Il primo dei due cortei principali (il terzo era costituito dai sindacati di base), partito da Brignole lato piazza della Vittoria alle 9,45 ha risalito via XX settembre, accompagnato dalla Filarmonica Sestrese, che durante il percorso ho intonato i canti della resistenza. Presenti il sindaco Marta Vincenzi, l’assessore Andrea Ranieri, Sergio Cofferati e Vera Lamonica: ad aprire la marcia le bandiere di Cgil e Anpi. A seguire moltissime rappresentanze: AMIU, Nidi e Scuole d’Infanzia Comunali, Arpal, Istituto Gaslini, Ospedale San Martino, Silp, Filcams, Fondazione Palazzo Ducale, Spi, Lavoratori Coop, ArciGay, Fiom Riva Trigoso, Accademia Marina Mercantile, Fials Sanità, Filctem. Tra la gente fa capolino una bara, lo Stato Sociale, con tanto di vedova al seguito. Una breve ma intensa pausa per deporre una corona d’alloro ai caduti della Resistenza, sotto Ponte Monumentale: un omaggio ai partigiani caduti per la libertà, accompagnato dal canto commosso di “Bella Ciao”, intonato con convinzione dai presenti. Dopo la commemorazione tutti verso De Ferrari, in attesa del comizio.
Affollatissimo anche il corteo partito alle 9.30 dal Terminal Traghetti e capeggiato dai cori della Fiom (“Siamo tutti Mario Bracci” e “L’articolo 18 non si tocca, lo difenderemo con la lotta”). Tante le persone che con i loro striscioni e stendardi si sono accodate lungo il percorso, a partire dalla stazione Marittima. Tra la folla anche il presidente del Copasir, Massimo D'Alema, il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando e il presidente della Provincia di Genova, Alessandro Repetto. Come previsto, appena la manifestazione ha raggiunto zona Corvetto, sul palazzo della Prefettura è stato installato lo striscione di Anpi e Cgil che ricorda la memoria della Liberazione:
“Al Governo, nella manovra approvata dal Consiglio dei Ministri, è prevista una norma con la quale si vorrebbe modificare la collocazione temporale delle tre , uniche, festività civili e laiche per spostarle in altro giorno o accorparle con la domenica. È una norma odiosa che colpisce l’identità e la storia del nostro paese e ne indebolisce la memoria. Il ricordo della Liberazione del nostro paese da una dittatura feroce e sanguinaria; la celebrazione del Lavoro come strumento di dignità per i milioni di donne e uomini che con la loro intelligenza e fatica consentono al paese di progredire; la celebrazione del passaggio alla Repubblica parlamentare, sono tappe fondamentali che non devono essere cancellate. Noi battiamo affinché l’identità e il futuro dell’Italia siano difesi e resi indisponibili ad ogni manipolazione. Bisogna ricordare, per non perdere le nostre radici, che sono le stesse in cui trova alimento la nostra democrazia. Al Governo, alle forze politiche che lo sostengono, ai tanti revisionisti che vogliono annullare e riscrivere la storia d’Italia vogliamo ricordare date e località che consentono alla nostra città di fregiarsi della Medaglia d’oro della Resistenza costata 1863 caduti e 2250 deportati, 25 donne fucilate e 21 morte nei campi di concentramento. Non cancellate il giorno della Liberazione del nostro Paese – il Giorno del Lavoro – Il giorno della Repubblica”.
Il corteo ha poi raggiunto piazza De Ferrari poco prima della 11, unendosi ai manifestanti provenienti da Brignole, per ascoltare i messaggi dei relatori saliti sul palco sotto il palazzo della Regione Liguria.
Apre il presidente Anpi Genova Massimo Bisca che ricorda come i partigiani e i loro ideali siano «in servizio permanente effettivo» e quanto questo esecutivo sia «delegittimato a governare il nostra paese». Conclude con l’appello a difendere la nostra costituzione e i diritti dei lavoratori «costi quel che costi».
Segue l’intervento del Segretario Nazionale Vera Lamonica: «Il governo ha la faccia impresentabile, sta affossando il presente e il futuro di questo paese». La piazza però è impaziente, e il lavoratori Fiom pressano per continuare il corteo, tornando ancora sotto la prefettura. A mezzogiorno, quindi, la folla riprende il cammino per via Roma: cori e canti contro la manovra e contro il governo.
