Che cos’è il patto di stabilità e a che cosa serve?
«Il patto di stabilità è una misura contabile che interessa i bilanci del Paese e degli enti locali che ha come finalità quella di ridurre l’indebitamento pubblico. A questa riduzione sono stati chiamati a contribuire anche gli enti locali. Nasce nel 2007 da una normativa europea che i vari paesi membri hanno recepito al loro interno ; nel caso italiano gli enti locali sono stati chiamati a contribuire pesantemente con rigidi e via via sempre più forti vincoli alla loro capacità di spesa ed investimenti sul proprio territorio.
Che cosa significa per il Comune di Genova?
«Ai Comuni viene imposto un vincolo rappresentato da un importo, cosiddetto saldo obiettivo di patto, che è la risultanza di una somma algebrica tra entrate e uscite di parte corrente - calcolate come competenza e quindi non nel momento in cui si verifica il flusso di pagamento ma nel momento in cui nasce il costo o l’entrata – e le entrate e le uscite di conto capitale, ovvero quelle che servono per gli investimenti – calcolate in questo caso per flusso di cassa. Tra le entrate di conto capitale non si calcolano gli importi che entrano nel bilancio per effetto dell’indebitamento annuo: in parole semplici, non si contano i mutui accesi dal Comune per gli investimenti sul territorio. Mettendo a confronto questi due macro saldi si ottiene il saldo obiettivo reale che deve rispettare i vincoli imposti dal governo. L’anno scorso questo vincolo era di 900 mila euro, quest’anno è salito a 22.7 milioni, mentre per il 2012 è previsto a 55 milioni».
In parole semplici?
«Più spendi, più paghi e magari le entrate non le incassi subito più il saldo reale aumenta e si allontana dal vincolo. È come se venissero tolti altri 22 milioni alle possibilità di pagamento del Comune, che però nel 2011 si trova a pagare lavori pubblici programmati ed avviati in un momento in cui il problema non era così ingente. Pur avendo la liquidità necessaria a pagare tutti i pagamenti sospesi (40 milioni, ndr) adesso siamo costretti a ritardare i pagamenti per non abbassare il saldo reale allontanandolo dagli obiettivi del patto. Se potessimo sbloccare questi soldi, ne gioverebbe tutto il territorio, le imprese e i lavoratori».
Una strada senza uscita, insomma…
«La situazione potrà migliorare con la realizzazione di alcuni incassi derivanti, ad esempio, dalla vendita degli immobili ex Nira e di altri introiti connessi a dismissioni o erogazione di altri Enti ( Stato, Regione, ecc..). Cifre che se arriveranno effettivamente entro la fine dell’anno ci consentiranno di guardare con maggior respiro al saldo e sbloccare alcuni pagamenti.
A subire maggiormente questa situazione sono le piccole e medie aziende, quelle che se non hanno 200 mila euro di entrata non riescono a pagare gli stipendi e vanno in crisi.
Attualmente abbiamo pagato tutte le fatture medie e piccole fino al 15 giugno, ma siamo scesi sotto il limite fissato dal governo; da ciò la necessità di monitorare costantemente le variazioni del saldo obiettivo e programmare conseguentemente i pagamenti e le spese.».
Che cosa succederebbe se si sforasse il vincolo del patto di stabilità?
«Le conseguenze dello sforamento del patto sono molto dure. In primis, l’importo dello sforamento viene aggiunto ai 50 milioni di tagli già previsti dalla manovra finanziaria. Il Comune che ha sforato il patto l’anno successivo non può più fare indebitamento, cioè non può più accendere il mutuo per gli investimenti che verrebbero quindi definitivamente bloccati. E ancora: non può essere più fatto un euro di spesa per assunzione di nuovo personale, si contrae la spesa mensile con una riduzione della possibilità di erogare servizi pubblici e possono esserci responsabilità contabili per gli stessi amministratori. Insomma, sforare il patto significherebbe chiudere la città».
Com’è messo il saldo di Genova?
«Fino all’anno scorso il nostro saldo era gestibile, rispettavamo il patto, liberavamo investimenti e pagavamo a 30/60 giorni tanto che certi privati, che pagavano anche a 90/120 giorni, si stupivano. Quest’anno la situazione di tutti i Comuni è molto critica: c’è un gruppo di lavoro composto da membri dell’Anci e del governo che sta studiando possibili misure di allentamento del patto perché sta mettendo in crisi tutto il sistema di investimento degli enti locali».
Come se ne esce?
«Le strade sono due: o si migliora il saldo oppure si escludono dal computo alcune spese. Se spendo 2 milioni per riparare il tetto di una scuola che altrimenti mi costringerebbe ad interrompere le lezioni dovrei tenerli fuori dal patto: sono interventi urgenti e molto delicati. E così anche per emergenze come le alluvioni oppure per tutte le spese imposte dalla legge, come quelle previste per la giustizia o per la tutela dei minori. Il patto dovrebbe riguardare solo le spese che riguardano le attività in cui incidono maggiormente le scelte politiche e amministrative dell’ente».
