Proseguono a ritmo serrato le indagini della Magistratura che indaga sull'attentato al dirigente di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi. L'inserimento dell'aggravante per finalità di terrorismo ha lo scopo di dare maggiore elasticità negli strumenti di indagine della Direzione distrettuale di Genova. Una mossa che lascia supporre che gli inquirenti abbiano in mano qualcosa di importante, che potrebbe essere molto utile alle indagini. Si tratta di un supertestimone che avrebbe visto a volto scoperto i due motociclisti poco prima del blitz? Alla domanda dei giornalisti il procuratore capo Michele Di Lecce ha risposto: «Può darsi». Non ha voluto però sbilanciarsi oltre.
Nel caso dell'attentato ad Adinolfi non è escluso che vi siano più testimoni diversi in momenti diversi e che non tutti hanno visto le stesse cose. In ogni caso, se è vero, come ha detto proprio Di Lecce, che «le ipotesi investigative vanno dal terrorismo alla criminalità organizzata, fino all'anarchismo», è anche vero che in assenza di una precisa rivendicazione le indagini non possono che essere a 360 gradi. Sulla presunta presenza di un nucleo di brigatisti in Ansaldo Energia a Genova oggi il Secolo XIX, citando fonti sindacali scrive che nel 2010 vennero trovati "una manciata di fogli scritti al computer, siglati con la stella a cinque punte".
La scelta di azienda e sindacati fu di non farlo sapere. Anche se non la esclude a priori, non crede alla matrice terroristica Franco Grondona, segretario generale della Fiom-Cgil di Genova, ex operaio delle acciaierie Ilva e amico personale di Guido Rossa: «Io ho vissuto quei tempi lì dentro la fabbrica. Ricordo che appena trovavamo un volantino delle Br piantavamo uno sciopero". Perché gli operai "non ne volevano sapere". Così come non ne vogliono sapere oggi di qualcuno che "vanifica le lotte dei lavoratori". "Ci sono tanti dubbi - ha detto Grondona all'ANSA -. Che sia un attentato è tutto da dimostrare ma se così fosse sarebbe un problema. Un atto del genere può cancellare le lotte dei lavoratori". Negli anni di Piombo le rivendicazioni erano immediate, obietta il sindacalista, quindi: «Perché il pazzo che ha ferito Adinolfi non lo rivendica? se uno spara a un poveretto in preda ad una 'aberrazione politica' vorrà pure che si conoscano i motivi che l'ha fatto, vorrà far sapere al mondo intero perché ha sparato». La rivendicazione, dunque, sarà importantissima anche se, sottolineano gli esperti, se l'azione armata è stata portata a termine da gruppi insurrezionalisti "la rivendicazione non verrà mai resa nota attraverso volantini o lettere perché queste ultime sono comunque tracciabili", ma attraverso "siti, mensili di area insurrezionalista, giornali clandestini".
Gli inquirenti dunque presteranno la massima attenzione al web dove, nei mesi scorsi, sono stati pubblicati su siti specifici appelli a "alzare il tiro" oltre che l'elenco di società e aziende che si occupano di nucleare. Le indagini, oltre alla matrice brigatista, potrebbero indirizzarsi verso l'area anarchico-informale."Piste parallele" che potrebbero "storicamente convergere" ma che ancora a Genova "non si sono mai chiaramente palesate". E' questo il parere degli investigatori che stanno lavorando anche in altre città italiane, alla ricerca dei responsabili dell' agguato. Secondo le fonti investigative, Genova è "da molto tempo" cuore di un certo anarchismo che ha agganci con l'estero: Svizzera, Spagna, Serbia e Grecia".
Le fonti hanno precisato anche che negli ultimi anni non ci sono state a Genova "evidenze brigatiste concrete". I volantini lasciati in alcune fabbriche erano "tentativi di emulazione mal riusciti sia per contenuto «che per lessico, lontani mille miglia da quelli brigatisti".
Nel caso dell'attentato ad Adinolfi non è escluso che vi siano più testimoni diversi in momenti diversi e che non tutti hanno visto le stesse cose. In ogni caso, se è vero, come ha detto proprio Di Lecce, che «le ipotesi investigative vanno dal terrorismo alla criminalità organizzata, fino all'anarchismo», è anche vero che in assenza di una precisa rivendicazione le indagini non possono che essere a 360 gradi. Sulla presunta presenza di un nucleo di brigatisti in Ansaldo Energia a Genova oggi il Secolo XIX, citando fonti sindacali scrive che nel 2010 vennero trovati "una manciata di fogli scritti al computer, siglati con la stella a cinque punte".
La scelta di azienda e sindacati fu di non farlo sapere. Anche se non la esclude a priori, non crede alla matrice terroristica Franco Grondona, segretario generale della Fiom-Cgil di Genova, ex operaio delle acciaierie Ilva e amico personale di Guido Rossa: «Io ho vissuto quei tempi lì dentro la fabbrica. Ricordo che appena trovavamo un volantino delle Br piantavamo uno sciopero". Perché gli operai "non ne volevano sapere". Così come non ne vogliono sapere oggi di qualcuno che "vanifica le lotte dei lavoratori". "Ci sono tanti dubbi - ha detto Grondona all'ANSA -. Che sia un attentato è tutto da dimostrare ma se così fosse sarebbe un problema. Un atto del genere può cancellare le lotte dei lavoratori". Negli anni di Piombo le rivendicazioni erano immediate, obietta il sindacalista, quindi: «Perché il pazzo che ha ferito Adinolfi non lo rivendica? se uno spara a un poveretto in preda ad una 'aberrazione politica' vorrà pure che si conoscano i motivi che l'ha fatto, vorrà far sapere al mondo intero perché ha sparato». La rivendicazione, dunque, sarà importantissima anche se, sottolineano gli esperti, se l'azione armata è stata portata a termine da gruppi insurrezionalisti "la rivendicazione non verrà mai resa nota attraverso volantini o lettere perché queste ultime sono comunque tracciabili", ma attraverso "siti, mensili di area insurrezionalista, giornali clandestini".
Gli inquirenti dunque presteranno la massima attenzione al web dove, nei mesi scorsi, sono stati pubblicati su siti specifici appelli a "alzare il tiro" oltre che l'elenco di società e aziende che si occupano di nucleare. Le indagini, oltre alla matrice brigatista, potrebbero indirizzarsi verso l'area anarchico-informale."Piste parallele" che potrebbero "storicamente convergere" ma che ancora a Genova "non si sono mai chiaramente palesate". E' questo il parere degli investigatori che stanno lavorando anche in altre città italiane, alla ricerca dei responsabili dell' agguato. Secondo le fonti investigative, Genova è "da molto tempo" cuore di un certo anarchismo che ha agganci con l'estero: Svizzera, Spagna, Serbia e Grecia".
Le fonti hanno precisato anche che negli ultimi anni non ci sono state a Genova "evidenze brigatiste concrete". I volantini lasciati in alcune fabbriche erano "tentativi di emulazione mal riusciti sia per contenuto «che per lessico, lontani mille miglia da quelli brigatisti".