Ansaldini e magistrati i resistenti che riscattarono l’Italia dalla vergogna del fascismo

Appuntamento con la Resistenza nello stabilimento Ansaldo Energia di Campi. Un corteo interno di operai, tecnici e dirigenti ha reso omaggio ad ognuna delle targhe in ricordo degli antifascisti caduti. Presenti il presidente della Regione Claudio Burlando, il sindaco di Genova Marco Doria, il presidente dell'Anpi Massimo Bisca e monsignor Molinari delegato arcivescovile per i problemi sociali e del lavoro

Il corteo interno alla fabbrica
Per un’intera mattinata, lungo i viali interni dello stabilimento Ansaldo Energia di Campi e attraverso i capannoni, si è snodato un lungo corteo di operai, tecnici e dirigenti del complesso industriale, con la partecipazione del presidente della Regione, di numerosi sindaci, tra cui il sindaco di Genova e il presidente del municipio Medio Ponente.

Il corteo ha sostato per rendere omaggio ad ognuna delle lapidi che ricordano gli operai ansaldini morti nella Resistenza.
Bandiere dell’Anpi e delle divisioni Garibaldine, gonfaloni e tricolori accanto alla benedizione di monsignor Molinari, delegato arcivescovile per i problemi sociali e del lavoro, che ha ricordato come fu nella casa del Cardinal Boetto che venne firmato l’atto di resa dei tedeschi nelle mani del CLN il 25 aprile 1945.

Dopo gli interventi del rappresentante delle organizzazione sindacali di fabbrica e dopo il forte richiamo della difesa della Costituzione del presidente della Regione e dell’Anpi provinciale Massimo Bisca, l’orazione ufficiale è stata tenuta dal sindaco.

Il sindaco, come ha fatto più tardi a Palazzo di Giustizia, ha proposto di riflettere sulla condizione di vita resistenziale di coloro che in anni drammatici compirono una scelta per conquistare la libertà, sconfiggendo il nazifascismo.
Si trattava di persone nate e cresciute sotto il fascismo. Il regime cercava di entrare nelle coscienze anche con la retorica dell’impero e tuttavia, nel pieno della dittatura, lentamente nelle fabbriche di Genova comincia a manifestarsi l’opposizione al regime, che diventa sempre più larga negli anni della guerra.

Le testimonianze di parte tedesca rivelano che l’obiettivo assegnato alle SS e al comando militare della wehrmacht era di soffocare e contrastare la diffusione dell’antifascismo nelle fabbriche. Quest’opera repressiva, che culminò con la deportazione di circa 1.500 operai in Germania, portò alla difficile scelta da che parte stare.

Molti operai, ma anche ingegneri e dirigenti di fabbrica, così come intellettuali e magistrati, decisero non solo in base ad uno slancio ideale, ma ad un’idea diversa di Paese, rispetto a quello in cui avevano vissuto
Il sindaco, infine, ha ricordato che in quella scelta e negli anni successi della nascita della Costituzione della Repubblica, è stato forte il significato della parola politica, che significava appunto un’idea di società e di giustizia sociale.

Dobbiamo riflettere, oggi che la politica rischia di essere confusa con il vitalizio.
24 aprile 2015
Ultimo aggiornamento: 25/04/2015
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