La mattina di martedi 4 giugno, a Palazzo Tursi, Paola Dameri, assessore alle Politiche Socio Sanitarie e della Casa, e Raffaella Buonsanto, direttore regionale Inps – Gestione Pubblica, hanno presentato il progetto Home Care Premium, il servizio di assistenza domiciliare ai non autosufficienti dell’INPS - Gestione Dipendenti Pubblici (ex Inpdap), al quale ha aderito il Comune di Genova.
Si tratta di un progetto, finanziato attraverso il Fondo “Credito e attività sociali”, alimentato dal prelievo obbligatorio dello 0,35 per cento sulle retribuzioni del personale della Pubblica Amministrazione in servizio e da quello dello 0,15 delle pensioni, che è rivolto ai dipendenti pubblici e ai pensionati Inpdap, ai rispettivi coniugi conviventi e ai familiari di primo grado, non autosufficienti, residenti nel territorio comunale.
Il progetto ha lo scopo non solo di erogare e definire interventi diretti assistenziali in denaro o in natura, ma anche di sostenere l’utenza nella fatica quotidiana di risolvere e gestire le difficoltà connesse alla non autosufficienza.
S’intende così supportare persone iscritte all’Inps – Gestione Dipendenti Pubblici (ex Inpdap) – che si vengano a trovare nella cosiddetta fascia “né/né”: né così indigenti da poter accedere pienamente ai servizi erogati dagli enti pubblici, né così abbienti da poter autonomamente sostenere interventi privati di assistenza.
Il Comune di Genova si è impegnato a seguire complessivamente 130 casi. Gli interventi, di durata annuale, partiranno a luglio 2013, per giungere all’attivazione di tutti i progetti individualizzati entro ottobre 2013. È prevista la possibilità di interventi brevi, temporanei.
Dameri, illustrando il progetto, da cui il Comune «si aspetta grandi benefici per i soggetti seguiti», afferma che con esso «si superano i confini della prestazione assistenziale, offrendo una vasta gamma di possibili interventi. Inoltre il Comune offre all’utente, e alle persone che si prendono cura di lui, il sostegno dei propri operatori nella fatica quotidiana, anche psicologica, e l’aiuto nella ricerca delle soluzioni». Perché l’assistenza alla persona non autosufficiente è una pratica che si può apprendere meglio con la vicinanza di operatori esperti e formati.
I beneficiari potranno fruire di:
“prestazioni socio assistenziali prevalenti”, cioè un contributo mensile (fino a un massimo di 1.300 euro o 1.700 euro in caso di nucleo familiare con più aventi diritto) erogato dall’Inps direttamente al beneficiario, a sostegno delle spese che questo affronta per l’intervento di un assistente familiare o del volontariato;
“prestazioni socio assistenziali integrative”, consistenti in servizi erogati al beneficiario dal Comune di Genova (in particolare: interventi non di natura sanitaria di operatori socio assistenziali a domicilio, centro diurno, interventi di sollievo domiciliare, servizi di accompagnamento o trasporto per visite mediche o altri eventi particolari) per i quali l’Inps riconoscerà all’amministrazione cittadina un contributo spese per ogni assistito che varia da 600 a 3.000 euro annui, fino al raggiungimento della cifra complessiva di 200.000 euro prevista per gli interventi a cura del Comune di Genova, che ne riceverà anche 185.000 per la gestione complessiva del progetto.
«Denaro – rimarca Buonsanto – che proviene integralmente dalle casse della gestione ex Inpdap, dalle trattenute obbligatorie sugli stipendi e sulle pensioni dei dipendenti degli enti pubblici». Dopo la prima fase, con i successivi finanziamenti e con le modifiche al progetto che, sulla base dell’esperienza, si riterranno necessarie, aumenterà il numero dei casi seguiti.
«Non si esclude – prosegue Buonsanto – che in seguito ci possa essere un’ulteriore estensione di questa modalità di assistenza anche a dipendenti e pensionati del settore privato, se l’Inps istituirà analoghe modalità di finanziamento».
«Un altro pregio del progetto – sottolinea Dameri concludendo l’incontro – è nella possibilità di migliorare, attraverso un nuovo strumento di conoscenza, la valutazione del bisogno sociale. Perché la mancanza di finanziamenti comporta anche questa difficoltà: non potendo ottenere contributi economici, i cittadini spesso rinunciano a ricorrere al Comune», che così rischia di sottovalutare le necessità reali della popolazione.
