Le priorità della Cgil per il lavoro
in un Convegno a Genova

Non si aprirà una nuova fase di crescita e sviluppo del nostro Paese se non si parte dal lavoro e dalla creazione di lavoro. Doria: "La crisi accentua la frattura tra generazioni". Il sindacato della Camusso si mobiliata contro la disoccupazione

Testo Alternativo
A 64 anni di distanza dall'ultimo Piano del lavoro firmato da Giuseppe Di Vittorio, la Cgil ha rilanciato una seconda proposta per fare uscire il Paese dalla crisi economica. Questa mattina presso l'Hotel NH Marina del Porto Antico, si è tenuto il convegno "Il Piano del lavoro: le politiche territoriali di sviluppo per crescere insieme al Paese", con il segretario della Cgil, Susanna Camusso, il presidente Regione Liguria, Claudio Burlando e il sindaco Genova, Marco Doria.

L'idea di fondo è quella che non si potrà aprire una nuova fase di crescita e sviluppo se non si parte dal lavoro e dagli investimenti.  Ivano Bosco, segretario della Camera del lavoro di Genova, ha tenuto la relazione introduttiva. "Per uscire dalla crisi - ha detto - si è scelto la strada più comoda: agire sui redditi dei lavoratori e dei pensionati, e sul sistema di welfare. Ora siamo più poveri e senza lavoro, convinti che l'Italia non vivrà una nuova stagione di crescita se non riparte dalla creazione di posti di lavoro".

La mancanza di lavoro, come ha sottolineato il sindaco Marco Doria nel suo intervento, crea disuguaglianze e fratture molto profonde tra generazioni. Giovani che potrebbero non sentirsi accolti nel mondo creato dai loro padri. Va contrastata l'idea della riduzione del perimetro pubblico, secondo cui il welfare è visto solo come un costo. "La crisi - ha detto il primo cittadino - ha due cause fondamentali, una macroeconomica, che non può essere rimossa, e l'altra che dipende da noi: dobbiamo cancellare le ideologie dominanti degli ultimi decenni, quelle virtù salvifiche del mercato, che in realtà non esistono".

Un modello che si è incrinato e che dovrebbe essere messo da parte. Oggi, se possibile, la soluzione della crisi è più difficile di quella del '29, perché è specifica della nostra parte di mondo e richiede ricette diverse da quelle del passato. "Il Comune di Genova - ha detto Doria - è consapevole del fatto di essere un attore importante, ma è un attore tra i tanti, non gli si può attribuire capacità di intervento che non possiede". Prioritaria la difesa della struttura produttiva del nostro territorio. "Siamo stati vicini e abbiamo fatto da “sponda”- ha detto il sindaco - ai lavoratori dei cantieri navali e della siderurgia. Il nostro impegno non potrà mai sanare, però, il gap negativo dei livelli tecnologici di questi apparati produttivi, che possono essere colmati con una politica industriale, che non spetta agli enti locali formulare". Il Comune di Genova crede nel progetto Erzelli, anche nella sua parte “residenziale”. "Il fatto che si costruiscano - ha detto Doria - degli edifici, dando lavoro, è di per sé una cosa positiva che si inserisce nell'ambito della riorganizzazione del Ponente cittadino".

Per voltare pagina e riavviare il motore dell'economia, il Piano del Lavoro mette al primo posto il ruolo delle aziende pubbliche, la loro integrità e la loro crescita. "Vanno rimessi in moto - ha detto il segretario territoriale della Cgil - una serie di interventi di risistemazione del territorio, messa in sicurezza di fiumi, abitazioni che contribuirebbero a rilanciare l'occupazione nel settore edile". Il segretario della Cgil sottolinea come un fatto estremamente positivo il risultato colto dall'amministrazione comunale che è riuscita ad acquisire 25 milioni per lo scolmatore del Fereggiano. "Il nostro obiettivo - ha detto Doria .- è quello di discutere su come allocare le risorse per la messa in sicurezza del territorio con interventi preventivi, e non decide su come reperire risorse per rimediare ai danni delle alluvioni".

Per investire nella prevenzione è però necessario abbandonare la politica di tagli agli enti locali, che sono stati costretti a diminuire drasticamente gli interventi manutentivi e preventivi. La Pubblica Amministrazione, per giocare un ruolo di volano dell'economia locale, non deve più subire un freno negli investimenti imposto dal Governo. "Il Patto di stabilità è una gabbia. C'è bisogno di rivederne le norme senza perdere tempo. Tutti i comuni italiani sono alle prese con le difficoltà di bilancio, perché dovrebbero subire dei tagli a maggiori alle loro capacità di spesa. Siamo in presenza di tagli che si aggiungono a quelli dello scorso anno.Sono stato unico candidato a dire che avrei aumentato il carico fiscale pur di non tagliare i servizi. Ma oggi i margini  che c'erano nel 2012 non ci sono più".

Al convegno della Cgil, Claudio Burlando, richiamandosi al recente convegno promosso dalla Regione con imprenditori e istituzioni, ha proposto un programma di iniziative mirate a raggiungere risultati specifici per lo sviluppo, in particolare per la portualità. Quest’ultima, ha ricordato il presidente, contribuisce fortemente alle entrati fiscali dello Stato e potrebbe contribuire anche di più se fosse ulteriormente sostenuta e sviluppata.  Un'attenzione particolare è stata rivolta al settore delle costruzioni che, più di ogni altro, ha dovuto fare i conti con la crisi. Regione e Comune hanno così deciso di chiedere a Rfi (Rete ferroviaria italiana) e Cociv (Consorzio collegamenti integrati veloci che si occupa della progettazione e realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità Tortona/Novi Ligure/Genova)  e sindacati l'apertura di un tavolo per stabilire quanti disoccupati edili liguri verranno assunti per la realizzazione del Terzo Valico. 


In conclusione del convegno è intervenuta la segretaria della Cgil, Susanna Camusso. Aver abbandonato un’idea del paese fondata sul lavoro, ha detto, ha provocato solo macerie. C’è una parte della società italiana collocata in una logica distruttiva, mentre la Cgil non rinuncia a battersi per una prospettiva di sviluppo.Le esportazione non bastano, occorre una prospettiva, ma ci sono intanto emergenze che vanno affrontate subito, guardando alla condizione delle persone Bisogna fermare le emorragie delle aziende e consentire ai comuni di investire le risorse, particolarmente per le opere diffuse sul territorio, perché  è da quella parte che proviene la maggiore occupazione, più che dalle grandi opere. La segretaria della Cgil guarda con preoccupazione al “concentrato esplosivo di queste persone che rischia di deflagrare nel prossimo giugno per la coincidenza delle scadenze imu, tares e aumento dell’iva”. La Cgil chiede una riforma fiscale in cui la patrimoniale, una tassazione in base ai redditi reali costituisca la normalità e non l’eccezione. 
genova, 27 marzo 2013
Ultimo aggiornamento: 27/03/2013
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