Fabio Sacco, nato e cresciuto a Novi Ligure dove tuttora vive e lavora, si presenta in veste di artista con l’esposizione che nel titolo porta il numero della sua matricola da operaio dell’ILVA, 9114 questo sono io.
Un’esperienza artistica dove l’autore intende sottolineare le ormai prive prospettive future della classe operaia. Attraverso le sue immagini affronta le tematiche essenziali che costituiscono l’attuale società tra cui il lavoro, la famiglia, la casa e dove il soggetto degli scatti rubati è proprio lui Fabio Sacco fotografo per passione.
Una delle finalità della mostra è quella di condurre il visitatore attraverso ogni singolo scatto, in un percorso di identificazione e partecipazione, atto a percepire il senso di desolazione e avvilimento che hanno indotto l’artista alla realizzazione del reportage fotografico.
“Per comprendere a fondo le motivazioni da cui è scaturito il mio progetto”, dice Fabio Sacco, “è necessario tornare indietro nel tempo di un paio di decadi, a quando il mondo del lavoro fu colpito su ogni fronte, privando la gente di prospettive e degli innegabili diritti sui quali si fonda la nostra Costituzione:
art.1 L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
In realtà si è allontanata sempre più l’età pensionabile e l’ambito lavorativo è stato caratterizzato da infiniti contratti a tempo determinato che non assicurano un futuro concreto a chi intraprende la strada del mondo del lavoro. I giovani, ultimata la fase dedicata alla formazione scolastica, si trovano perlopiù ad affrontare una situazione profondamente compromessa, quasi sempre costretti a lavori precari o lontani dal proprio paese di origine, sfidando il destino e cercando all’estero quel riconoscimento e quella possibilità di progettare il futuro lontano dal proprio Paese che oramai non ha più nulla da offrire e dal quale si sentono traditi. In questa mostra ho voluto rappresentare la giornata lavorativa di un operaio, spogliato dei suoi diritti, con la sua inutile ambizione, la sua routine e le sue riposte speranze.”
La mostra, ad ingresso gratuito, offre molti spunti di riflessioni, il bianco e nero delle stampe inducono a far conoscere la precarietà dei giovani, ma anche dei luoghi abbandonati e dismessi raccolti in un percorso che, se osservato attentamente, racconta la storia di molti e che solo apparentemente può sembrare una visione pessimistica; in realtà sembra spronare, in particolare, i giovani a perseguire, attraverso i doveri i propri diritti, coltivando le personali speranze proprio come quelle del tema dello scolaro che apre la mostra.
fino al 2 dicembre dalle ore 15 alle 20 ingresso libero
Un’esperienza artistica dove l’autore intende sottolineare le ormai prive prospettive future della classe operaia. Attraverso le sue immagini affronta le tematiche essenziali che costituiscono l’attuale società tra cui il lavoro, la famiglia, la casa e dove il soggetto degli scatti rubati è proprio lui Fabio Sacco fotografo per passione.
Una delle finalità della mostra è quella di condurre il visitatore attraverso ogni singolo scatto, in un percorso di identificazione e partecipazione, atto a percepire il senso di desolazione e avvilimento che hanno indotto l’artista alla realizzazione del reportage fotografico.
“Per comprendere a fondo le motivazioni da cui è scaturito il mio progetto”, dice Fabio Sacco, “è necessario tornare indietro nel tempo di un paio di decadi, a quando il mondo del lavoro fu colpito su ogni fronte, privando la gente di prospettive e degli innegabili diritti sui quali si fonda la nostra Costituzione:
art.1 L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
In realtà si è allontanata sempre più l’età pensionabile e l’ambito lavorativo è stato caratterizzato da infiniti contratti a tempo determinato che non assicurano un futuro concreto a chi intraprende la strada del mondo del lavoro. I giovani, ultimata la fase dedicata alla formazione scolastica, si trovano perlopiù ad affrontare una situazione profondamente compromessa, quasi sempre costretti a lavori precari o lontani dal proprio paese di origine, sfidando il destino e cercando all’estero quel riconoscimento e quella possibilità di progettare il futuro lontano dal proprio Paese che oramai non ha più nulla da offrire e dal quale si sentono traditi. In questa mostra ho voluto rappresentare la giornata lavorativa di un operaio, spogliato dei suoi diritti, con la sua inutile ambizione, la sua routine e le sue riposte speranze.”
La mostra, ad ingresso gratuito, offre molti spunti di riflessioni, il bianco e nero delle stampe inducono a far conoscere la precarietà dei giovani, ma anche dei luoghi abbandonati e dismessi raccolti in un percorso che, se osservato attentamente, racconta la storia di molti e che solo apparentemente può sembrare una visione pessimistica; in realtà sembra spronare, in particolare, i giovani a perseguire, attraverso i doveri i propri diritti, coltivando le personali speranze proprio come quelle del tema dello scolaro che apre la mostra.
fino al 2 dicembre dalle ore 15 alle 20 ingresso libero
Informazioni:
Comune di Genova - Sala Dogana
Direzione Marketing, Promozione della città, Attività Culturali - Ufficio Cultura e città
Progetto Sala Dogana. Giovani idee in transito
+39 0105573975 | 74806
saladogana@comune.genova.it
www.genovacreativa.it
www.palazzoducale.genova.it
FB Sala Dogana Genova