Più di 15 mila persone sono scese in piazza contro la manovra finanziaria del governo. Almeno questa è la valutazione delle forze dell’ordine, che di solito viene considerata al ribasso. E quella degli organizzatori? «Non ne facciamo più – dice la Cgil - ognuno faccia i suoi conti. Anche 15 mila persone sono un successo per noi, e l’adesione allo sciopero, in tutti i settori, soprattutto nel pubblico impiego, va oltre la nostra rappresentanza, quindi non possiamo che essere assolutamente soddisfatti».
La manifestazione, indetta dal sindacato, si è articolata in due cortei principali, partiti alle 9 dal Terminal Traghetti (con sosta davanti alla Prefettura per la deposizione di una gigantografia con le date degli eccidi nazifascisti e le tappe della Liberazione), e da Brignole (con sosta sotto il ponte Monumentale per la deposizione di una corona al Monumento ai Caduti). Un terzo corteo, organizzato dai Cobas si è mosso alla stessa ora dalla Prefettura sfilando fino a piazza Matteotti a testimonianza di come i provvedimenti del “famigerato” decreto legge 138 vadano a toccare tutte le categorie economiche.
Convergenza dei manifestanti in piazza De Ferrari, intorno alle 11, con il discorso della segretaria nazionale confederale Cgil Vera Lamonica che ha definito fra l’altro il governo «impresentabile» e «responsabile di star affossando il presente e il futuro del Paese». Quindi un corteo guidato dalla Fiom ha lasciato la piazza e ha raggiunto la Prefettura dove una delegazione composta da Vera Lamonica, dal segretario generale Cgil di Genova Ivano Bosco e dai segretari confederali di categoria ha incontrato il Prefetto per discutere della manovra. Intanto, un sit-in ha bloccato tutti gli accessi a piazza Corvetto impedendo la viabilità per circa un’ora e mezza.
Tra la gente, tante facce note, a partire dal presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) Massimo D’Alema: «Questa manovra è percepita come ingiusta – ha dichiarato l’esponente Pd – perché scarica ancora una volta tutti i maggiori costi sui più deboli e non prevede nulla per il lavoro, lo sviluppo e la crescita del Paese».
Anche l’ex segretario Cgil Sergio Cofferati, ora europarlamentare Pd, era in corteo: «Si tratta di una manovra pessima, iniqua che addirittura modifica lo Statuto dei Lavoratori. È importante esserci per cercare di cambiare lo stato delle cose: sarei stato presente anche se il Pd avesse deciso di non partecipare».
Parole dure sulla finanziaria dal presidente della Regione Claudio Burlando: «Un vero disastro, grava sulle fasce più deboli e non aiuta la crescita economica del Paese. Siccome abbiamo visto che dall’alto i cambiamenti non arrivano, è bene che partano dal basso, dalla gente».
In prima fila il sindaco Marta Vincenzi, che si è unita al corteo all’inizio di via XX Settembre, per poi assistere alla deposizione di una corona di fiori da parte del presidente dell’Anpi Sestri Levante Valerio Ezio, sotto la targa del CLN del Ponte Monumentale. Omaggio voluto dal sindacato e dai partigiani.
«La mia presenza qui – ha esordito il primo cittadino - ha un significato importante, per me, per quello in cui credo, per la disperazione che mi assale nel vedere come sta andando questo Paese e per la necessità di urlare come Genova e i genovesi, che hanno avuto un ruolo fondamentale in alcuni momenti cruciali della nostra storia politica (chiaro il riferimento al governo Tambroni, ndr), debbano trovare il modo anche questa volta di tenere alte le parole della democrazia e della solidarietà. Questa non è una manifestazione contro la crisi - sarebbe uno sciopero alquanto stupido se mosso da questi motivi - ma rappresenta un momento in cui tutti insieme si riesce a dire che le modalità con cui si pensa in Italia di risolvere il problema della crisi sono inique e mettono in forse alcuni diritti ineludibili che sono il frutto di una grande mobilitazione di massa. Quando si tolgono ai Comuni le risorse e i mezzi per poter garantire il diritto allo studio e al mantenimento di una qualità della vita decorosa per i più deboli, quando si prova a scalzare l’idea che il diritto al lavoro sia qualcosa da cui non si può prescindere approvando una manovra che picchia su questi diritti, si mette in forse la sostanza vera di una società che noi abbiamo fortemente voluto».
«Giusto scendere in piazza – ha commentato l’assessore alla Cultura Andrea Ranieri, uno dei tanti rappresentanti della Giunta che erano in piazza – ed è un bene che ci sia qualcuno che ci scenda: ben venga la Cgil, perché la mia paura, fino alla settimana scorsa era che la rabbia e l’insoddisfazione della gente non trovasse un’adeguata sponda politica, con rischi gravi per il nostro Paese. Basti pensare a ciò che è accaduto in Grecia, in Inghilterra. I mercati finanziari internazionali vogliono farci credere che dalla crisi si possa uscire solo se i ricchi diventano più ricchi e i poveri più poveri: questi ultimi, però, stanno alzando la testa».
