La Commissione parlamentare antimafia si è insediata oggi pomeriggio nella prefettura di Genova per indagare sul fenomeno della criminalità organizzata in Liguria. Parlamentari e senatori (al completo la Commissione è composta da 50 componenti, tipo bicamerale, con poteri di indagine paragonabili a quelli della magistratura) sono giunti da Roma intorno alle 18 e sono scesi da un pullmino pochi minuti dopo l'arrivo del presidente sen. Beppe Pisanu, mentre il questore di Genova, Massimo Mario Mazza; il colonnello capo centro operativo della Dia Luigi Marra e i comandati delle forze dell'ordine erano arrivati alla spicciolata da circa un'ora.
«Sarà un programma intenso – ha anticipato il presidente Pisano rispondendo brevemente ai giornalisti - perché oggi parleremo col prefetto e con i rappresentanti del comitato dell'ordine pubblico e avremo una panoramica sulla situazione dell'intera Liguria. Domani invece sentiremo i vertici della magistratura e i rappresentanti delle forze economiche. Naturalmente non siamo venuti qui alla cieca, ma abbiamo acquisito una ricca documentazione grazie alla collaborazione della prefettura e della magistratura. Domani quindi saremo in grado di fare gli approfondimenti necessari».
L'arrivo della Commissione indica che c'è allarme per la penetrazione mafiosa in Liguria?
«L'allarme c'è e sarebbe da irresponsabili negare la presenza della 'ndrangheta, la sua pervasività, i condizionamenti che esercita nell'economia, nella politica e nelle stesse istituzioni locali. Detto questo bisogna anche aggiungere che la magistratura e le forze dell'ordine fronteggiano con efficacia crescente il fenomeno, e che la società ligure possiede tutti gli anticorpi per respingere la penetrazione mafiosa. Guai però a sottovalutarla. Perché anche qui, nonostante il civismo, la civiltà, la grande tradizione del popolo ligure, anche qui la mafia ha trovato aree di complicità, una zona grigia che ne facilità l'attività traendone naturalmente vantaggio».
Uno dei settori in cui si sente la mano pesante della criminalità organizzata è quello del gioco d'azzardo...
«Le mafie sono entrate nella gestione del gioco sia legale sia illegale. Creando anche un problema sociale, perché il gioco compulsivo colpisce soprattutto gli anziani e i giovani, cioè le fasce più povere della società e alimenta un giro di affari spaventoso. Secondo i calcoli della guardia di finanza, nel 2010 tra gioco lecito e illecito, le mafie italiane non hanno fatturato meno di 50 miliardi di euro».
Come valuta le proposte di creazione di una stazione unica appaltante per gli appalti?
«E' una soluzione che funziona quando si tratta di gestire gli appalti pubblici e di esercitare i controlli più minuziosi sulle imprese che concorrono alle gare. Ma le mafie non sono così stupide da presentarsi alle gare con loro società. Si presentano con società pulite ma da loro in vario modo influenzate».
Ma i pericoli sono molti e ovunque, come denunciato più volte a vari livelli, e per la prima volta proprio dal sindaco di Genova, Marta Vincenzi, che aveva lanciato - dapprima inascoltata - l'allarme mafia al quale erano seguite le grandi operazioni della magistratura che hanno dimostrato come anche Genova non era esclusa dal giro delle città italiane in cui la ndrangheta si era infiltrata.
E come ha sottolineato Pisanu, il pericolo è ad esempio anche nelle grandi opere: «In questi casi bisogna stare attenti al movimento terra e ai trasporti, più che agli appalti ai subappalti e alle forniture. Perché è lì ci sono i tentativi più pervicaci di penetrazione».
Il certificato antimafia serve ancora?
«Si, ma bisogna affinarlo e trovare il modo di effettuare controlli continui, perché se una società oggi pulita vince un appalto può essere conquistata e inquinata, ma quell'appalto ormai è affidato».
«Sarà un programma intenso – ha anticipato il presidente Pisano rispondendo brevemente ai giornalisti - perché oggi parleremo col prefetto e con i rappresentanti del comitato dell'ordine pubblico e avremo una panoramica sulla situazione dell'intera Liguria. Domani invece sentiremo i vertici della magistratura e i rappresentanti delle forze economiche. Naturalmente non siamo venuti qui alla cieca, ma abbiamo acquisito una ricca documentazione grazie alla collaborazione della prefettura e della magistratura. Domani quindi saremo in grado di fare gli approfondimenti necessari».
L'arrivo della Commissione indica che c'è allarme per la penetrazione mafiosa in Liguria?
«L'allarme c'è e sarebbe da irresponsabili negare la presenza della 'ndrangheta, la sua pervasività, i condizionamenti che esercita nell'economia, nella politica e nelle stesse istituzioni locali. Detto questo bisogna anche aggiungere che la magistratura e le forze dell'ordine fronteggiano con efficacia crescente il fenomeno, e che la società ligure possiede tutti gli anticorpi per respingere la penetrazione mafiosa. Guai però a sottovalutarla. Perché anche qui, nonostante il civismo, la civiltà, la grande tradizione del popolo ligure, anche qui la mafia ha trovato aree di complicità, una zona grigia che ne facilità l'attività traendone naturalmente vantaggio».
Uno dei settori in cui si sente la mano pesante della criminalità organizzata è quello del gioco d'azzardo...
«Le mafie sono entrate nella gestione del gioco sia legale sia illegale. Creando anche un problema sociale, perché il gioco compulsivo colpisce soprattutto gli anziani e i giovani, cioè le fasce più povere della società e alimenta un giro di affari spaventoso. Secondo i calcoli della guardia di finanza, nel 2010 tra gioco lecito e illecito, le mafie italiane non hanno fatturato meno di 50 miliardi di euro».
Come valuta le proposte di creazione di una stazione unica appaltante per gli appalti?
«E' una soluzione che funziona quando si tratta di gestire gli appalti pubblici e di esercitare i controlli più minuziosi sulle imprese che concorrono alle gare. Ma le mafie non sono così stupide da presentarsi alle gare con loro società. Si presentano con società pulite ma da loro in vario modo influenzate».
Ma i pericoli sono molti e ovunque, come denunciato più volte a vari livelli, e per la prima volta proprio dal sindaco di Genova, Marta Vincenzi, che aveva lanciato - dapprima inascoltata - l'allarme mafia al quale erano seguite le grandi operazioni della magistratura che hanno dimostrato come anche Genova non era esclusa dal giro delle città italiane in cui la ndrangheta si era infiltrata.
E come ha sottolineato Pisanu, il pericolo è ad esempio anche nelle grandi opere: «In questi casi bisogna stare attenti al movimento terra e ai trasporti, più che agli appalti ai subappalti e alle forniture. Perché è lì ci sono i tentativi più pervicaci di penetrazione».
Il certificato antimafia serve ancora?
«Si, ma bisogna affinarlo e trovare il modo di effettuare controlli continui, perché se una società oggi pulita vince un appalto può essere conquistata e inquinata, ma quell'appalto ormai è affidato».