«Il patto di stabilità è una misura contabile che interessa i bilanci del Paese e degli enti locali che ha come finalità quella di ridurre l’indebitamento pubblico. A questa riduzione sono stati chiamati a contribuire anche gli enti locali. Nasce nel 2007 da una normativa europea che i vari paesi membri hanno recepito al loro interno ; nel caso italiano gli enti locali sono stati chiamati a contribuire pesantemente con rigidi e via via sempre più forti vincoli alla loro capacità di spesa ed investimenti sul proprio territorio.
Che cosa significa per il Comune di Genova?
«Ai Comuni viene imposto un vincolo rappresentato da un importo, cosiddetto saldo obiettivo di patto, che è la risultanza di una somma algebrica tra entrate e uscite di parte corrente - calcolate come competenza e quindi non nel momento in cui si verifica il flusso di pagamento ma nel momento in cui nasce il costo o l’entrata – e le entrate e le uscite di conto capitale, ovvero quelle che servono per gli investimenti – calcolate in questo caso per flusso di cassa. Tra le entrate di conto capitale non si calcolano gli importi che entrano nel bilancio per effetto dell’indebitamento annuo: in parole semplici, non si contano i mutui accesi dal Comune per gli investimenti sul territorio. Mettendo a confronto questi due macro saldi si ottiene il saldo obiettivo reale che deve rispettare i vincoli imposti dal governo. L’anno scorso questo vincolo era di 900 mila euro, quest’anno è salito a 22.7 milioni, mentre per il 2012 è previsto a 55 milioni».
In parole semplici?
«Più spendi, più paghi e magari le entrate non le incassi subito più il saldo reale aumenta e si allontana dal vincolo. È come se venissero tolti altri 22 milioni alle possibilità di pagamento del Comune, che però nel 2011 si trova a pagare lavori pubblici programmati ed avviati in un momento in cui il problema non era così ingente. Pur avendo la liquidità necessaria a pagare tutti i pagamenti sospesi (40 milioni, ndr) adesso siamo costretti a ritardare i pagamenti per non abbassare il saldo reale allontanandolo dagli obiettivi del patto. Se potessimo sbloccare questi soldi, ne gioverebbe tutto il territorio, le imprese e i lavoratori».
Una strada senza uscita, insomma…
«La situazione potrà migliorare con la realizzazione di alcuni incassi derivanti, ad esempio, dalla vendita degli immobili ex Nira e di altri introiti connessi a dismissioni o erogazione di altri Enti ( Stato, Regione, ecc..). Cifre che se arriveranno effettivamente entro la fine dell’anno ci consentiranno di guardare con maggior respiro al saldo e sbloccare alcuni pagamenti.
A subire maggiormente questa situazione sono le piccole e medie aziende, quelle che se non hanno 200 mila euro di entrata non riescono a pagare gli stipendi e vanno in crisi.
Attualmente abbiamo pagato tutte le fatture medie e piccole fino al 15 giugno, ma siamo scesi sotto il limite fissato dal governo; da ciò la necessità di monitorare costantemente le variazioni del saldo obiettivo e programmare conseguentemente i pagamenti e le spese.».
Che cosa succederebbe se si sforasse il vincolo del patto di stabilità?
«Le conseguenze dello sforamento del patto sono molto dure. In primis, l’importo dello sforamento viene aggiunto ai 50 milioni di tagli già previsti dalla manovra finanziaria. Il Comune che ha sforato il patto l’anno successivo non può più fare indebitamento, cioè non può più accendere il mutuo per gli investimenti che verrebbero quindi definitivamente bloccati. E ancora: non può essere più fatto un euro di spesa per assunzione di nuovo personale, si contrae la spesa mensile con una riduzione della possibilità di erogare servizi pubblici e possono esserci responsabilità contabili per gli stessi amministratori. Insomma, sforare il patto significherebbe chiudere la città».
Com’è messo il saldo di Genova?
«Fino all’anno scorso il nostro saldo era gestibile, rispettavamo il patto, liberavamo investimenti e pagavamo a 30/60 giorni tanto che certi privati, che pagavano anche a 90/120 giorni, si stupivano. Quest’anno la situazione di tutti i Comuni è molto critica: c’è un gruppo di lavoro composto da membri dell’Anci e del governo che sta studiando possibili misure di allentamento del patto perché sta mettendo in crisi tutto il sistema di investimento degli enti locali».
Come se ne esce?
«Le strade sono due: o si migliora il saldo oppure si escludono dal computo alcune spese. Se spendo 2 milioni per riparare il tetto di una scuola che altrimenti mi costringerebbe ad interrompere le lezioni dovrei tenerli fuori dal patto: sono interventi urgenti e molto delicati. E così anche per emergenze come le alluvioni oppure per tutte le spese imposte dalla legge, come quelle previste per la giustizia o per la tutela dei minori. Il patto dovrebbe riguardare solo le spese che riguardano le attività in cui incidono maggiormente le scelte politiche e amministrative dell’ente».