Secondo le procedure indicate da un Avviso Pubblico, è già possibile presentare domanda di partecipazione al progetto. Il Comune, per la presa in carico, terrà conto dell’ordine cronologico di arrivo delle richieste ammissibili e di una valutazione della necessità dell’intervento. L’entità della prestazione economica è stabilita sulla base dell’Isee, che è indispensabile presentare.
Si tratta di un progetto, finanziato attraverso il Fondo “Credito e attività sociali”, alimentato dal prelievo obbligatorio dello 0,35 per cento sulle retribuzioni del personale della Pubblica Amministrazione in servizio e da quello dello 0,15 delle pensioni, che è rivolto ai dipendenti pubblici e ai pensionati Inpdap, ai rispettivi coniugi conviventi e ai familiari di primo grado, non autosufficienti, residenti nel territorio comunale.
Il progetto ha lo scopo non solo di erogare e definire interventi diretti assistenziali in denaro o in natura, ma anche di sostenere l’utenza nella fatica quotidiana di risolvere e gestire le difficoltà connesse alla non autosufficienza.
S’intende così supportare persone iscritte all’Inps – Gestione Dipendenti Pubblici (ex Inpdap) – che si vengano a trovare nella cosiddetta fascia “né/né”: né così indigenti da poter accedere pienamente ai servizi erogati dagli enti pubblici, né così abbienti da poter autonomamente sostenere interventi privati di assistenza.
Il Comune di Genova si è impegnato a seguire complessivamente 130 casi. Gli interventi, di durata annuale, partiranno a luglio 2013, per giungere all’attivazione di tutti i progetti individualizzati entro ottobre 2013. È prevista la possibilità di interventi brevi, temporanei.
Dameri, illustrando il progetto, da cui il Comune «si aspetta grandi benefici per i soggetti seguiti», afferma che con esso «si superano i confini della prestazione assistenziale, offrendo una vasta gamma di possibili interventi. Inoltre il Comune offre all’utente, e alle persone che si prendono cura di lui, il sostegno dei propri operatori nella fatica quotidiana, anche psicologica, e l’aiuto nella ricerca delle soluzioni». Perché l’assistenza alla persona non autosufficiente è una pratica che si può apprendere meglio con la vicinanza di operatori esperti e formati.
I beneficiari potranno fruire di:
“prestazioni socio assistenziali prevalenti”, cioè un contributo mensile (fino a un massimo di 1.300 euro o 1.700 euro in caso di nucleo familiare con più aventi diritto) erogato dall’Inps direttamente al beneficiario, a sostegno delle spese che questo affronta per l’intervento di un assistente familiare o del volontariato;
“prestazioni socio assistenziali integrative”, consistenti in servizi erogati al beneficiario dal Comune di Genova (in particolare: interventi non di natura sanitaria di operatori socio assistenziali a domicilio, centro diurno, interventi di sollievo domiciliare, servizi di accompagnamento o trasporto per visite mediche o altri eventi particolari) per i quali l’Inps riconoscerà all’amministrazione cittadina un contributo spese per ogni assistito che varia da 600 a 3.000 euro annui, fino al raggiungimento della cifra complessiva di 200.000 euro prevista per gli interventi a cura del Comune di Genova, che ne riceverà anche 185.000 per la gestione complessiva del progetto.
«Denaro – rimarca Buonsanto – che proviene integralmente dalle casse della gestione ex Inpdap, dalle trattenute obbligatorie sugli stipendi e sulle pensioni dei dipendenti degli enti pubblici». Dopo la prima fase, con i successivi finanziamenti e con le modifiche al progetto che, sulla base dell’esperienza, si riterranno necessarie, aumenterà il numero dei casi seguiti.
«Non si esclude – prosegue Buonsanto – che in seguito ci possa essere un’ulteriore estensione di questa modalità di assistenza anche a dipendenti e pensionati del settore privato, se l’Inps istituirà analoghe modalità di finanziamento».
«Un altro pregio del progetto – sottolinea Dameri concludendo l’incontro – è nella possibilità di migliorare, attraverso un nuovo strumento di conoscenza, la valutazione del bisogno sociale. Perché la mancanza di finanziamenti comporta anche questa difficoltà: non potendo ottenere contributi economici, i cittadini spesso rinunciano a ricorrere al Comune», che così rischia di sottovalutare le necessità reali della popolazione.
Secondo le procedure indicate da un Avviso Pubblico, è già possibile presentare domanda di partecipazione al progetto. Il Comune, per la presa in carico, terrà conto dell’ordine cronologico di arrivo delle richieste ammissibili e di una valutazione della necessità dell’intervento. L’entità della prestazione economica è stabilita sulla base dell’Isee, che è indispensabile presentare.