La due giorni legata alla XVII giornata della “Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie”, indetta dall’associazione Libera nella nostra città, è iniziata questa mattina al Teatro Hop Altrove di piazzetta Cambiaso, dove ha avuto luogo il convegno dal titolo “L’impatto dell’illegalità nella vita economica e sociale dei territori”.
I relatori: Antonio Balsamo, magistrato della procura di Caltanissetta, da anni impegnato in indagini sulle mafie a livello nazionale, Anna Canepa, procuratore della Direzione nazionale Antimafia, Davide Papi, responsabile dei beni confiscati alle mafie per Libera, Carla Gregori, rappresentante dei Commercianti della sestriere della Maddalena di Genova e l’avvocato siciliano Orlando la Spina. I lavori sono stati moderati da Giovanni Chinnici, figlio del magistrato ucciso dalla mafia nel 1983, presidente dell’omonima fondazione, che da anni studia il fenomeno dell’infiltrazione mafiosa nella società civile nei diversi contesti italiani.
Proprio Chinnici apre il convegno: «Da anni esistono prove in atti giudiziari di forti collegamenti tra le associazioni mafiosi radicate nel sud del paese con le regioni del nord. È soprattutto il tessuto economico a risultare particolarmente interessato a questo fenomeno: secondo una ricerca, ancora in corso, della fondazione Chinnici, Genova e la Liguria sono da anni nel mirino delle cosche. Stiamo cercando di capire in che termini queste agiscano in posti come, ad esempio, la Maddalena e nel Centro Storico. Negli anni 70 e 80 – ha sottolineato l’avvocato – c’era una forte resistenza da parte della società di civile ad ammettere queste problematiche: la lotta alle mafie non deve essere, quindi, solo una lotta giudiziaria, tutti noi dobbiamo reagire e respingere la cultura della criminalità organizzata, che oggi si spinge direttamente nel mondo dell’imprenditoria e della politica».
Andrea Fabris, rappresentante della Compagnia San Paolo, che in questi mesi sta cooperando con Libera per il progetto di riqualificazione della Maddalena, così descrive il senso di questo lavoro: «La strategia di partire da piccole aree, “adottando” un territorio per sottrarlo dall’illegalità ha una grande valore aggiunto: rende immediatamente visibili i risultati agli occhi di chi quel territorio lo vive tutti i giorni, rendendo più concreta e condivisa la lotta».
Prende la parola Antonio Balsamo che subito esalta l’esperienza di Libera perché «riesce a creare e diffondere quegli anticorpi necessari per respingere i tentativi di una deriva mafiosa, per fare terra bruciata intorno alla malavita». Parlando della Liguria: «Questa regione, come molte altre sparse in tutto il mondo, deve prepararsi a fronteggiare una mafia che sa sfruttare i lati oscuri della globalizzazione: dobbiamo diffondere i modelli antimafia». Anche gli strumenti giuridici devono aggiornarsi: «In questi giorni a è stata approvata una risoluzione del Parlamento Europeo che affronta il problema mafia a livello sovranazionale, portando avanti il modello italiano per la confisca dei terreni, per arrivare ad un codice Antimafia Europeo». Tornando nel contesto italiano: «La logica del “Processo Breve”è dannosa perché rischia di rendere inutili gli sforzi di questa lotta».
Anna Canepa, dove aver ricordato i meriti di Rocco di Chinnici, uno dei padri dell’Antimafia,
focalizza la sua attenzione sulla permeabilità dei territorio alle mafie: «Spesso ci si stupisce quando sulla stampa si parla di fatti di sangue legati alle dinamiche della associazioni di stampo mafioso, ma non dobbiamo dimenticare tutte le dinamiche collaterali, legate a tutto il sottobosco del disagio che rende un territorio appetibile per le mafie».
Anche i commercianti della Maddalena, in prima linea in questo percorso di riqualificazione del quartiere, continuano a riboccarsi le maniche: «Una quartiere come questo, ricco di Storia e di storie, ha bisogno che siano coinvolte tutte le sue componenti sociali per proseguire il percorso della legalità. – spiega Carla Gregori – Noi oggi stiamo lavorando su due fronti: quello dell’usura e quello delle sale da gioco, che creano un ambiente in cui la malavita può irrobustirsi. Per portare avanti gli sforzi abbiamo però bisogno dello sforzo di tutti: abbiamo bisogno di esempi dall’alto e di azioni concordate. Fa molto male vedere l’ufficio dell’Avamposto Legale delle Vigne che apre e chiude a comando, viste le sue finalità. Dall’altro lato,“In Scia Stradda” non è un successo dello Stato, non è un successo dei commercianti, non è un successo di don Ciotti, ma è un successo di tutti, della rete della legalità».
