Nella sala Rossa di Palazzo Tursi, Fim, Fiom e Uilm, hanno riunito i delegati delle imprese del gruppo Finmecanica di Genova e Spezia, per dire “no” alla vendita delle aziende, una scelta che: “ridurrebbe le potenzialità industriali in settori strategici per il Paese". All’incontro erano presenti il sindaco e gli assessori alle attività produttive di Comune e Regione.
«Vogliamo spingere il Governo - hanno spiegato Fim, Fiom e Uilm - ad aprire un confronto più complessivo sulla importanza delle presenze Finmeccanica in Liguria dove ci sono 7.400 lavoratori diretti e 5000 dell' indotto». Non piace ai rappresentanti dei lavoratori il programma di Finmeccanica per abbattere il debito, basato sulla cessione di Ansaldo Energia e Ansaldo Breda e Ansaldo Sts, che, se da un lato può determinare risultati immediati sui bilanci, in rosso di 2 miliardi di euro con un indebitamento finanziario di 3 miliardi e 443 milioni di euro, dall’altro ridurrebbe significativamente quelle potenzialità che oggi il Gruppo può vantare, e cioè un “posizionamento determinato dalle dimensioni e dalla varietà di prodotti”.
Sul mercato globale, secondo i delegati Fim, Fiom e Uilm, ci si resta solo con un portafoglio di prodotti in grado di stare alla pari dei vari competitori internazionali. Per l’insieme di queste ragioni, le Segreterie regionali Fim-Fiom-Uilm ritengono sbagliata la scelta di Finmeccanica di ridurre l’indebitamento attraverso “cessioni di attività non considerate strategiche dalla Holding, ma presenti in settori vitali per lo sviluppo ed il rilancio produttivo del nostro Paese”. Da qui la richiesta di un confronto industriale, per individuare soluzioni e per ricollocare Finmeccanica nei mercati che le competono. Le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici si sono dichiarate contrarie a confronti che siano indirizzati esclusivamente “ad una riduzione delle capacità industriali del Gruppo, ad un ridimensionamento delle attuali linee di business e ad una razionalizzazioni delle linee di prodotto e dei siti industriali”. «Siamo qui per salvare il nostro tessuto produttivo – ha detto il sindaco – da un cambiamento profondissimo. Bisogna riappropriarci della capacità di decidere e di contare rispetto alle trasformazioni in atto, solo in parte necessarie, perché ci siamo accorti che la globalizzazione non picchia allo stesso modo su tutti».
Come è possibile, si chiede il sindaco, che la Francia e la Germania siano riusciti a tenere insieme un patrimonio produttivo «e noi no?». La risposta per il primo cittadino è semplice: «perché le scelte politiche non sono state le stesse ». La ricetta per uscire dalla crisi il sindaco la indica in chiusura del suo intervento. «La globalizzazione ha colpito laddove non si è capito il legame tra territorio, filiere di innovazione, ricerca e sviluppo, e le scelte di tipo industriale. Finmeccanica non ha ancora capito quanto in questa città, in questa Regione, sia possibile innovare mettendo in rete l’innovazione tecnologica e il territorio».
«Vogliamo spingere il Governo - hanno spiegato Fim, Fiom e Uilm - ad aprire un confronto più complessivo sulla importanza delle presenze Finmeccanica in Liguria dove ci sono 7.400 lavoratori diretti e 5000 dell' indotto». Non piace ai rappresentanti dei lavoratori il programma di Finmeccanica per abbattere il debito, basato sulla cessione di Ansaldo Energia e Ansaldo Breda e Ansaldo Sts, che, se da un lato può determinare risultati immediati sui bilanci, in rosso di 2 miliardi di euro con un indebitamento finanziario di 3 miliardi e 443 milioni di euro, dall’altro ridurrebbe significativamente quelle potenzialità che oggi il Gruppo può vantare, e cioè un “posizionamento determinato dalle dimensioni e dalla varietà di prodotti”.
Sul mercato globale, secondo i delegati Fim, Fiom e Uilm, ci si resta solo con un portafoglio di prodotti in grado di stare alla pari dei vari competitori internazionali. Per l’insieme di queste ragioni, le Segreterie regionali Fim-Fiom-Uilm ritengono sbagliata la scelta di Finmeccanica di ridurre l’indebitamento attraverso “cessioni di attività non considerate strategiche dalla Holding, ma presenti in settori vitali per lo sviluppo ed il rilancio produttivo del nostro Paese”. Da qui la richiesta di un confronto industriale, per individuare soluzioni e per ricollocare Finmeccanica nei mercati che le competono. Le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici si sono dichiarate contrarie a confronti che siano indirizzati esclusivamente “ad una riduzione delle capacità industriali del Gruppo, ad un ridimensionamento delle attuali linee di business e ad una razionalizzazioni delle linee di prodotto e dei siti industriali”. «Siamo qui per salvare il nostro tessuto produttivo – ha detto il sindaco – da un cambiamento profondissimo. Bisogna riappropriarci della capacità di decidere e di contare rispetto alle trasformazioni in atto, solo in parte necessarie, perché ci siamo accorti che la globalizzazione non picchia allo stesso modo su tutti».
Come è possibile, si chiede il sindaco, che la Francia e la Germania siano riusciti a tenere insieme un patrimonio produttivo «e noi no?». La risposta per il primo cittadino è semplice: «perché le scelte politiche non sono state le stesse ». La ricetta per uscire dalla crisi il sindaco la indica in chiusura del suo intervento. «La globalizzazione ha colpito laddove non si è capito il legame tra territorio, filiere di innovazione, ricerca e sviluppo, e le scelte di tipo industriale. Finmeccanica non ha ancora capito quanto in questa città, in questa Regione, sia possibile innovare mettendo in rete l’innovazione tecnologica e il territorio».