Seconda giornata di lavori ai Magazzini del Cotone nell’ambito della IX Biennale delle città e degli urbanisti europei. Tema chiave della sessione la pianificazione smart in funzione di uno sviluppo sostenibile e condiviso dai territori della Comunità.
A introdurre la discussione, le parole di Carlo Alberto Barbieri (Inu) che hanno posto l’accento sull’impreparazione dell’Europa ad affrontare una crisi iniziata sul piano finanziario ed estesasi rapidamente a quello dell’economia reale e quindi alle sfere sociale e politica. «La crisi, che ha iniziato a mostrarsi in forma continua e mutevole fin dai primi passi del programma quadro europeo per il 2007-2013, sta ponendo agli stati dell’Unione una sfida dalla quale si potrà uscire soltanto con un cambio di passo che dovrà contraddistinguere le nuove linee guida della pianificazione comunitaria per il 2014-2020». Secondo Barbieri, in discussione sono gli stessi fondamenti dello sviluppo economico classico: «L’attuale congiuntura economica sta dimostrando una forte debolezza all’interno della Comunità europea. È arrivato il momento di accantonare gli egoismi dei singoli Stati e puntare su uno smart planning che non sia vittima di nuove forme di settorialismo e che sia orientata a una sistematicità di sviluppo».
Al termine della sessione plenaria, la discussione si è articolata in differenti workshop monotematici paralleli con lo scopo di analizzare gli elementi fondativi che devono contraddistinguere il cammino di tutte le città europee verso il ruolo di Smart Cities.
Il raggiungimento degli obiettivi degni di una città intelligente non può prescindere da un corretto utilizzo della tecnologia, che dovrà essere nel contempo avanzata e accessibile a tutti. Il tema è stato sviscerato nel corso del laboratorio dal titolo “Innovazione nelle città gateway: casi italiani emergenti”, dove, tra gli altri, è intervenuto Pino Rasero, presidente di Leonardo Technology, che ha illustrato il ruolo del futuro Parco scientifico tecnologico degli Erzelli: «Lo sviluppo tecnologico ci è necessario per sopravvivere. Basti pensare che gli Stati Uniti ogni dieci anni raddoppiano gli investimenti nella ricerca, la Cina ogni cinque, mentre l’Italia è ferma esattamente a dieci anni fa. Per questo i parchi scientifici e tecnologici sono fondamentali per recuperare la strada perduta».
Affollatissimo il workshop dedicato alla presentazione delle vie di sviluppo urbano sostenibile imboccate da alcune città europee sulla strada verso Smart Cities. Tra gli speaking coordinati dal professor Pietro Garau (Inu), da segnalare quello di Ina Homeier-Mendes, dipartimento Sviluppo urbano e pianificazione di Vienna: «Il nostro punto di forza è il tentativo di coinvolgere tutta la cittadinanza in questa sfida. Dobbiamo aver bene presente, però, che non si tratta solo di una questione tecnologica: Vienna è una città multietnica, diventa perciò fondamentale educare tutta la popolazione a comportamenti sostenibili, anche quella parte che non ha così dimestichezza con l’hi-tech».
Sul tema è intervenuto anche Marco Beltrami (IBM Global Business Services), che si è soffermato principalmente sul miglioramento dei servizi urbani grazie all’applicazione delle innovazioni tecnologiche: «Per fare ciò è necessaria una maggiore integrazione tra tutte le realtà che operano sul territorio. La città intelligente è quella che riesce a integrare i propri servizi e metterli in stretta comunicazione tra loro».
Il confronto sulle città portuali e i loro collegamenti attraverso i corridoi paneuropei, tavolo di discussione sulla città porto, si è concentrato sui di Marsiglia e La Spezia, realtà con le quali Genova deve necessariamente confrontarsi, analizzati rispettivamente da Régine Vinson e Lorenzo Forcieri, presidente dell’Autorità Portuale spezzina. A chiudere il laboratorio, la relazione su Santander, tenuta da Flavio Tejada, direttore associato della sede Arup (nota società di ingegneria anglosassone) di Madrid: «Nonostante le sostanziali differenze geografiche tra Santander e Genova, a cominciare dalle dimensioni, non mancano i punti in comune. Basti pensare che oggi, mentre io raccontavo Santander alla Biennale di Genova, Renzo Piano era in Spagna impegnato in una visita della città basca, dove è in procinto di realizzare un grande centro culturale sul fronte del porto. Da tempo, ormai, guardiamo verso Genova con grande interesse».
