«L’alibi del peggior governo possibile è caduto». Così il sindaco Marta Vincenzi nell’ambito dell'affollatissimo convegno “Una nuova politica economica e sociale è necessaria: senza crescita si impoverisce il territorio, si perdono occupazione e diritti” che si è svolto stamane a Villa Bombrini, promosso dalla Cgil. Introdotto da Ivano Bosco, segretario generale della Camera del lavoro metropolitana di Genova, hanno partecipato anche Luigi Merlo, presidente dell’Autorità Portuale, Giovanni Calvini, presidente Confindustria Genova e Giovanni Alberto Berneschi, a capo del gruppo Banca Carige. Conclusioni di Susanna Camusso, segretario generale nazionale della Cgil.
«Il tema di quale crescita sociale ed economica perseguire – ha continuato il sindaco - diventa banco di prova dal quale nessuno, partiti, sindacati e istituzioni comprese, può sfuggire». Riferendosi agli effetti sul territorio della politica fin qui perseguita dal governo e alle possibilità positive che si possono aprire con il nuovo esecutivo - anche questo era l'intento del dibattito promosso dal sindacato - Marta Vincenzi ha fra l'altro detto che manca una politica industriale, manca attenzione per le imprese, e che le stesse grandi realtà imprenditoriali genovesi dovrebbero avere più lungimiranza: «Non c'è abbastanza attenzione al tema dello sviluppo. Da una parte abbiamo quelli che si chiamano big player, dall'altra la galassia di piccolissime imprese quasi illegibili e difficilmente coordinabili».
Esortazioni al nuovo esecutivo guidato da Mario Monti sono arrivate dal presidente Merlo, che ha toccato - come pure il Sindaco - la scottante questione Fincantieri per chiedere la massima attenzione: «Mi auguro che il primo atto di questo governo sia quello di tornare ad essere il primo azionista di Fincantieri».
Dal canto suo, sullo stesso argomento, Berneschi si è detto amareggiato per una situazione che sembra senza soluzione, aggiungendo che ci vorrebbe una tassazione diversa nel settore: così probabilmente le navi, invece che essere costruite in Corea, rimarrebbero nei cantieri italiani. Quindi ha evidenziato come la fusione per incorporazione nella banca controllante del Banco di San Giorgio - che non è mai fallito - rappresenti una perdita di un nuovo centro direzionale, decisionale e finanziario per Genova e non sia pertanto un buon segnale per la città. I problemi, ha detto, si risolvono meglio se non ci si fa attrarre da una finanza che lascia col cerino in mano.
Nel suo intervento di apertura, Ivano Bosco - che ha ricordato le vittime dell'alluvione di Genova - ha fornito i dati essenziali della situazione economica e sociale della città, riferiti al 2010, a cominciare dal lavoro: quello flessibile è l'unica forma occupazionale che ha comnosciuto un aumento, ha detto. Del 26% sul 2008 e del 12% sul 2009. Con una diminuzione dei contratti a tempo indeterminato, negli stessi anni, del 26% e del 15%. In questo periodo i nuovi contratti a tempo indeterminato sono stati solo il 25% del toale. Cassa integrazione in deroga: nell'anno in corso ha coinvolto 277 aziende (il 36% delle quali per la prima volta), per 4.400 lavoratori, ognuno dei quali - a zero ore - ha perso così oltre 8 mila euro. Sempre nel 2011, sono state 12.275 le nuove domande di disoccupazione e mobilità giunte all'Inps.
Bosco è poi entrato nel merito delle varie vertenze aperte. Dalla situazione che si è determinata con la firma del contratto Ferrovie-Cociv alla mancanza di investimenti nel settore della ricerca (particolarmente importanti per Genova e la sua scommessa sul polo degli Erzelli), sulla vicenda Finmeccanica le cui azioni - ha ricordato - solo quest’estate le azioni erano superiori a 8 euro e nell’arco di poche settimane hanno perso il 50% del valore, a causa delle molte inchieste aperte dalla magistratura sui tanti “faccendieri” che agivano attorno al gruppo dirigente e sulle assegnazioni di consulenze a personaggi conosciuti più nel campo del gossip che nell’industria.
«Circa un anno fa - ha concluso - avevamo proposto a Genova un patto di corresponsabilità tra istituzioni locali, sistema creditizio, parti sociali, università, per far diventare la crisi un'opportunità, per compiere scelte su quale futuro, su quali segmenti economici indirizzarci e orientare quindi gli investimenti, e oggi siamo qui a riproporre questa strada».
Anche Susanna Camusso - dopo aver ribadito, come aveva fatto parlando ieri a Genova al Festival dell'eccellenza femminile, che le priorità del governo Monti devono andare alla difesa dei ceti deboli, dei pensionati, delle famiglie, dei lavoratori, e che le risorse devono essere recuperate attraverso la patrimoniale e il recupero dell'evasione fiscale - ha puntato sui destini della Finmeccanica: «Il grande gruppo industriale faccia pulizia e tolga le ombre», ha detto il segretario generale Cgil, che per Fincantieri ha respinto l'idea di un confronto parcellizzato, spingendo verso una trattativa unica con tutte le realtà produttive. Finmeccanica, ha detto Camusso, costituisce un pezzo fondamentale delle scelte industriali ed infrastrutturali dell'Italia.
