Ci sentiamo cittadini d’Europa?
I giovani danno lezioni di europeismo

Un’ora di lezione alla settimana sull’Europa, corsi di aggiornamento obbligatori per gli insegnanti, finanziamenti per andare a studiare all’estero e un programma tv  sulla politica in Europa in prima serata “come Ballarò”. Questo vorrebbero gli studenti per sentirsi finalmente cittadini europei

Testo Alternativo
“Cittadini d’Europa: una giornata di discussione su come essere a pieno titolo cittadini europei”. giornalisti, rappresentanti di istituzioni, università, scuole, società civile a confronto venerdì 19 aprile nel Palazzo della Borsa sui temi dell’informazione e della partecipazione dei cittadini all’Unione europea.

“Occorre uno sforzo supplementare per migliorare la comunicazione dell’Unione Europea che si traduca in un cambio di passo nel coinvolgimento dei cittadini” afferma Carlotta Gualco, direttore del Centro in Europa, tra i promotori dell’iniziativa.

E di cittadinanza parla il Sindaco Marco Doria dicendosi “alle prese ogni giorno con il concetto di cittadinanza, nel senso di essere parte di una comunità” . Senso di appartenenza che richiede un atteggiamento inclusivo nei confronti degli altri, una coscienza piena di diritti e doveri e un riconoscimento del ruolo delle istituzioni.

Lucio Battistotti, direttore della rappresentanza in Italia della Commissione europea, mette l’accento sui diritti dei cittadini europei: la tutela negli acquisti trans-frontalieri, le cure sanitarie all’estero, la moneta unica che, tra l’altro, ha reso più facile viaggiare, le tariffe di roaming sempre più convenienti, i diritti dei viaggiatori nei confronti delle compagnie aeree (diritti, questi ultimi, inesistenti negli Stati Uniti).
 
Il dibattito prosegue con i giornalisti Carlo Rognoni, Roberto Amen, Mimmo Cándito, Alessandro Cassinis, Ennio Remondino e Andrea Pirni, docente di comunicazione politica.  L’indicazione è chiara: bisogna “fare gli europei” anche attraverso servizi  giornalistici  e programmi televisivi che “raccontino” come si vive nei vari paesi membri.  Insomma non solo direttive e regolamenti.

Quanti cittadini – si domanda il deputato europeo Sergio Cofferati – sanno che i parlamenti nazionali non sono più i luoghi prevalenti dove si fanno le leggi? E che è possibile presentare proposte di iniziativa popolare con un milione di firme raccolte in sette paesi?

La parola passa agli studenti  della II C dell’istituto Eugenio Montale che hanno studiato il modo in cui le istituzioni europee comunicano con i cittadini: presenza sui media tradizionali,  tv del parlamento europeo,  youtube, facebook, twitter.  Non risparmiano critiche e  proposte.  Alla fine, una buona idea: anche  il direttore della rappresentanza Ue lunedì aprirà un profilo facebook.
genova, 20 aprile 2013
Ultimo aggiornamento: 20/04/2013
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