Presentato questa mattina, nel corso della commissione welfare, presieduta dal consigliere Cristina Lodi, un protocollo d’intesa che verrà presto sottoscritto tra il Comune di Genova e il Forum del Terzo Settore. Si tratta, se così si può dire, di una sfida su come si può migliorare lo stato sociale cittadino a fronte di una diminuzione delle risorse, riannodando i legami tra l’amministrazione e chi eroga i servizi, cioè associazioni di volontariato e cooperative sociali.
In un’epoca in cui tagli alle risorse e crisi economica viaggiano fianco a fianco, comune e terzo settore non possono voltarsi le spalle, ma devono marciare unite per dare alle politiche sociosanitarie del comune un più ampio raggio d'azione, anche attraverso una visione più ampia della sfera dei bisogni e delle speranze dei cittadini in condizione di fragilità sociale o di estrema povertà.
In generale, il ruolo del Terzo Settore, con riferimento alla legge Turco, è quello di collaborare con le pubbliche amministrazioni locali nella definizione delle linee di programmazione del welfare. Gli interlocutori prioritari per l’Amministrazione sono le associazioni di volontari, che collaborano gratis o quasi, e le cooperative sociali, che rappresentano il braccio operativo dei servizi sociali.
Per dare un’idea della diminuzione delle risorse basterà riferirsi ai tagli al fondo nazionale per la spesa sociale, diminuito da un miliardo di euro del 2008 a 70 milioni di euro nel 2012, con una riduzione del 98 %. In questo quadro, cooperative e associazioni, vivono forti preoccupazioni per la loro sopravvivenza. Sono particolarmente importanti per la consolidata collaborazione con il Comune di Genova, Auxilium, Caritas e San Marcellino che offrono servizi per le estreme povertà.
Entrando nel dettaglio, il protocollo assegna al Comune il ruolo chiave di regista dell’operazione, di chi cioè deve far dialogare tra loro cooperative e imprese sociali, associazioni di promozione sociale, associazioni di volontariato e altri enti no profit. Tutti dovranno impegnarsi a limitare, ognuno per la propria parte, gli impatti negativi dei tagli dei trasferimenti dello Stato, in pratica a far corrispondere a meno risorse più servizio.
Cambieranno anche le modalità di lavoro. La mappa dei bisogni verrà aggiornata, come direbbe un anglosassone, working in progress, modificando le risposte in tempo reale e in modo flessibile. Una grossa novità è rappresentata dall’introduzione di strumenti di valutazione dei servizi erogati ai cittadini, che non si tradurranno però in pagelline, ma avranno lo scopo di ottimizzare le risorse a disposizione.
In un’epoca in cui tagli alle risorse e crisi economica viaggiano fianco a fianco, comune e terzo settore non possono voltarsi le spalle, ma devono marciare unite per dare alle politiche sociosanitarie del comune un più ampio raggio d'azione, anche attraverso una visione più ampia della sfera dei bisogni e delle speranze dei cittadini in condizione di fragilità sociale o di estrema povertà.
In generale, il ruolo del Terzo Settore, con riferimento alla legge Turco, è quello di collaborare con le pubbliche amministrazioni locali nella definizione delle linee di programmazione del welfare. Gli interlocutori prioritari per l’Amministrazione sono le associazioni di volontari, che collaborano gratis o quasi, e le cooperative sociali, che rappresentano il braccio operativo dei servizi sociali.
Per dare un’idea della diminuzione delle risorse basterà riferirsi ai tagli al fondo nazionale per la spesa sociale, diminuito da un miliardo di euro del 2008 a 70 milioni di euro nel 2012, con una riduzione del 98 %. In questo quadro, cooperative e associazioni, vivono forti preoccupazioni per la loro sopravvivenza. Sono particolarmente importanti per la consolidata collaborazione con il Comune di Genova, Auxilium, Caritas e San Marcellino che offrono servizi per le estreme povertà.
Entrando nel dettaglio, il protocollo assegna al Comune il ruolo chiave di regista dell’operazione, di chi cioè deve far dialogare tra loro cooperative e imprese sociali, associazioni di promozione sociale, associazioni di volontariato e altri enti no profit. Tutti dovranno impegnarsi a limitare, ognuno per la propria parte, gli impatti negativi dei tagli dei trasferimenti dello Stato, in pratica a far corrispondere a meno risorse più servizio.
Cambieranno anche le modalità di lavoro. La mappa dei bisogni verrà aggiornata, come direbbe un anglosassone, working in progress, modificando le risposte in tempo reale e in modo flessibile. Una grossa novità è rappresentata dall’introduzione di strumenti di valutazione dei servizi erogati ai cittadini, che non si tradurranno però in pagelline, ma avranno lo scopo di ottimizzare le risorse a disposizione.