urbano che potrà essere interessato da trasformazioni (e cioè quello compreso tra le linee verdi e blu tracciate da Renzo Piano, secondo la filosofia del contenimento e del “costruire sul costruito”), sono state individuate quattro tipologie di distretti: quelli che presentano una concertazione tra soggetti pubblici diversi, quelli le cui scelte strategiche hanno una ricaduta a livello cittadino, quelli che hanno una valenza più “municipale” e quelli (come Trasta e Pontedecimo) in fase di attuazione: «Soprattutto per quanto riguarda i distretti di concertazione (ad esempio le aree prospicienti alle zone portuali, agli ospedali e alle aziende da delocalizzare come Carmagnani e Superba o alle grandi realtà come Fincantieri), abbiamo deciso di lasciare spazio ai concorsi di idee. Sono state poi inserite premialità, nell’ambito dei distretti, per chi sviluppi sistemi eco-sostenibili e proponga progetti ad alta classe energetica (A o A+), che consistono in variazioni di indice e maggiori capacità edificatorie, all’interno della forbice prevista dal PUC».
Infine, rispetto ai precedenti piani regolatori, particolare attenzione è stata prestata alla determinazione degli standard urbanistici (che rappresentano i rapporti tra gli spazi destinati agli insediamenti residenziali o produttivi e gli spazi pubblici che devono essere ceduti per le attività collettive, ad esempio verde pubblico e parcheggi): «Si è previsto di procedere in modo da determinare una graduazione diversificata degli standard da cedere a seconda delle funzioni previste – conclude Tizzoni - I requisiti richiesti ad una zona produttiva o contenente strutture ricettive sono tarati sul minimo, mentre per funzioni residenziali o commerciali, ad esempio, sono previsti standard più elevati».
Durante la presentazione della nuova sede di Urban Center alla Loggia della Mercanzia di Piazza Banchi, le parole di Marta Vincenzi erano state chiare: «È fondamentale che il lavoro di pianificazione fin qui svolto esca dalla mente dei tecnici e degli addetti e diventi patrimonio condiviso». Come cambierà la vita in città una volta che il PUC sarà diventato operativo?
Abbiamo chiesto all’ingegner Paolo Tizzoni, dirigente Sviluppo urbanistico e grandi progetti del Comune di Genova, di far luce sulle applicazioni pratiche del nuovo Piano, che, ripetiamo, rappresenta un momento di frattura con il passato (ad esempio, nessuno dei tre precedenti piani regolatori della città prevedeva una descrizione fondativa), e necessita quindi di essere analizzato nella maniera più chiara possibile.
«Con il nuovo PUC, abbiamo integrato i diritti e i doveri dei privati con il beneficio collettivo», esordisce Tizzoni: questo è il concetto chiave del Piano. Il benessere dei singoli non deve prescindere dall’interesse pubblico.
«Una volta che il Piano verrà approvato, in base alla normativa vigente (ovvero alla legge regionale 36/1997 e alle successive integrazioni), dovrà essere redatto il cosiddetto programma attuativo. Anch’esso dovrà passare al vaglio del Consiglio comunale: potrà essere di durata triennale o quinquennale, andrà ad individuare gli interventi del Piano urbanistico da attuare prioritariamente nel determinato lasso di tempo e i relativi benefici collettivi, e avrà carattere vincolante». Una programmazione nella pianificazione, quindi che aiuterà non poco nel rispetto dei tempi di attuazione dei progetti e interventi urbanistici.
Da qui al 2020, la mobilità da e per Genova subirà pesanti modifiche: «Oltre ai progetti inerenti alla Gronda ed al Terzo valico, il PUC prevede la realizzazione di 13 nuove fermate della nuova metropolitana ferroviaria che potrà essere attivata a conclusione dei lavori del Nodo ferroviario (che dovrebbe essere terminato intorno al 2016), fermate che potranno integrarsi quelle della metropolitana comunale in modo da servire la città da Voltri a Terralba e all’interno della Valpolcevera: è il caso, tra le altre, della stazione di Teglia, già in fase di progettazione, Palmaro e Terralba».