La manifestazione, indetta dal sindacato, si è articolata in due cortei principali, partiti alle 9 dal Terminal Traghetti (con sosta davanti alla Prefettura per la deposizione di una gigantografia con le date degli eccidi nazifascisti e le tappe della Liberazione), e da Brignole (con sosta sotto il ponte Monumentale per la deposizione di una corona al Monumento ai Caduti). Un terzo corteo, organizzato dai Cobas si è mosso alla stessa ora dalla Prefettura sfilando fino a piazza Matteotti a testimonianza di come i provvedimenti del “famigerato” decreto legge 138 vadano a toccare tutte le categorie economiche.
Convergenza dei manifestanti in piazza De Ferrari, intorno alle 11, con il discorso della segretaria nazionale confederale Cgil Vera Lamonica che ha definito fra l’altro il governo «impresentabile» e «responsabile di star affossando il presente e il futuro del Paese». Quindi un corteo guidato dalla Fiom ha lasciato la piazza e ha raggiunto la Prefettura dove una delegazione composta da Vera Lamonica, dal segretario generale Cgil di Genova Ivano Bosco e dai segretari confederali di categoria ha incontrato il Prefetto per discutere della manovra. Intanto, un sit-in ha bloccato tutti gli accessi a piazza Corvetto impedendo la viabilità per circa un’ora e mezza.
Tra la gente, tante facce note, a partire dal presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) Massimo D’Alema: «Questa manovra è percepita come ingiusta – ha dichiarato l’esponente Pd – perché scarica ancora una volta tutti i maggiori costi sui più deboli e non prevede nulla per il lavoro, lo sviluppo e la crescita del Paese».
Anche l’ex segretario Cgil Sergio Cofferati, ora europarlamentare Pd, era in corteo: «Si tratta di una manovra pessima, iniqua che addirittura modifica lo Statuto dei Lavoratori. È importante esserci per cercare di cambiare lo stato delle cose: sarei stato presente anche se il Pd avesse deciso di non partecipare».
Parole dure sulla finanziaria dal presidente della Regione Claudio Burlando: «Un vero disastro, grava sulle fasce più deboli e non aiuta la crescita economica del Paese. Siccome abbiamo visto che dall’alto i cambiamenti non arrivano, è bene che partano dal basso, dalla gente».
In prima fila il sindaco Marta Vincenzi, che si è unita al corteo all’inizio di via XX Settembre, per poi assistere alla deposizione di una corona di fiori da parte del presidente dell’Anpi Sestri Levante Valerio Ezio, sotto la targa del CLN del Ponte Monumentale. Omaggio voluto dal sindacato e dai partigiani.
«La mia presenza qui – ha esordito il primo cittadino - ha un significato importante, per me, per quello in cui credo, per la disperazione che mi assale nel vedere come sta andando questo Paese e per la necessità di urlare come Genova e i genovesi, che hanno avuto un ruolo fondamentale in alcuni momenti cruciali della nostra storia politica (chiaro il riferimento al governo Tambroni, ndr), debbano trovare il modo anche questa volta di tenere alte le parole della democrazia e della solidarietà. Questa non è una manifestazione contro la crisi - sarebbe uno sciopero alquanto stupido se mosso da questi motivi - ma rappresenta un momento in cui tutti insieme si riesce a dire che le modalità con cui si pensa in Italia di risolvere il problema della crisi sono inique e mettono in forse alcuni diritti ineludibili che sono il frutto di una grande mobilitazione di massa. Quando si tolgono ai Comuni le risorse e i mezzi per poter garantire il diritto allo studio e al mantenimento di una qualità della vita decorosa per i più deboli, quando si prova a scalzare l’idea che il diritto al lavoro sia qualcosa da cui non si può prescindere approvando una manovra che picchia su questi diritti, si mette in forse la sostanza vera di una società che noi abbiamo fortemente voluto».
«Giusto scendere in piazza – ha commentato l’assessore alla Cultura Andrea Ranieri, uno dei tanti rappresentanti della Giunta che erano in piazza – ed è un bene che ci sia qualcuno che ci scenda: ben venga la Cgil, perché la mia paura, fino alla settimana scorsa era che la rabbia e l’insoddisfazione della gente non trovasse un’adeguata sponda politica, con rischi gravi per il nostro Paese. Basti pensare a ciò che è accaduto in Grecia, in Inghilterra. I mercati finanziari internazionali vogliono farci credere che dalla crisi si possa uscire solo se i ricchi diventano più ricchi e i poveri più poveri: questi ultimi, però, stanno alzando la testa».