Giorgio Caproni, grande innamorato di Genova, progettava di usarlo per andare in paradiso; Emanuele Luzzati lo dipinse e ne parlava e citava quel poeta livornese. È giustamente celebre, negli ambienti artistici, l’ascensore di Castelletto. Per le caratteristiche e per il dislivello coperto, 57 metri, paragonabile a pochi altri nel mondo, tra cui quello di Santa Justa a Lisbona, che ha pochi anni di più ed è alto circa la metà del nostro.
Questa mattina alle 11.45 il sindaco Marta Vincenzi, il vice sindaco Paolo Pissarello, l’assessore ai trasporti della Regione Enrico Vesco e Paolo Cervetti, amministratore delegato Amt, hanno presentato alla stampa e ai genovesi il risultato del restauro.
I materiali e i colori degli intonaci, le decorazioni in rilievo, le vetrate, i serramenti in ferro, la recinzione del terrazzo, gli arredi, le maioliche, che ovviamente non sono più in produzione e sono state riprodotte a mano a partire dalla costruzione dello stampo: tutto è stato rifatto nel modo più fedele, rispettando i vincoli storici e artistici. Ognuno dei 438 “vetri cattedrale”, riquadri colorati appositamente prodotti da una ditta di Milano, è composto, per essere a norma e contemporaneamente conforme al progetto originale, da due lastre sovrapposte e da una pellicola adesiva interposta, in grado questa di trattenere i frammenti in caso di rottura.
Ma l’intervento non è stato solo sull’estetica. Il tempo infatti, si pensi a un secolo di usura e di assestamenti del terreno, iniziava a compromettere la stabilità della torre liberty, che con l’ultima guerra aveva perso le vetrate lungo il percorso che permettevano ai passeggeri di guardare il panorama anche durante la salita e la discesa, ma aveva mantenuto il fascino dell’anzianità, dell’unicità e della sorpresa del panorama di Genova dalla spianata, mai uguale a se stesso.
È stato necessario perciò un intervento di consolidamento della struttura portante, realizzato con la sistemazione di 20 pali da 16 centimetri di diametro fino a una profondità di oltre 7 metri, connessi con 32 barre orizzontali in acciaio al titanio, e con la ricostruzione dei contrafforti, le strutture esterne di sostegno, e di parte della muratura, con l’impiego di novemila mattoni, al fine di una migliore distribuzione dei pesi.
In collaborazione con la Consulta Handicap si è provveduto all'abbattimento delle barriere architettoniche, con la modifica dell'apertura delle porte di accesso della stazione inferiore e all'interno della galleria per agevolare il passaggio delle persone in carrozzella e con l'installazione di percorsi in rilievo e di mappe tattili, con segnalazione dei punti significativi, come l'emettitrice dei biglietti e la timbratrice, per favorire gli spostamenti autonomi dei ciechi e degli ipovedenti.
L’opera, del costo di 400 mila euro, è inserita nel piano di riqualificazione della Maddalena e ha perciò goduto di finanziamenti europei. L’ascensore infatti è ritenuto indispensabile nell’economia dell’antico quartiere perché lo collega, con un percorso straordinariamente rapido, con Castelletto. Era tradizione che dalla città alta si scendesse con quel mezzo per fare acquisti; l’auspicio di Comune, Regione e Amt, che hanno collaborato all'opera, è che quel movimento riprenda, intensificandosi sempre di più.
D’altra parte già oggi l’ascensore di Caproni e Luzzati non è solo un affare per turisti e amanti del bello, se è vero che nell’arco di un anno, secondo l'azienda di trasporto, è utilizzato da un milione di passeggeri.
«Si può dire, con il restauro di oggi e con l’adeguamento dei motori, che per i prossimi trent’anni non avremo problemi, con questo ascensore come con gli altri impianti di risalita importanti a Genova – comunica Marta Vincenzi – perché li abbiamo messi a posto tutti. È prevista per venerdi l’ultima inaugurazione, quella della ferrovia a cremagliera di Granarolo».
Questa mattina alle 11.45 il sindaco Marta Vincenzi, il vice sindaco Paolo Pissarello, l’assessore ai trasporti della Regione Enrico Vesco e Paolo Cervetti, amministratore delegato Amt, hanno presentato alla stampa e ai genovesi il risultato del restauro.
I materiali e i colori degli intonaci, le decorazioni in rilievo, le vetrate, i serramenti in ferro, la recinzione del terrazzo, gli arredi, le maioliche, che ovviamente non sono più in produzione e sono state riprodotte a mano a partire dalla costruzione dello stampo: tutto è stato rifatto nel modo più fedele, rispettando i vincoli storici e artistici. Ognuno dei 438 “vetri cattedrale”, riquadri colorati appositamente prodotti da una ditta di Milano, è composto, per essere a norma e contemporaneamente conforme al progetto originale, da due lastre sovrapposte e da una pellicola adesiva interposta, in grado questa di trattenere i frammenti in caso di rottura.
Ma l’intervento non è stato solo sull’estetica. Il tempo infatti, si pensi a un secolo di usura e di assestamenti del terreno, iniziava a compromettere la stabilità della torre liberty, che con l’ultima guerra aveva perso le vetrate lungo il percorso che permettevano ai passeggeri di guardare il panorama anche durante la salita e la discesa, ma aveva mantenuto il fascino dell’anzianità, dell’unicità e della sorpresa del panorama di Genova dalla spianata, mai uguale a se stesso.
È stato necessario perciò un intervento di consolidamento della struttura portante, realizzato con la sistemazione di 20 pali da 16 centimetri di diametro fino a una profondità di oltre 7 metri, connessi con 32 barre orizzontali in acciaio al titanio, e con la ricostruzione dei contrafforti, le strutture esterne di sostegno, e di parte della muratura, con l’impiego di novemila mattoni, al fine di una migliore distribuzione dei pesi.
In collaborazione con la Consulta Handicap si è provveduto all'abbattimento delle barriere architettoniche, con la modifica dell'apertura delle porte di accesso della stazione inferiore e all'interno della galleria per agevolare il passaggio delle persone in carrozzella e con l'installazione di percorsi in rilievo e di mappe tattili, con segnalazione dei punti significativi, come l'emettitrice dei biglietti e la timbratrice, per favorire gli spostamenti autonomi dei ciechi e degli ipovedenti.
L’opera, del costo di 400 mila euro, è inserita nel piano di riqualificazione della Maddalena e ha perciò goduto di finanziamenti europei. L’ascensore infatti è ritenuto indispensabile nell’economia dell’antico quartiere perché lo collega, con un percorso straordinariamente rapido, con Castelletto. Era tradizione che dalla città alta si scendesse con quel mezzo per fare acquisti; l’auspicio di Comune, Regione e Amt, che hanno collaborato all'opera, è che quel movimento riprenda, intensificandosi sempre di più.
D’altra parte già oggi l’ascensore di Caproni e Luzzati non è solo un affare per turisti e amanti del bello, se è vero che nell’arco di un anno, secondo l'azienda di trasporto, è utilizzato da un milione di passeggeri.
«Si può dire, con il restauro di oggi e con l’adeguamento dei motori, che per i prossimi trent’anni non avremo problemi, con questo ascensore come con gli altri impianti di risalita importanti a Genova – comunica Marta Vincenzi – perché li abbiamo messi a posto tutti. È prevista per venerdi l’ultima inaugurazione, quella della ferrovia a cremagliera di Granarolo».