Arrivati a destinazione la protesta si allarga alla vicina piazza Corvetto: fumogeni e sit-in per ribadire ancora una volta il pericolo politico e sociale che il paese sta correndo con i provvedimenti decisi dall’esecutivo. Studenti, lavoratori, operai, commercianti: tutti insieme per dire basta ad una politica che ancora una volta vuol far pagare ai più deboli i costi di questa crisi, tagliando servizi ai cittadini e mettendo in pericolo i diritti di tutti i lavoratori.
Alle 13,30 la manifestazione si scioglie: il traffico torna lentamente alla normalità, con la consapevolezza che se da Roma non arriveranno dei segni chiari e univoci, la mobilitazione dei cittadini continuerà ad oltranza.
Affollatissimo anche il corteo partito alle 9.30 dal Terminal Traghetti e capeggiato dai cori della Fiom (“Siamo tutti Mario Bracci” e “L’articolo 18 non si tocca, lo difenderemo con la lotta”). Tante le persone che con i loro striscioni e stendardi si sono accodate lungo il percorso, a partire dalla stazione Marittima. Tra la folla anche il presidente del Copasir, Massimo D'Alema, il presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando e il presidente della Provincia di Genova, Alessandro Repetto. Come previsto, appena la manifestazione ha raggiunto zona Corvetto, sul palazzo della Prefettura è stato installato lo striscione di Anpi e Cgil che ricorda la memoria della Liberazione:
“Al Governo, nella manovra approvata dal Consiglio dei Ministri, è prevista una norma con la quale si vorrebbe modificare la collocazione temporale delle tre , uniche, festività civili e laiche per spostarle in altro giorno o accorparle con la domenica. È una norma odiosa che colpisce l’identità e la storia del nostro paese e ne indebolisce la memoria. Il ricordo della Liberazione del nostro paese da una dittatura feroce e sanguinaria; la celebrazione del Lavoro come strumento di dignità per i milioni di donne e uomini che con la loro intelligenza e fatica consentono al paese di progredire; la celebrazione del passaggio alla Repubblica parlamentare, sono tappe fondamentali che non devono essere cancellate. Noi battiamo affinché l’identità e il futuro dell’Italia siano difesi e resi indisponibili ad ogni manipolazione. Bisogna ricordare, per non perdere le nostre radici, che sono le stesse in cui trova alimento la nostra democrazia. Al Governo, alle forze politiche che lo sostengono, ai tanti revisionisti che vogliono annullare e riscrivere la storia d’Italia vogliamo ricordare date e località che consentono alla nostra città di fregiarsi della Medaglia d’oro della Resistenza costata 1863 caduti e 2250 deportati, 25 donne fucilate e 21 morte nei campi di concentramento. Non cancellate il giorno della Liberazione del nostro Paese – il Giorno del Lavoro – Il giorno della Repubblica”.
Il corteo ha poi raggiunto piazza De Ferrari poco prima della 11, unendosi ai manifestanti provenienti da Brignole, per ascoltare i messaggi dei relatori saliti sul palco sotto il palazzo della Regione Liguria.
Apre il presidente Anpi Genova Massimo Bisca che ricorda come i partigiani e i loro ideali siano «in servizio permanente effettivo» e quanto questo esecutivo sia «delegittimato a governare il nostra paese». Conclude con l’appello a difendere la nostra costituzione e i diritti dei lavoratori «costi quel che costi».
Segue l’intervento del Segretario Nazionale Vera Lamonica: «Il governo ha la faccia impresentabile, sta affossando il presente e il futuro di questo paese». La piazza però è impaziente, e il lavoratori Fiom pressano per continuare il corteo, tornando ancora sotto la prefettura. A mezzogiorno, quindi, la folla riprende il cammino per via Roma: cori e canti contro la manovra e contro il governo.
Arrivati a destinazione la protesta si allarga alla vicina piazza Corvetto: fumogeni e sit-in per ribadire ancora una volta il pericolo politico e sociale che il paese sta correndo con i provvedimenti decisi dall’esecutivo. Studenti, lavoratori, operai, commercianti: tutti insieme per dire basta ad una politica che ancora una volta vuol far pagare ai più deboli i costi di questa crisi, tagliando servizi ai cittadini e mettendo in pericolo i diritti di tutti i lavoratori.
Alle 13,30 la manifestazione si scioglie: il traffico torna lentamente alla normalità, con la consapevolezza che se da Roma non arriveranno dei segni chiari e univoci, la mobilitazione dei cittadini continuerà ad oltranza.