Oggi lo stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente si è fermato per mezza giornata, dalle 9 alle 12. I lavoratori, come annunciato la settimana scorsa dopo il vertice tra azienda e sindacati del 24 ottobre scorso, che si era risolto con un nulla di fatto («Ci è stato detto che la crisi è una conseguenza della globalizzazione e il messaggio lanciato dall’azienda è chiaro: qualora arrivassero nuove commesse, verranno smistate agli stabilimenti che si sono dimostrati in grado di ridurre il numero di personale. Un meccanismo terribile che non accettiamo», aveva denunciato il segretario Fiom Genova Bruno Manganaro) sono scesi in piazza.
Alle 9 Maurizio Landini, segretario nazionale della Fiom, era davanti allo stabilimento, da cui è partito il corteo che, passando per via Sestri, è arrivato in piazza Baracca per le 10, dove si sono avvicendati sul palco Landini, il presidente del Municipio Ponente Stefano Bernini e diversi rappresentanti del Civ locale, poiché al fianco degli operai si sono schierati anche i commercianti, protagonisti di una serrata degli esercizi e l’esposizione sulle saracinesche abbassate di cartelli con scritto “Non Chiudete Sestri Ponente”.
«Serve un piano industiale serio – ha dichiarato Landini - e un intervento del Governo che si è impegnato a convocare un tavolo. Noi chiediamo che questo avvenga rapidamente. Fincantieri deve tenere aperti tutti i cantieri, l’idea di dividerli o di contrapporli, come sta facendo il gruppo, è un atto di irresponsabilità».
«Chiediamo lavoro - ha esordito dal palco di piazza Baracca Giulio Troccoli, della RSU Fiom Fincantieri - se dopo il 9 o l’11 novembre non avremo risposte serie torneremo in piazza con lotte dure. C’é bisogno di lavoro per tutti».
«Landini ha chiesto al governo di varare immediatamente un piano generale della cantieristica – ha detto Francesco Grondona, segretario regionale della Fiom Liguria – e non si può che essere d’accordo, noi lo ripetiamo da mesi. Venendo in soccorso alla cantieristica italiana, e aiutando lo stabilimento sestrese, si salva il territorio».
Sulla dimostrazione, andata in scena in maniera pacifica, Grondona ha espresso soddisfazione: «Si è rivelata una grande manifestazione, con la cittadinanza che si è stretta intorno al cantiere. Adesso non ci resta che aspettare il 9 novembre, data fissata per il prossimo incontro con i vertici dell’azienda a Roma, anche se, formalmente, non abbiamo ricevuto nessuna convocazione».
Dopo i discorsi, il corteo è rientrato in cantiere passando per l’Aurelia. Assieme ai lavoratori di Fincantieri sono scesi in piazza i dipendenti di Selex, Esaote e Elsag.
Ad oggi, il futuro dello stabilimento risulta incerto: dopo che nel marzo dell’anno prossimo terminerà la costruzione della seconda nave per la compagnia Oceania, si preannuncia un periodo di scali vuoti a meno che non entrino nuove commesse o che non si operi una riconversione industriale rivolgendosi al mercato delle navi speciali.
Alle 9 Maurizio Landini, segretario nazionale della Fiom, era davanti allo stabilimento, da cui è partito il corteo che, passando per via Sestri, è arrivato in piazza Baracca per le 10, dove si sono avvicendati sul palco Landini, il presidente del Municipio Ponente Stefano Bernini e diversi rappresentanti del Civ locale, poiché al fianco degli operai si sono schierati anche i commercianti, protagonisti di una serrata degli esercizi e l’esposizione sulle saracinesche abbassate di cartelli con scritto “Non Chiudete Sestri Ponente”.
«Serve un piano industiale serio – ha dichiarato Landini - e un intervento del Governo che si è impegnato a convocare un tavolo. Noi chiediamo che questo avvenga rapidamente. Fincantieri deve tenere aperti tutti i cantieri, l’idea di dividerli o di contrapporli, come sta facendo il gruppo, è un atto di irresponsabilità».
«Chiediamo lavoro - ha esordito dal palco di piazza Baracca Giulio Troccoli, della RSU Fiom Fincantieri - se dopo il 9 o l’11 novembre non avremo risposte serie torneremo in piazza con lotte dure. C’é bisogno di lavoro per tutti».
«Landini ha chiesto al governo di varare immediatamente un piano generale della cantieristica – ha detto Francesco Grondona, segretario regionale della Fiom Liguria – e non si può che essere d’accordo, noi lo ripetiamo da mesi. Venendo in soccorso alla cantieristica italiana, e aiutando lo stabilimento sestrese, si salva il territorio».
Sulla dimostrazione, andata in scena in maniera pacifica, Grondona ha espresso soddisfazione: «Si è rivelata una grande manifestazione, con la cittadinanza che si è stretta intorno al cantiere. Adesso non ci resta che aspettare il 9 novembre, data fissata per il prossimo incontro con i vertici dell’azienda a Roma, anche se, formalmente, non abbiamo ricevuto nessuna convocazione».
Dopo i discorsi, il corteo è rientrato in cantiere passando per l’Aurelia. Assieme ai lavoratori di Fincantieri sono scesi in piazza i dipendenti di Selex, Esaote e Elsag.
Ad oggi, il futuro dello stabilimento risulta incerto: dopo che nel marzo dell’anno prossimo terminerà la costruzione della seconda nave per la compagnia Oceania, si preannuncia un periodo di scali vuoti a meno che non entrino nuove commesse o che non si operi una riconversione industriale rivolgendosi al mercato delle navi speciali.