La manovra colpisce tutti, anche i più piccoli. I tagli agli enti pubblici, e le relative nuove norme che regolano le assunzioni, dimostrano ulteriormente quanto sia iniqua e squilibrato l’operato del governo di questi ultimi convulsi mesi. Siamo a settembre, a breve riapriranno le scuole e ancora prima gli asili nido, esattamente lunedì 5.
Il patto di stabilità tra stato e comuni, nella sua ultima versione, presenta il conto: sono bloccate le nuove assunzioni da parte dell’amministrazione pubblica, con la conseguenza che, in un ambito dove la domanda dei servizi è in costante crescita, si presentino delle problematiche per rispondere in maniera adeguata e strutturata.
Ne abbiamo parlato con Paolo Veardo, assessore ai Servizi Educativi 0/6 anni: «Ne veniamo da due anni dove eravamo riusciti a incrementare la capacità di assorbimento della domanda per ben 600 posti, che vuole dire il 33%. Oggi questo trend è inficiato dalle nuove norme nazionali che ci legano le mani».
Fra pochissimo riaprono i nidi, qual è la situazione per gli utenti?
«Il 5 settembre si riparte: nessun problema per i bambini già inseriti dall’anno scorso, che troveranno le strutture e il personale per accoglierli. I nuovi inseriti, come di consueto, incominceranno gli ingressi scaglionati in un arco di tempo di 15 giorni, per permettere l’impatto più sereno possibile con il loro nuovo mondo: nel frattempo stiamo mettendo a punto la soluzione per garantire la giusta offerta».
In che termini? Su cosa state lavorando?
«Il problema è l’impossibilità di assumere nuovo personale, a fronte di un trend di domanda di servizio in costante crescita: stiamo cercando di trovare il giusto equilibrio con i sindacati per una gestione flessibile degli operatori del settore, che, nella certezza del rispetto del contratto, potrebbero coprire gli orari in diverse strutture».
Per quanto riguarda i costi a carico delle famiglie, qual è la situazione genovese?
«Le rette genovesi sono esattamente nella media nazionale, si calcolano in base all’attestazione Isee, e prevedono dei meccanismi per ottenere delle forti riduzioni se i figli a carico della famiglia sono più di uno. Quest’ultima norma è una novità del tariffario 2011/2012, ed è stata concepita per bilanciare il fisiologico aumento delle rette, che quest’anno si attesta sull’8%: siamo, infatti, in una fase in cui stiamo assistendo ad un aumento delle nascite, in un contesto in cui entrambi i genitori sono lavoratori: la domanda è in costante crescita mentre il governo taglia i finanziamenti agli enti locali, vincolando le politiche del territorio».
Si deve, quindi, parlare di emergenza “nidi”?
«No, assolutamente no. In quanto amministrazione chiediamo un po’ di pazienza da parte degli utenti, stiamo incrociando tutti i dati e le risorse a disposizione per trovare la soluzione, a breve metteremo sul piatto la nostra strategia. Sicuramente la questione “nidi” meriterebbe un dibattito ad altissimo livello, visto quanto è impattante su tutto il territorio nazionale: la società e le sue prerogative sono cambiate, bisogna riconoscerlo e agire di conseguenza».
Il patto di stabilità tra stato e comuni, nella sua ultima versione, presenta il conto: sono bloccate le nuove assunzioni da parte dell’amministrazione pubblica, con la conseguenza che, in un ambito dove la domanda dei servizi è in costante crescita, si presentino delle problematiche per rispondere in maniera adeguata e strutturata.
Ne abbiamo parlato con Paolo Veardo, assessore ai Servizi Educativi 0/6 anni: «Ne veniamo da due anni dove eravamo riusciti a incrementare la capacità di assorbimento della domanda per ben 600 posti, che vuole dire il 33%. Oggi questo trend è inficiato dalle nuove norme nazionali che ci legano le mani».
Fra pochissimo riaprono i nidi, qual è la situazione per gli utenti?
«Il 5 settembre si riparte: nessun problema per i bambini già inseriti dall’anno scorso, che troveranno le strutture e il personale per accoglierli. I nuovi inseriti, come di consueto, incominceranno gli ingressi scaglionati in un arco di tempo di 15 giorni, per permettere l’impatto più sereno possibile con il loro nuovo mondo: nel frattempo stiamo mettendo a punto la soluzione per garantire la giusta offerta».
In che termini? Su cosa state lavorando?
«Il problema è l’impossibilità di assumere nuovo personale, a fronte di un trend di domanda di servizio in costante crescita: stiamo cercando di trovare il giusto equilibrio con i sindacati per una gestione flessibile degli operatori del settore, che, nella certezza del rispetto del contratto, potrebbero coprire gli orari in diverse strutture».
Per quanto riguarda i costi a carico delle famiglie, qual è la situazione genovese?
«Le rette genovesi sono esattamente nella media nazionale, si calcolano in base all’attestazione Isee, e prevedono dei meccanismi per ottenere delle forti riduzioni se i figli a carico della famiglia sono più di uno. Quest’ultima norma è una novità del tariffario 2011/2012, ed è stata concepita per bilanciare il fisiologico aumento delle rette, che quest’anno si attesta sull’8%: siamo, infatti, in una fase in cui stiamo assistendo ad un aumento delle nascite, in un contesto in cui entrambi i genitori sono lavoratori: la domanda è in costante crescita mentre il governo taglia i finanziamenti agli enti locali, vincolando le politiche del territorio».
Si deve, quindi, parlare di emergenza “nidi”?
«No, assolutamente no. In quanto amministrazione chiediamo un po’ di pazienza da parte degli utenti, stiamo incrociando tutti i dati e le risorse a disposizione per trovare la soluzione, a breve metteremo sul piatto la nostra strategia. Sicuramente la questione “nidi” meriterebbe un dibattito ad altissimo livello, visto quanto è impattante su tutto il territorio nazionale: la società e le sue prerogative sono cambiate, bisogna riconoscerlo e agire di conseguenza».