Si accende in Consiglio Comunale la polemica intorno alla costruzione della Moschea al Lagaccio. Lo spinoso problema, molto sentito dalla numerosa comunità islamica genovese, una delle più numerose tra la popolazione extracomunitaria, ha messo di fronte, gli uni contro gli altri, i comitati pro e contro l’edificazione di un luogo di culto dedicato ai musulmani.
A farne le spese – intorno a mezzogiorno - l’imam genovese Husein Salah, che, nei corridoi di Palazzo Tursi, dove si era recato per essere ascoltato dai capigruppo, ha incrociato i rappresentanti del comitato di cittadini del municipio centro Est anti-moschea, a loro volta in attesa di essere ascoltati dai rappresentati del Comune. “Vattene”, “Non siete graditi”, “A noi servono servizi non moschee”, alcune delle frasi lanciate all’indirizzo del numero uno della Comunità islamica genovese.
Più tardi, nel corso della sua audizione, l’imam ha sottolineato che i musulmani presenti in città sono circa 10 mila e coloro che praticano abitualmente la religione islamica, cioè frequentano assiduamente le moschee, sono circa 4 mila, di cui mille cittadini genovesi. A costoro Genova riserva ben poco spazio dal momento che il luogo di culto islamico più importante del capoluogo ligure è situato dentro un garage nel centro cittadino. «Il paradosso è che – sottolinea Luca Dallorto capogruppo dei Verdi in consiglio comunale – da un lato chiediamo ai rappresentati del mondo arabo di visitare la nostra città e, dopo averli ricevuti con tutti gli onori, nel momento in cui gli stessi volessero raccogliersi in preghiera, siamo costretti ad accompagnarli in un box per auto».
La comunità è attiva da circa trent’anni e dal 1992 ha avviato contatti con l’amministrazione comunale per realizzare un luogo di culto come si conviene. Gli incontri sono stati particolarmente interessanti – trapela dopo le audizioni da parte di numerosi capigruppo consiliari - perché hanno reso un quadro della comunità islamica genovese e dell’iter, ormai ventennale, della ricerca di un’area su cui edificare un luogo di culto. Ancora prima del Lagaccio, l’ipotesi della costruzione della Moschea aveva interessato un capannone nel centro di Cornigliano, una soluzione alla quale la comunità musulmana ha rinunciato a causa delle conseguenze che una tale scelta avrebbe causato al traffico della delegazione del Ponente.
Nel corso di questi anni si è riflettuto molto su Genova “Capitale dei diritti”, “Porta dell’Europa nel Mediterraneo”… è quindi necessario, hanno commentato in tanti, mettersi al più preso in condizione di realizzare effettivamente una integrazione tra la comunità genovese e la comunità islamica residente nel capoluogo ligure.
A farne le spese – intorno a mezzogiorno - l’imam genovese Husein Salah, che, nei corridoi di Palazzo Tursi, dove si era recato per essere ascoltato dai capigruppo, ha incrociato i rappresentanti del comitato di cittadini del municipio centro Est anti-moschea, a loro volta in attesa di essere ascoltati dai rappresentati del Comune. “Vattene”, “Non siete graditi”, “A noi servono servizi non moschee”, alcune delle frasi lanciate all’indirizzo del numero uno della Comunità islamica genovese.
Più tardi, nel corso della sua audizione, l’imam ha sottolineato che i musulmani presenti in città sono circa 10 mila e coloro che praticano abitualmente la religione islamica, cioè frequentano assiduamente le moschee, sono circa 4 mila, di cui mille cittadini genovesi. A costoro Genova riserva ben poco spazio dal momento che il luogo di culto islamico più importante del capoluogo ligure è situato dentro un garage nel centro cittadino. «Il paradosso è che – sottolinea Luca Dallorto capogruppo dei Verdi in consiglio comunale – da un lato chiediamo ai rappresentati del mondo arabo di visitare la nostra città e, dopo averli ricevuti con tutti gli onori, nel momento in cui gli stessi volessero raccogliersi in preghiera, siamo costretti ad accompagnarli in un box per auto».
La comunità è attiva da circa trent’anni e dal 1992 ha avviato contatti con l’amministrazione comunale per realizzare un luogo di culto come si conviene. Gli incontri sono stati particolarmente interessanti – trapela dopo le audizioni da parte di numerosi capigruppo consiliari - perché hanno reso un quadro della comunità islamica genovese e dell’iter, ormai ventennale, della ricerca di un’area su cui edificare un luogo di culto. Ancora prima del Lagaccio, l’ipotesi della costruzione della Moschea aveva interessato un capannone nel centro di Cornigliano, una soluzione alla quale la comunità musulmana ha rinunciato a causa delle conseguenze che una tale scelta avrebbe causato al traffico della delegazione del Ponente.
Nel corso di questi anni si è riflettuto molto su Genova “Capitale dei diritti”, “Porta dell’Europa nel Mediterraneo”… è quindi necessario, hanno commentato in tanti, mettersi al più preso in condizione di realizzare effettivamente una integrazione tra la comunità genovese e la comunità islamica residente nel capoluogo ligure.