«All'Interno di Fincantieri - ha aggiunto - c'è l'esigenza di riprendere un confronto generale sulla cultura dei cantieri, su quali investimenti effettuare e in quale rapporto con l'innovazione che bisogna attuare; su quale rapporto ci deve essere tra il sistema portuale e il sistema dell'armamento del nostro Paese, e anche quali risorse il nostro governo intende investire in un'azienda che è in gran parte a partecipazione statale. Fincantieri fa parte della storia della cantieristica italiana: non bisogna chiedersi cosa si produrrà al posto delle navi ma di quali navi il mercato avrà bisogno in futuro e per questo servono politiche adeguate per il settore».
E.R.
«Il tema di quale crescita sociale ed economica perseguire – ha continuato il sindaco - diventa banco di prova dal quale nessuno, partiti, sindacati e istituzioni comprese, può sfuggire». Riferendosi agli effetti sul territorio della politica fin qui perseguita dal governo e alle possibilità positive che si possono aprire con il nuovo esecutivo - anche questo era l'intento del dibattito promosso dal sindacato - Marta Vincenzi ha fra l'altro detto che manca una politica industriale, manca attenzione per le imprese, e che le stesse grandi realtà imprenditoriali genovesi dovrebbero avere più lungimiranza: «Non c'è abbastanza attenzione al tema dello sviluppo. Da una parte abbiamo quelli che si chiamano big player, dall'altra la galassia di piccolissime imprese quasi illegibili e difficilmente coordinabili».
Esortazioni al nuovo esecutivo guidato da Mario Monti sono arrivate dal presidente Merlo, che ha toccato - come pure il Sindaco - la scottante questione Fincantieri per chiedere la massima attenzione: «Mi auguro che il primo atto di questo governo sia quello di tornare ad essere il primo azionista di Fincantieri».
Dal canto suo, sullo stesso argomento, Berneschi si è detto amareggiato per una situazione che sembra senza soluzione, aggiungendo che ci vorrebbe una tassazione diversa nel settore: così probabilmente le navi, invece che essere costruite in Corea, rimarrebbero nei cantieri italiani. Quindi ha evidenziato come la fusione per incorporazione nella banca controllante del Banco di San Giorgio - che non è mai fallito - rappresenti una perdita di un nuovo centro direzionale, decisionale e finanziario per Genova e non sia pertanto un buon segnale per la città. I problemi, ha detto, si risolvono meglio se non ci si fa attrarre da una finanza che lascia col cerino in mano.
Nel suo intervento di apertura, Ivano Bosco - che ha ricordato le vittime dell'alluvione di Genova - ha fornito i dati essenziali della situazione economica e sociale della città, riferiti al 2010, a cominciare dal lavoro: quello flessibile è l'unica forma occupazionale che ha comnosciuto un aumento, ha detto. Del 26% sul 2008 e del 12% sul 2009. Con una diminuzione dei contratti a tempo indeterminato, negli stessi anni, del 26% e del 15%. In questo periodo i nuovi contratti a tempo indeterminato sono stati solo il 25% del toale. Cassa integrazione in deroga: nell'anno in corso ha coinvolto 277 aziende (il 36% delle quali per la prima volta), per 4.400 lavoratori, ognuno dei quali - a zero ore - ha perso così oltre 8 mila euro. Sempre nel 2011, sono state 12.275 le nuove domande di disoccupazione e mobilità giunte all'Inps.
Bosco è poi entrato nel merito delle varie vertenze aperte. Dalla situazione che si è determinata con la firma del contratto Ferrovie-Cociv alla mancanza di investimenti nel settore della ricerca (particolarmente importanti per Genova e la sua scommessa sul polo degli Erzelli), sulla vicenda Finmeccanica le cui azioni - ha ricordato - solo quest’estate le azioni erano superiori a 8 euro e nell’arco di poche settimane hanno perso il 50% del valore, a causa delle molte inchieste aperte dalla magistratura sui tanti “faccendieri” che agivano attorno al gruppo dirigente e sulle assegnazioni di consulenze a personaggi conosciuti più nel campo del gossip che nell’industria.
«Circa un anno fa - ha concluso - avevamo proposto a Genova un patto di corresponsabilità tra istituzioni locali, sistema creditizio, parti sociali, università, per far diventare la crisi un'opportunità, per compiere scelte su quale futuro, su quali segmenti economici indirizzarci e orientare quindi gli investimenti, e oggi siamo qui a riproporre questa strada».
Anche Susanna Camusso - dopo aver ribadito, come aveva fatto parlando ieri a Genova al Festival dell'eccellenza femminile, che le priorità del governo Monti devono andare alla difesa dei ceti deboli, dei pensionati, delle famiglie, dei lavoratori, e che le risorse devono essere recuperate attraverso la patrimoniale e il recupero dell'evasione fiscale - ha puntato sui destini della Finmeccanica: «Il grande gruppo industriale faccia pulizia e tolga le ombre», ha detto il segretario generale Cgil, che per Fincantieri ha respinto l'idea di un confronto parcellizzato, spingendo verso una trattativa unica con tutte le realtà produttive. Finmeccanica, ha detto Camusso, costituisce un pezzo fondamentale delle scelte industriali ed infrastrutturali dell'Italia.
«All'Interno di Fincantieri - ha aggiunto - c'è l'esigenza di riprendere un confronto generale sulla cultura dei cantieri, su quali investimenti effettuare e in quale rapporto con l'innovazione che bisogna attuare; su quale rapporto ci deve essere tra il sistema portuale e il sistema dell'armamento del nostro Paese, e anche quali risorse il nostro governo intende investire in un'azienda che è in gran parte a partecipazione statale. Fincantieri fa parte della storia della cantieristica italiana: non bisogna chiedersi cosa si produrrà al posto delle navi ma di quali navi il mercato avrà bisogno in futuro e per questo servono politiche adeguate per il settore».
E.R.