l decreto sulla spending review oggi sarà sul tavolo del consiglio dei ministri. Il menù per accumulare una manciata di miliardi di risparmi nella spesa pubblica in grado di scongiurare l'aumento dell'Iva è fatta di innumerevoli "portate". Tra i "piatti" di casa Monti ce n'è uno che appare decisamente indigesto ai sindacati: la riduzione tout court per l'apparato statale del 20 per cento dei dirigenti e del 10 per cento del resto del personale.
Per gli enti locali, invece, l'ultima bozza del decreto prevede che la riduzione del personale sia affrontata attraverso «parametri di virtuosità». Il primo dei quali sarebbe proprio il rapporto tra dipendenti e popolazione residente. Una cura dimagrante complicata da calcolare. Sarà determinata una media nazionale del personale in servizio e la consistenza dei vari enti sarà confrontata con questo valore di riferimento. Quelli che si discosteranno dalla media per più del 20 percento avranno il divieto assoluto di fare assunzioni; quelli che avranno invece una differenza del 40 e oltre si vedranno applicare le procedure di mobilità delle amministrazioni centrali.
Qualche chiarimento sulle intenzioni del governo lo ha dato il ministro della Funzione pubblica. «Ci sarà una riduzione dei costi strutturale che se da una parte vedrà la riduzione dei costi, dall'altra aprirà spiragli per nuove assunzioni mirate sui giovani» ha detto Patroni Griffi assicurando che i tagli di personale «sono selettivi e non lineari, quindi non si possono fare numeri perché ci saranno compensazioni". L'area del pubblico impiego è quindi destinata ad una drastica cura dimagrante, che non risparmia neanche le consulenze, ambito nel quale certamente è più facile tagliare. Le consulenze dovranno essere ridotte del 50% rispetto alla spesa sostenuta nel 2009. Sarà comunque un processo graduale, la revisione delle piante organiche richiede un certo tempo.
E' difficile fare numeri sugli organici perché in alcuni casi le piante organiche teoriche sono già di fatto superate dal blocco del turnover degli anni scorsi. Non tutti i comprati della pubblica amministrazione quindi avranno dipendenti in esubero. E' anzi prevedibile che in alcune situazioni la mancata sostituzione del personale andato in pensioni evidenzi piante organiche scoperte.
L'austerity dei dipendenti del pubblico impiego prevede anche l'imposizione di un tetto ai buoni pasto. Gli statali non potranno ricevere buoni pasto del valore superiore ai 7 euro, cifra che attualmente è in verità superiore a quella percepita dalla maggioranza dei beneficiari. Di pari passo con la riduzione degli organici il governo è anche intenzionato a rivedere l'organizzazione del lavoro. Ci sono alcuni uffici pubblici che nella settimana tra Natale e Capodanno o quella di ferragosto sono praticamente vuoti, e tenerli aperti costa alle casse dello Stato. E' uno degli sprechi che si punta a tagliare. Per questo tra le novità in arrivo dovrebbe esserci anche quella della chiusura obbligata dei ministeri e di altre strutture pubbliche, con l'obbligo per i dipendenti di prendere parte delle ferie proprio in questi periodi, identificati nei sette giorni a cavallo di ferragosto e tra Natale e Capodanno. Ma, secondo alcuni, mancano i presupposti giuridici per obbligare il personale alle ferie senza un preventivo accordo sindacale.
Per gli enti locali, invece, l'ultima bozza del decreto prevede che la riduzione del personale sia affrontata attraverso «parametri di virtuosità». Il primo dei quali sarebbe proprio il rapporto tra dipendenti e popolazione residente. Una cura dimagrante complicata da calcolare. Sarà determinata una media nazionale del personale in servizio e la consistenza dei vari enti sarà confrontata con questo valore di riferimento. Quelli che si discosteranno dalla media per più del 20 percento avranno il divieto assoluto di fare assunzioni; quelli che avranno invece una differenza del 40 e oltre si vedranno applicare le procedure di mobilità delle amministrazioni centrali.
Qualche chiarimento sulle intenzioni del governo lo ha dato il ministro della Funzione pubblica. «Ci sarà una riduzione dei costi strutturale che se da una parte vedrà la riduzione dei costi, dall'altra aprirà spiragli per nuove assunzioni mirate sui giovani» ha detto Patroni Griffi assicurando che i tagli di personale «sono selettivi e non lineari, quindi non si possono fare numeri perché ci saranno compensazioni". L'area del pubblico impiego è quindi destinata ad una drastica cura dimagrante, che non risparmia neanche le consulenze, ambito nel quale certamente è più facile tagliare. Le consulenze dovranno essere ridotte del 50% rispetto alla spesa sostenuta nel 2009. Sarà comunque un processo graduale, la revisione delle piante organiche richiede un certo tempo.
E' difficile fare numeri sugli organici perché in alcuni casi le piante organiche teoriche sono già di fatto superate dal blocco del turnover degli anni scorsi. Non tutti i comprati della pubblica amministrazione quindi avranno dipendenti in esubero. E' anzi prevedibile che in alcune situazioni la mancata sostituzione del personale andato in pensioni evidenzi piante organiche scoperte.
L'austerity dei dipendenti del pubblico impiego prevede anche l'imposizione di un tetto ai buoni pasto. Gli statali non potranno ricevere buoni pasto del valore superiore ai 7 euro, cifra che attualmente è in verità superiore a quella percepita dalla maggioranza dei beneficiari. Di pari passo con la riduzione degli organici il governo è anche intenzionato a rivedere l'organizzazione del lavoro. Ci sono alcuni uffici pubblici che nella settimana tra Natale e Capodanno o quella di ferragosto sono praticamente vuoti, e tenerli aperti costa alle casse dello Stato. E' uno degli sprechi che si punta a tagliare. Per questo tra le novità in arrivo dovrebbe esserci anche quella della chiusura obbligata dei ministeri e di altre strutture pubbliche, con l'obbligo per i dipendenti di prendere parte delle ferie proprio in questi periodi, identificati nei sette giorni a cavallo di ferragosto e tra Natale e Capodanno. Ma, secondo alcuni, mancano i presupposti giuridici per obbligare il personale alle ferie senza un preventivo accordo sindacale.