Terminato il convegno, relatori e pubblico hanno raggiunto, in zona Balbi, la cerimonia per l’inaugurazione della nuova “Piazzetta delle Vittime di tutte le mafie”: un altro piccolo passo è stato fatto, un altro mattone posto in opera: la lotta all’illegalità è appena incominciata.
I relatori: Antonio Balsamo, magistrato della procura di Caltanissetta, da anni impegnato in indagini sulle mafie a livello nazionale, Anna Canepa, procuratore della Direzione nazionale Antimafia, Davide Papi, responsabile dei beni confiscati alle mafie per Libera, Carla Gregori, rappresentante dei Commercianti della sestriere della Maddalena di Genova e l’avvocato siciliano Orlando la Spina. I lavori sono stati moderati da Giovanni Chinnici, figlio del magistrato ucciso dalla mafia nel 1983, presidente dell’omonima fondazione, che da anni studia il fenomeno dell’infiltrazione mafiosa nella società civile nei diversi contesti italiani.
Proprio Chinnici apre il convegno: «Da anni esistono prove in atti giudiziari di forti collegamenti tra le associazioni mafiosi radicate nel sud del paese con le regioni del nord. È soprattutto il tessuto economico a risultare particolarmente interessato a questo fenomeno: secondo una ricerca, ancora in corso, della fondazione Chinnici, Genova e la Liguria sono da anni nel mirino delle cosche. Stiamo cercando di capire in che termini queste agiscano in posti come, ad esempio, la Maddalena e nel Centro Storico. Negli anni 70 e 80 – ha sottolineato l’avvocato – c’era una forte resistenza da parte della società di civile ad ammettere queste problematiche: la lotta alle mafie non deve essere, quindi, solo una lotta giudiziaria, tutti noi dobbiamo reagire e respingere la cultura della criminalità organizzata, che oggi si spinge direttamente nel mondo dell’imprenditoria e della politica».
Andrea Fabris, rappresentante della Compagnia San Paolo, che in questi mesi sta cooperando con Libera per il progetto di riqualificazione della Maddalena, così descrive il senso di questo lavoro: «La strategia di partire da piccole aree, “adottando” un territorio per sottrarlo dall’illegalità ha una grande valore aggiunto: rende immediatamente visibili i risultati agli occhi di chi quel territorio lo vive tutti i giorni, rendendo più concreta e condivisa la lotta».
Prende la parola Antonio Balsamo che subito esalta l’esperienza di Libera perché «riesce a creare e diffondere quegli anticorpi necessari per respingere i tentativi di una deriva mafiosa, per fare terra bruciata intorno alla malavita». Parlando della Liguria: «Questa regione, come molte altre sparse in tutto il mondo, deve prepararsi a fronteggiare una mafia che sa sfruttare i lati oscuri della globalizzazione: dobbiamo diffondere i modelli antimafia». Anche gli strumenti giuridici devono aggiornarsi: «In questi giorni a è stata approvata una risoluzione del Parlamento Europeo che affronta il problema mafia a livello sovranazionale, portando avanti il modello italiano per la confisca dei terreni, per arrivare ad un codice Antimafia Europeo». Tornando nel contesto italiano: «La logica del “Processo Breve”è dannosa perché rischia di rendere inutili gli sforzi di questa lotta».
Anna Canepa, dove aver ricordato i meriti di Rocco di Chinnici, uno dei padri dell’Antimafia,
focalizza la sua attenzione sulla permeabilità dei territorio alle mafie: «Spesso ci si stupisce quando sulla stampa si parla di fatti di sangue legati alle dinamiche della associazioni di stampo mafioso, ma non dobbiamo dimenticare tutte le dinamiche collaterali, legate a tutto il sottobosco del disagio che rende un territorio appetibile per le mafie».
Anche i commercianti della Maddalena, in prima linea in questo percorso di riqualificazione del quartiere, continuano a riboccarsi le maniche: «Una quartiere come questo, ricco di Storia e di storie, ha bisogno che siano coinvolte tutte le sue componenti sociali per proseguire il percorso della legalità. – spiega Carla Gregori – Noi oggi stiamo lavorando su due fronti: quello dell’usura e quello delle sale da gioco, che creano un ambiente in cui la malavita può irrobustirsi. Per portare avanti gli sforzi abbiamo però bisogno dello sforzo di tutti: abbiamo bisogno di esempi dall’alto e di azioni concordate. Fa molto male vedere l’ufficio dell’Avamposto Legale delle Vigne che apre e chiude a comando, viste le sue finalità. Dall’altro lato,“In Scia Stradda” non è un successo dello Stato, non è un successo dei commercianti, non è un successo di don Ciotti, ma è un successo di tutti, della rete della legalità».
Terminato il convegno, relatori e pubblico hanno raggiunto, in zona Balbi, la cerimonia per l’inaugurazione della nuova “Piazzetta delle Vittime di tutte le mafie”: un altro piccolo passo è stato fatto, un altro mattone posto in opera: la lotta all’illegalità è appena incominciata.