Video di Riccardo Molinari.
A introdurre la discussione, le parole di Carlo Alberto Barbieri (Inu) che hanno posto l’accento sull’impreparazione dell’Europa ad affrontare una crisi iniziata sul piano finanziario ed estesasi rapidamente a quello dell’economia reale e quindi alle sfere sociale e politica. «La crisi, che ha iniziato a mostrarsi in forma continua e mutevole fin dai primi passi del programma quadro europeo per il 2007-2013, sta ponendo agli stati dell’Unione una sfida dalla quale si potrà uscire soltanto con un cambio di passo che dovrà contraddistinguere le nuove linee guida della pianificazione comunitaria per il 2014-2020». Secondo Barbieri, in discussione sono gli stessi fondamenti dello sviluppo economico classico: «L’attuale congiuntura economica sta dimostrando una forte debolezza all’interno della Comunità europea. È arrivato il momento di accantonare gli egoismi dei singoli Stati e puntare su uno smart planning che non sia vittima di nuove forme di settorialismo e che sia orientata a una sistematicità di sviluppo».
Al termine della sessione plenaria, la discussione si è articolata in differenti workshop monotematici paralleli con lo scopo di analizzare gli elementi fondativi che devono contraddistinguere il cammino di tutte le città europee verso il ruolo di Smart Cities.
Il raggiungimento degli obiettivi degni di una città intelligente non può prescindere da un corretto utilizzo della tecnologia, che dovrà essere nel contempo avanzata e accessibile a tutti. Il tema è stato sviscerato nel corso del laboratorio dal titolo “Innovazione nelle città gateway: casi italiani emergenti”, dove, tra gli altri, è intervenuto Pino Rasero, presidente di Leonardo Technology, che ha illustrato il ruolo del futuro Parco scientifico tecnologico degli Erzelli: «Lo sviluppo tecnologico ci è necessario per sopravvivere. Basti pensare che gli Stati Uniti ogni dieci anni raddoppiano gli investimenti nella ricerca, la Cina ogni cinque, mentre l’Italia è ferma esattamente a dieci anni fa. Per questo i parchi scientifici e tecnologici sono fondamentali per recuperare la strada perduta».
Affollatissimo il workshop dedicato alla presentazione delle vie di sviluppo urbano sostenibile imboccate da alcune città europee sulla strada verso Smart Cities. Tra gli speaking coordinati dal professor Pietro Garau (Inu), da segnalare quello di Ina Homeier-Mendes, dipartimento Sviluppo urbano e pianificazione di Vienna: «Il nostro punto di forza è il tentativo di coinvolgere tutta la cittadinanza in questa sfida. Dobbiamo aver bene presente, però, che non si tratta solo di una questione tecnologica: Vienna è una città multietnica, diventa perciò fondamentale educare tutta la popolazione a comportamenti sostenibili, anche quella parte che non ha così dimestichezza con l’hi-tech».
Sul tema è intervenuto anche Marco Beltrami (IBM Global Business Services), che si è soffermato principalmente sul miglioramento dei servizi urbani grazie all’applicazione delle innovazioni tecnologiche: «Per fare ciò è necessaria una maggiore integrazione tra tutte le realtà che operano sul territorio. La città intelligente è quella che riesce a integrare i propri servizi e metterli in stretta comunicazione tra loro».
Il confronto sulle città portuali e i loro collegamenti attraverso i corridoi paneuropei, tavolo di discussione sulla città porto, si è concentrato sui di Marsiglia e La Spezia, realtà con le quali Genova deve necessariamente confrontarsi, analizzati rispettivamente da Régine Vinson e Lorenzo Forcieri, presidente dell’Autorità Portuale spezzina. A chiudere il laboratorio, la relazione su Santander, tenuta da Flavio Tejada, direttore associato della sede Arup (nota società di ingegneria anglosassone) di Madrid: «Nonostante le sostanziali differenze geografiche tra Santander e Genova, a cominciare dalle dimensioni, non mancano i punti in comune. Basti pensare che oggi, mentre io raccontavo Santander alla Biennale di Genova, Renzo Piano era in Spagna impegnato in una visita della città basca, dove è in procinto di realizzare un grande centro culturale sul fronte del porto. Da tempo, ormai, guardiamo verso Genova con grande interesse».
Video di Riccardo Molinari.