«Il Partito Democratico riconosce in maniera estremamente positiva il lavoro fatto sin qui sul bilancio dall’assessore Francesco Miceli e dalla Giunta». In questi termini il capogruppo del Partito democratico in Comune, Simone Farello, risponde agli attacchi di questi ultimi giorni all’indirizzo dell’assessore, in una conferenza stampa con il segretario provinciale del partito Giovanni Lunardon e la consigliea Cristina Lodi. «La polemica – dice Farello - si è trasferita da un legittimo confronto politico di merito, sui temi e sui contenuti, ad alcuni casi di attacchi personali gratuiti». Miceli è l’unico assessore della passata amministrazione che è stato riconfermato nel suo incarico dal sindaco Doria. «Noi rinnoviamo – precisa Farello - non solo la stima umana e politica che proviamo nei suoi confronti, ma anche grande apprezzamento per il rigore professionale che ha caratterizzato la sua attività di amministratore pubblico da quando è arrivato a Genova». Un riconoscimento che comprende anche la coerenza e l’imparzialità dimostrata nel costruire un bilancio in una situazione particolarmente difficile: «Sempre nell’interesse collettivo della città e mai nell’interesse di qualche categoria, interna o esterna al Comune».
La concessione di un’ulteriore proroga per la presentazione del Bilancio, ora fissata al 30 agosto, non cambia il timing di approvazione fissato dai Capigruppo: «Noi siamo convinti – dice Farello - che il principale documento economico del Comune debba essere approvato entro il 30 giugno di quest’anno. Non possiamo continuare a gestire la spesa corrente in dodicesimi». In poche parole, la legge impone, in mancanza del bilancio preventivo, di suddividere le spese mese per mese, con un faticoso frazionamento in dodicesimi di tutte le uscite correnti del Comune. Naturalmente, in questa situazione finanziaria, risulta impossibile assumere personale o fare investimenti in beni e servizi.
Ma non è solo Genova ad avere delle difficoltà a compilare il Bilancio preventivo: «Il tema sul tavolo continua Farello - è quello dell’Imu: un’imposta che è stata pensata per gli enti locali ma che, almeno per quest’anno, si è trasformata in un tributo per lo Stato. In questa situazione di estrema confusione molte città vivono l’affanno di coprire la spesa corrente». Oggi è corretto mantenere l’impostazione della struttura attuale del bilancio, e di conseguenza l’Imu non può che essere fissata al 5 per mille, ma a settembre, quando si potranno rivedere le aliquote, non è impossibile diminuire la pressione tributaria. Da qui un assist a chi vorrebbe ridurre da subito l’Imu sulla prima casa: «Visto che anche noi non ignoriamo la situazione di difficoltà in cui versano le famiglie nella nostra città, siamo non solo d’accordo con una diminuzione dell’Imu, ma diamo anche delle indicazioni su come farlo entro il 30 settembre».
Il Pd fissa poi un ordine di priorità di modifiche, se non identico, molto vicino alle richieste dell’Idv: l’Imu sulla prima casa, i canoni concordati, e il sistema delle imprese, che soffrono rispetto alla tassazione dei beni strumentali. Nessun ripensamento invece sul no all’alienazione dei beni immobili: un’operazione una tantum in un momento economicamente sfavorevole.
Chiaramente, se si interviene al ribasso su alcune voci, se ne devono aumentare delle altre, affinché il gettito del Comune si mantenga nei 106 milioni di euro di spesa corrente calcolati dalla Giunta per mantenere il livello dei servizi oggi erogati.
«In primo luogo – prosegue Farello - va fatta una valutazione seria e approfondita sulla possibilità di rinunciare alle partecipazioni societarie. Entro l’anno, per legge, il Comune dovrà presentare la delibera quadro sulle Partecipate e, quindi, in quella sede si potranno indicare le società che rimangono in house, quelle che si stabilizzano e le società che possono essere alienate per quote superiori al 40 per cento». Si tratta di anticipare la legge effettuando alcune vendite che darebbero un po’ di ossigeno alle asfittiche casse di Tursi. Un altro capitolo per contenere le uscite potrebbe essere rappresentato dalla riduzione della spesa corrente: «A partire – conclude Farello - dalla diminuzione dei premi ai dirigenti, ai quali si potrebbe chiedere, senza fare la caccia alle streghe, un sacrificio, sapendo che siamo di fronte di una crisi che colpisce soprattutto le persone».
La concessione di un’ulteriore proroga per la presentazione del Bilancio, ora fissata al 30 agosto, non cambia il timing di approvazione fissato dai Capigruppo: «Noi siamo convinti – dice Farello - che il principale documento economico del Comune debba essere approvato entro il 30 giugno di quest’anno. Non possiamo continuare a gestire la spesa corrente in dodicesimi». In poche parole, la legge impone, in mancanza del bilancio preventivo, di suddividere le spese mese per mese, con un faticoso frazionamento in dodicesimi di tutte le uscite correnti del Comune. Naturalmente, in questa situazione finanziaria, risulta impossibile assumere personale o fare investimenti in beni e servizi.
Ma non è solo Genova ad avere delle difficoltà a compilare il Bilancio preventivo: «Il tema sul tavolo continua Farello - è quello dell’Imu: un’imposta che è stata pensata per gli enti locali ma che, almeno per quest’anno, si è trasformata in un tributo per lo Stato. In questa situazione di estrema confusione molte città vivono l’affanno di coprire la spesa corrente». Oggi è corretto mantenere l’impostazione della struttura attuale del bilancio, e di conseguenza l’Imu non può che essere fissata al 5 per mille, ma a settembre, quando si potranno rivedere le aliquote, non è impossibile diminuire la pressione tributaria. Da qui un assist a chi vorrebbe ridurre da subito l’Imu sulla prima casa: «Visto che anche noi non ignoriamo la situazione di difficoltà in cui versano le famiglie nella nostra città, siamo non solo d’accordo con una diminuzione dell’Imu, ma diamo anche delle indicazioni su come farlo entro il 30 settembre».
Il Pd fissa poi un ordine di priorità di modifiche, se non identico, molto vicino alle richieste dell’Idv: l’Imu sulla prima casa, i canoni concordati, e il sistema delle imprese, che soffrono rispetto alla tassazione dei beni strumentali. Nessun ripensamento invece sul no all’alienazione dei beni immobili: un’operazione una tantum in un momento economicamente sfavorevole.
Chiaramente, se si interviene al ribasso su alcune voci, se ne devono aumentare delle altre, affinché il gettito del Comune si mantenga nei 106 milioni di euro di spesa corrente calcolati dalla Giunta per mantenere il livello dei servizi oggi erogati.
«In primo luogo – prosegue Farello - va fatta una valutazione seria e approfondita sulla possibilità di rinunciare alle partecipazioni societarie. Entro l’anno, per legge, il Comune dovrà presentare la delibera quadro sulle Partecipate e, quindi, in quella sede si potranno indicare le società che rimangono in house, quelle che si stabilizzano e le società che possono essere alienate per quote superiori al 40 per cento». Si tratta di anticipare la legge effettuando alcune vendite che darebbero un po’ di ossigeno alle asfittiche casse di Tursi. Un altro capitolo per contenere le uscite potrebbe essere rappresentato dalla riduzione della spesa corrente: «A partire – conclude Farello - dalla diminuzione dei premi ai dirigenti, ai quali si potrebbe chiedere, senza fare la caccia alle streghe, un sacrificio, sapendo che siamo di fronte di una crisi che colpisce soprattutto le persone».