Genova, per chi arriva in macchina, rappresenta una meta difficile: non a caso esiste oggi un solo parcheggio di interscambio, ma «il PUC prevede la realizzazione di 8 nuove infrastrutture di questo tipo». Si tratta di luoghi nei quali è possibile lasciare la macchina per usufruire dei mezzi pubblici: il classico esempio è quello di Famagosta, a Milano, dove, una volta parcheggiata l’automobile, si raggiunge il centro città con autobus o metropolitana.
«Le aree sono già state individuate, tra di esse ci sono Voltri, Prato, Pontedecimo e l’uscita di Genova Est. Oltre ai nodi di interscambio, per venire incontro alle esigenze dei cittadini che vivono nei quartieri collinari, saranno costruiti nuovi parcheggi urbano-intermodali, dove, una volta posteggiata la macchina, ci si potrà spostare verso il centro: fra i tanti previsti un esempio è quello di Multedo».
Altro punto chiave del PUC la riqualificazione delle aree ferroviarie: «Oltre 300 mila metri quadrati sparsi per la città, veri e propri non-luoghi urbanistici. Potranno essere trasformate in aree produttive, come si sta pensando di fare per la zona di Trasta, oppure in zone da dedicare all’edilizia residenziale: questo è il caso del deposito locomotori di Fegino. Le aree dismesse di Pontedecimo saranno adibite, tra le altre funzioni, a parcheggio di interscambio e il deposito locomotori di Terralba (che copre circa 40.000 metri quadrati), in accordo con le Ferrovie dello Stato, verrà destinato a funzioni di carattere prettamente urbano prevedendo fra l’altro la possibilità di prolungare la metropolitana da Brignole sino a Piazza Martinez servendo così un importante bacino di utenza».
Grandi cambiamenti sono previsti nella zona di ponente: ad esempio, la fascia di rispetto di Prà (un lembo di terrapieno che funge da cuscinetto tra il porto e la cittadina) rappresenta un distretto che conoscerà la completa di riqualificazione avviata anche grazie al finanziamento ricevuto con i POR (Programmi Operativi Regionali), derivante dalla presentazione del miglior progetto su base regionale: in questo Distretto il PUC prevede, in base anche al confronto in atto con il Municipio del Ponente, la possibilità di inserire servizi pubblici e privati, strutture per il miglioramento della mobilità e viabilità locale, parcheggi pubblici e una grande struttura di vendita non alimentare (di tipo sportivo, si ipotizza)».
Nell’ambito del territorio urbano che potrà essere interessato da trasformazioni (e cioè quello compreso tra le linee verdi e blu tracciate da Renzo Piano, secondo la filosofia del contenimento e del “costruire sul costruito”), sono state individuate quattro tipologie di distretti: quelli che presentano una concertazione tra soggetti pubblici diversi, quelli le cui scelte strategiche hanno una ricaduta a livello cittadino, quelli che hanno una valenza più “municipale” e quelli (come Trasta e Pontedecimo) in fase di attuazione: «Soprattutto per quanto riguarda i distretti di concertazione (ad esempio le aree prospicienti alle zone portuali, agli ospedali e alle aziende da delocalizzare come Carmagnani e Superba o alle grandi realtà come Fincantieri), abbiamo deciso di lasciare spazio ai concorsi di idee. Sono state poi inserite premialità, nell’ambito dei distretti, per chi sviluppi sistemi eco-sostenibili e proponga progetti ad alta classe energetica (A o A+), che consistono in variazioni di indice e maggiori capacità edificatorie, all’interno della forbice prevista dal PUC».
Infine, rispetto ai precedenti piani regolatori, particolare attenzione è stata prestata alla determinazione degli standard urbanistici (che rappresentano i rapporti tra gli spazi destinati agli insediamenti residenziali o produttivi e gli spazi pubblici che devono essere ceduti per le attività collettive, ad esempio verde pubblico e parcheggi): «Si è previsto di procedere in modo da determinare una graduazione diversificata degli standard da cedere a seconda delle funzioni previste – conclude Tizzoni - I requisiti richiesti ad una zona produttiva o contenente strutture ricettive sono tarati sul minimo, mentre per funzioni residenziali o commerciali, ad esempio, sono previsti standard più elevati».