Marta Vincenzi partecipa alla manifestazione di Milano organizzata dall’Anci contro i tagli ai comuni con idee chiare: «Dai giornali – commenta – arrivano notizie poco rassicuranti. L’innalzamento di un punto percentuale dell’IVA è una proposta che a mio avviso serve solo a far cassa, senza riequilibrare il carico tra persone e cose: sarebbe meglio inserirla all’interno di una riforma fiscale abbinandola a una riduzione dell’Irpef sui redditi più bassi, peraltro annunciata più volte dal ministro Tremonti».
Il sindaco propone una soluzione: «Ripristinare l’Ici per le case sopra ad un certo valore. Era una risorsa che i comuni potevano utilizzare legata alla presenza di residenti nelle città».
Le proposte di emendamento al decreto 138, di concerto con l’Anci, per quanto riguarda le fonti d’entrata, risultano evidenti: correggere il decreto che ha previsto la sostituzione, nella nuova autonomia fiscale, dell’Irpef con l’IVA. «Ma – aggiunge Vincenzi – servirebbe la compartecipazione comunale all'Irpef se accompagnata da un’autonomia maggiore sull’addizionale, che andrebbe totalmente riscritta e ampliata».
Non si tratta solo di tagli, sostiene il sindaco: «Ha ragione chi ha detto che la manovra è come una torta a strati che va considerata nel suo insieme. Non è importante solo il tema della riduzione dei tagli in sé, ma anche come viene inserito all’interno di una serie di altre questioni. Tra le altre, quella del personale: il potere decisionale dei comuni viene completamente inficiato in materia di organizzazione e assunzione di personale perché nella manovra si ordina un blocco al 40% del costo aggregato di tutto la manodopera, sia in seno ai comuni che nelle società partecipate. Il personale è lo strumento con cui vengono erogati i servizi: il blocco delle assunzioni spinge verso la privatizzazione».
Nonostante il 23bis sia stato abrogato da referendum popolare, con i nuovi tagli si rischia di tornare ad una nuova ondata di privatizzazioni: «In periodo di crisi, dobbiamo attirare investitori privati mantenendo le aziende in house (e cioè a regia pubblica, ndr). Si può vincere insieme questa sfida se, ad esempio, si eliminano le spese finanziarie sostenute con queste entrate dal novero delle spese utili ai fini del calcolo del patto di stabilità».
L’idea di “comune trasparente” passa attraverso il concetto di federalismo: «Nell’ambito del rapporto con i cittadini – spiega il primo cittadino - la civica amministrazione deve poter spiegare perché abbia compiuto alcune scelte, in base al grado d’efficienza, collaborando con i cittadini. Lo Stato non può dare vincoli ma solo obiettivi, lasciando al comune potere discrezionale per il raggiungimento degli stessi».
La crisi, spiega Vincenzi, «va affrontata con una logica strutturale più che congiunturale. Chiediamo che la manovra venga valutata come se avesse tre gambe: la compartecipazione di tutti i livelli dello Stato alla riduzione del debito (i primi a chiederlo sono i giovani, che non hanno colpe sulla sua accumulazione), la crescita, perché è necessario studiare meccanismi che consentano la ripartenza, e l’autonomia, la “grande assente” da questa manovra e che anzi è declinata al contrario verso un centralismo burocratico ben lontano dal federalismo auspicato».
«Che ci si metta d’accordo decidendo insieme – conclude il sindaco - su quale saldo si debba arrivare, poi sta all’amministrazione locale decidere come arrivarci nella massima autonomia. Per quanto riguarda la “prima gamba”, secondo l’Anci, andrebbe previsto un incentivo per i comuni virtuosi, definito il piano di rinegoziazione dei mutui ed emanato il nuovo regolamento sui derivati. Obiettivo della seconda gamba l’aumento della spesa investimenti, tenendo fuori dal Patto di Stabilità gli interventi strategici (ad esempio, la messa in sicurezza degli asili) e costituendo un fondo presso la cassa depositi e prestiti che ci permetta di programmare, nell’arco del prossimo biennio, investimenti e opere strutturali fondamentali».
Il sindaco propone una soluzione: «Ripristinare l’Ici per le case sopra ad un certo valore. Era una risorsa che i comuni potevano utilizzare legata alla presenza di residenti nelle città».
Le proposte di emendamento al decreto 138, di concerto con l’Anci, per quanto riguarda le fonti d’entrata, risultano evidenti: correggere il decreto che ha previsto la sostituzione, nella nuova autonomia fiscale, dell’Irpef con l’IVA. «Ma – aggiunge Vincenzi – servirebbe la compartecipazione comunale all'Irpef se accompagnata da un’autonomia maggiore sull’addizionale, che andrebbe totalmente riscritta e ampliata».
Non si tratta solo di tagli, sostiene il sindaco: «Ha ragione chi ha detto che la manovra è come una torta a strati che va considerata nel suo insieme. Non è importante solo il tema della riduzione dei tagli in sé, ma anche come viene inserito all’interno di una serie di altre questioni. Tra le altre, quella del personale: il potere decisionale dei comuni viene completamente inficiato in materia di organizzazione e assunzione di personale perché nella manovra si ordina un blocco al 40% del costo aggregato di tutto la manodopera, sia in seno ai comuni che nelle società partecipate. Il personale è lo strumento con cui vengono erogati i servizi: il blocco delle assunzioni spinge verso la privatizzazione».
Nonostante il 23bis sia stato abrogato da referendum popolare, con i nuovi tagli si rischia di tornare ad una nuova ondata di privatizzazioni: «In periodo di crisi, dobbiamo attirare investitori privati mantenendo le aziende in house (e cioè a regia pubblica, ndr). Si può vincere insieme questa sfida se, ad esempio, si eliminano le spese finanziarie sostenute con queste entrate dal novero delle spese utili ai fini del calcolo del patto di stabilità».
L’idea di “comune trasparente” passa attraverso il concetto di federalismo: «Nell’ambito del rapporto con i cittadini – spiega il primo cittadino - la civica amministrazione deve poter spiegare perché abbia compiuto alcune scelte, in base al grado d’efficienza, collaborando con i cittadini. Lo Stato non può dare vincoli ma solo obiettivi, lasciando al comune potere discrezionale per il raggiungimento degli stessi».
La crisi, spiega Vincenzi, «va affrontata con una logica strutturale più che congiunturale. Chiediamo che la manovra venga valutata come se avesse tre gambe: la compartecipazione di tutti i livelli dello Stato alla riduzione del debito (i primi a chiederlo sono i giovani, che non hanno colpe sulla sua accumulazione), la crescita, perché è necessario studiare meccanismi che consentano la ripartenza, e l’autonomia, la “grande assente” da questa manovra e che anzi è declinata al contrario verso un centralismo burocratico ben lontano dal federalismo auspicato».
«Che ci si metta d’accordo decidendo insieme – conclude il sindaco - su quale saldo si debba arrivare, poi sta all’amministrazione locale decidere come arrivarci nella massima autonomia. Per quanto riguarda la “prima gamba”, secondo l’Anci, andrebbe previsto un incentivo per i comuni virtuosi, definito il piano di rinegoziazione dei mutui ed emanato il nuovo regolamento sui derivati. Obiettivo della seconda gamba l’aumento della spesa investimenti, tenendo fuori dal Patto di Stabilità gli interventi strategici (ad esempio, la messa in sicurezza degli asili) e costituendo un fondo presso la cassa depositi e prestiti che ci permetta di programmare, nell’arco del prossimo biennio, investimenti e opere strutturali fondamentali».