Restaurato il laghetto di Villa Doria progettato da Alessi

Nel parco di Villa Doria è stato inaugurato il restauro del laghetto che nel ‘500 Adamo Centurione, all'epoca proprietario della villa, commissionò a Galeazzo Alessi, come ha ricordato il sindaco Marco Doria, intervenuto all'inaugurazione insieme all'assessore Italo Porcile e al presidente del municipio ponente Mauro Avvenente. I lavori, iniziati nel 2011, sono stati progettati e coordinati da risorse interne al Comune di Genova. Significativo il ruolo di cittadini e associazioni

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I giardini non arrivano più fino al mare, come quando fu costruita nella prima metà del ‘500, ma fa sempre il suo effetto entrare nel parco di Villa Doria, appena sopra la stazione ferroviaria di Pegli. L’occasione è il restauro del laghetto artificiale - navigabile e con addirittura un’isoletta al centro - rimasto interrato per quasi un quarantennio e presentato mercoledì 20 maggio.

E' il presidente del municipio Ponente Mauro Avvenente a fare gli onori di casa e a ringraziare le associazioni di amici di ville e musei, gli scout, i consiglieri di municipio, insomma quei ‘cittadini attivi’ che, insieme alle istituzioni, hanno contribuito a dare l'avvio al recupero di “un'opera idraulica unica, giunta intatta fino a noi dal 1500”.

“La villa oggi è di tutti ed è molto bello che sia così – ha detto Doria – è uno dei tanti luoghi magnifici che costituiscono il patrimonio della città. Questo laghetto appena restaurato, Villa Doria e le altre ville del ponente, fanno parte dei tanti beni comuni - con storie diverse e realizzati in epoche diverse – che troviamo in ogni parte di Genova. Per ‘tenere bene’ questo patrimonio sono necessarie due cose: da un lato la sensibilità da parte dell'amministrazione comunale che si pone come obiettivo prioritario il mantenimento nelle migliori condizioni di un patrimonio vastissimo; dall'altro che i cittadini lo amino e lo sentano come proprio”.

L'architetto Ines Marasso, dirigente del settore parchi e verde del Comune di Genova, responsabile unico del procedimento per l’intera opera, è la persona che meglio può raccontarci quanto sia stato complicato - tecnicamente ed economicamente (1 milione di euro lo stanziamento) - intervenire in una situazione di abbandono come quella in cui versava il laghetto.

L’invaso fu riempito, negli anni settanta, con 3500 metri cubi di terra, cui fu sovrapposto un telone che avrebbe dovuto reggere 70 cm d’acqua, ma che in seguito si ruppe. Si venne così a creare una specie di palude ricoperta da ogni tipo di piante infestanti, alcune anche arboree. 

Con i lavori di restauro, iniziati nel 2011, il lago è stato prima svuotato (la terra trasportata verso la parte alta del parco con dei nastri trasportatori) ed è stata necessaria, tra l'altro,  anche una bonifica a seguito del ritrovamento di ordigni bellici, tra cui una bomba a mano inglese.

Una volta ripristinato l’invaso naturale, roccioso, sono iniziati i lavori di restauro, costantemente seguiti da un archeologo. La soprintendenza ha dettato alcune specifiche, ha ricordato l’ingegner Gianluigi Frongia, come l’utilizzo di una particolare calce idraulica per il ripristino dei muretti a secco degli argini.

Ma tutto questo oggi non si vede. Oggi, quello che si apre davanti agli occhi di chi risale il viale d’ingresso sulla destra della villa, è un luogo fatato e acquietante. Un luogo, come ha detto l’assessore all’ambiente Italo Porcile, “che immediatamente dà un senso di tranquillità e lentezza, invita a fermarsi e a pensare. Luoghi che sono sempre più rari nelle nostre città, anche se Genova ha la fortuna di averne più d'uno. Questo ha alcune unicità ed è una sollecitazione alla riflessione, preziosa per chi spesso rincorre ogni ora e ogni minuto del suo tempo. Adesso dobbiamo lavorare perché questo tesoro sia conosciuto e valorizzato”.

Durante il periplo del laghetto è ancora l’architetto Marasso, in questo caso guida d’eccezione, a far notare come sia stato mantenuto l’andamento originale sinuoso dell’argine su sponda orografica sinistra, che negli anni settanta era stato ‘raddrizzato’. 

Al centro del lago, lungo circa 50 metri, si staglia l’isola che, come sottolinea Marasso, "non ha paragoni in altri interventi di Galeazzo Alessi. La forma parte da una base rettangolare sostenuta da una volta a botte in mattoni sieni su cui l’architetto cinquecentesco inserisce una forma ellittica, quella che emerge dall'acqua, che ingentilisce il manufatto e lo rende più naturale".

"L’intenzione di Galeazzo Alessi, era infatti creare nella villa una composizione paesaggistica duale - prosegue l'architetto - con la parte bassa, dove si trovano giardino e frutteto, rinascimentale e geometrica,  mentre la parte alta, naturalistica, doveva essere il luogo del ricongiungimento con la natura.  Quindi anche le due statue di fauni (o satiri a seconda che si faccia riferimento alla mitologia latina o greca) che ornavano l’isola simboleggiavano la vita nella natura, la fertilità e la vita nei boschi".

Adesso le due statue sono conservate nel museo di Sant’Agostino, ma chissà che presto non vogliano tornare a rinfrescarsi sulle rive del laghetto di Villa Doria.
20 maggio 2015
Ultimo aggiornamento: 22/05/2015
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