Sicurezza: da passiva a partecipata
La mediazione comunitaria a Genova

Il convegno, organizzato dalla Polizia Municipale, nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi. L’importanza della mediazione per la crescita della comunità. Il ruolo della Polizia Locale

Testo Alternativo
“Dalla sicurezza passiva alla sicurezza partecipata – le risorse della mediazione comunitaria per la Polizia Locale”.
Il titolo del convegno dice già molto, ma il concetto è chiarito ulteriormente da Juan Carlos Vezzulla, presidente di Imab e di Imap, gli Istituti di Mediazione e Arbitraggio Brasiliano e Portoghese, e vice presidente del Forum Mondiale di Mediazione, secondo cui «la Mediazione Comunitaria serve ad aiutare i cittadini a capire che “sono capaci”, mentre per centinaia di anni gli hanno insegnato che non lo sono e che hanno bisogno dell’intervento dell’autorità per ottenere qualsiasi cosa».

L’incontro si è tenuto nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi. Elena Fiorini, assessora alla Legalità e ai Diritti, ha introdotto i lavori sottolineando il momento di particolare difficoltà per le relazioni sociali, in un tessuto urbano in continua trasformazione, e la funzione fino a oggi svolta dalla Polizia Municipale, che è un importante strumento dell’Amministrazione Comunale per l’osservazione dei conflitti che si manifestano nel territorio e per l’intervento su di essi.
Un’azione che i vigili svolgono con strumenti nuovi e con una rinnovata visione della propria identità e professionalità, non solo in funzione di regolazione della mobilità, delle attività e delle relazioni urbane, ma soprattutto come attori importanti del rapporto tra il comune e il territorio e tra i cittadini stessi, per promuovere, attraverso il rispetto delle norme da parte di tutti, l’inclusione sociale e la parità di diritti e di doveri.

Sono intervenuti, oltre al già citato Vezzulla, Giacomo Tinella, comandante del Corpo di Polizia Municipale di Genova, Stefano Padovano, coordinatore dell’Osservatorio Sicurezza Urbana della Regione Liguria, Danilo De Luise della Fondazione San Marcellino di Genova e Mara Morelli del Dipartimento di Scienze della Comunicazione Linguistica e Culturale (Disclic) dell’Università di Genova.

La Polizia Locale ha per legge un ruolo centrale nel lavoro per l’attenuazione dei conflitti. Per questo motivo i vigili genovesi si sono messi in rete con l’associazione San Marcellino, con l'Università e con operatori del Comune e hanno organizzato corsi di formazione con la presenza di esperti e formatori internazionali di Mediazione Comunitaria. Si prevede che alla fine dell’ultimo dei cicli previsti siano circa 150 gli agenti municipali formati per la mediazione, oltre a vari operatori del sociale, della scuola e del volontariato.

«La mediazione – precisa Fiorini – rappresenta uno strumento in più, utile per superare il meccanismo norma-sanzione attraverso il coinvolgimento dei cittadini e la crescita del senso di responsabilità».
L’idea vincente di questo approccio è che la soluzione dei conflitti possa passare per la comprensione delle regole e dei loro perché. «Coinvolgere in un’azione comune il trasgressore e la persona offesa dalla violazione crea circuiti virtuosi che possono ridare un senso di appartenenza a una comunità, restituendo un significato al vivere insieme e alle regole che lo disciplinano».

Il ruolo sanzionatorio della Polizia Municipale rimane, ma Fiorini non lo ritiene sufficiente, perché «La nostra vita sociale è piena di conflitti: si pensi anche solo a quello tra gli anziani e i ragazzi che fanno rumore…»
Chiacchierando in margine al convegno, Fabrizio Bazurro, organizzatore dei corsi di formazione della Polizia Municipale, ci offre un esempio tipico di come possa crearsi una situazione di conflitto anche senza la violazione di norme. «I cittadini di origine genovese e italiana possono talvolta giudicare disgustoso l’odore di cucina delle famiglie straniere, che usano spezie a cui non sono abituati. In realtà non è un odore cattivo, è solo diverso».

Questo semplice esempio aiuta a riflettere sull’integrazione, che non consiste, come troppo spesso si dice, nell’adozione da parte dello straniero degli usi del popolo che lo ospita, ma in un movimento degli uni verso gli altri, verso la conoscenza e la reciproca stima.
Il conflitto, secondo Bazurro, è frequente tra gruppi che non si sono mai parlati; «spesso è sufficiente farli incontrare: dopo mezz’ora che si parlano, le cose vanno già meglio».

Il convegno ha destato grande interesse per come la polizia locale genovese interviene sulla conflittualità sociale. Ha partecipato oltre un centinaio di  persone, tra cui molti vigili genovesi e di altri Comuni tra cui Torino, assistenti sociali, operatori dei Municipi, operatori culturali, cittadini e appartenenti ad altre forze di polizia.

Genova, 13 novembre 2012
Ultimo aggiornamento: 13/11/2012
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