«E il polistirolo dove lo devo buttare?», chiede un signore sotto la pioggia. «Se si tratta di imballaggi grandi, come i contenitori di tv e altri elettrodomestici, vanno portati nelle Isole ecologiche. Per quanto riguarda quelli piccoli, vanno gettati nei cassonetti riservati alla plastica». A rispondere è l’assessore all’Ambiente Carlo Senesi, tutor d’eccezione questa mattina al gazebo montato in piazza Caricamento nell’ambito di “Raccolta 10 Più”, l’educational tour sul riciclo e la raccolta differenziata promosso, a livello nazionale, da CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e l’Anci. Giunta alla sua seconda edizione, l’iniziativa coinvolge tutto il Paese toccando, dal 4 al 29 ottobre, 110 Comuni italiani (tra capoluoghi di Regione e Provincia): obiettivo principale informare i cittadini su come fare la raccolta differenziata degli imballaggi in modo corretto, favorendo così le operazioni di riciclo. Insomma, tutto quello che avreste voluto sapere sui rifiuti e non avete mai osato chiedere.
Peccato per il tempo, che ha impedito ai volontari della CONAI di girare per la città in bicicletta e consegnare ai passanti il “Decalogo della raccolta differenziata di qualità”. Sotto il gazebo questa mattina, oltre a Senesi, Riccardo Casale, presidente di AMIU, Luca Traverso, consigliere di amministrazione della CONAI e Pierluigi Gorani, dell’area rapporti con il territorio del Consorzio: «Siamo qui per parlare soprattutto dei qualità: se è importante raccogliere, risulta ancora più importante raccogliere bene per facilitare il riciclo. I cittadini praticano la raccolta differenziata sul 27% del totale dei rifiuti: se questa “fetta” fosse interamente riciclabile, sarebbe già un ottimo risultato. Altre città con numeri molto più alti, con percentuali che oscillano tra il 40 e il 50%, devono fare i conti con gli errori in fase di raccolta e la metà dei rifiuti viene smistata in discarica».
Dobbiamo concentrarci più sul “come” che sul “quanto”: «Proprio per questo distribuiamo il decalogo – prosegue Gorani – che è riassumibile fondamentalmente in tre azioni che il cittadino deve compiere. In primis, saper riconoscere correttamente il materiale che si sta buttando: faccio l’esempio della plastica. L’oggetto in plastica, che può essere un giocattolo o un utensile, non va nel contenitore della plastica, che è invece riservato agli imballaggi: bottiglie, flaconi, sacchetti. Poi è necessario pulire adeguatamente i rifiuti, perché l’organico e la sporcizia possono inficiarne il riciclo e infine, il terzo suggerimento che siamo soliti fornire è relativo alla minimizzazione dei rifiuti, riducendo volumetricamente cartoni, scatole e bottiglie».
A Genova la differenziata è partita in ritardo: per quanto riguarda l’imballaggio (dati CONAI alla mano, che non coprono la totalità dei rifiuti), siamo circa 46 kg all’anno procapite contro gli 80 kg che costituiscono la media del nord Italia. Ma, spiega Senesi, «a partire dal 2007 la percentuale di raccolta differenziata a Genova si è praticamente triplicata, dall’11,8% (che ci collocava, in classifica, tra Palermo e Napoli) al 32%, che è un valore discreto, non soddisfacente per i parametri del nord Italia. Miriamo a raggiungere gli obiettivi previsti dalla legge, ovvero percentuali superiori al 45% nell’arco dei prossimi anni. In quest’ottica, l’aumento della raccolta differenziata ha avuto la caratteristica di macinare “step” progressivi ma sostenibili, con un +5% annuo di media. Credo che nel 2012 riusciremo a raggiungere il 40%, percentuale che ci collocherà al livello della altre città del nord». Una crescita programmata, sostiene Senesi, capace di evitare disavanzi economici e conseguenti aumenti esponenziali della TIA (Tariffa Igiene Ambientale).
Lo sviluppo del sistema di raccolta differenziata comporta costi non trascurabili: «Si passa da circuiti di camion che raccolgono l’indifferenziato a circuiti di camion che si concentrano sui rifiuti diversificati – spiega Riccardo Casale – vanno sostituiti i mezzi e i cassonetti va formato il personale. Le quantità rimangono le stesse, ma bisognerà mettere quattro contenitori da 125 litri (giallo per la plastica, bianco per la carta, verde per il vetro e marrone per l’umido) per ogni vecchio cassonetto da 500 litri. Questo determina una razionalizzazione dei servizi realizzabile in un lasso di tempo ragionevole. Per adesso, sul breve periodo, abbiamo cercato di coniugare la sostenibilità ambientale con quella economica».
Peccato per il tempo, che ha impedito ai volontari della CONAI di girare per la città in bicicletta e consegnare ai passanti il “Decalogo della raccolta differenziata di qualità”. Sotto il gazebo questa mattina, oltre a Senesi, Riccardo Casale, presidente di AMIU, Luca Traverso, consigliere di amministrazione della CONAI e Pierluigi Gorani, dell’area rapporti con il territorio del Consorzio: «Siamo qui per parlare soprattutto dei qualità: se è importante raccogliere, risulta ancora più importante raccogliere bene per facilitare il riciclo. I cittadini praticano la raccolta differenziata sul 27% del totale dei rifiuti: se questa “fetta” fosse interamente riciclabile, sarebbe già un ottimo risultato. Altre città con numeri molto più alti, con percentuali che oscillano tra il 40 e il 50%, devono fare i conti con gli errori in fase di raccolta e la metà dei rifiuti viene smistata in discarica».
Dobbiamo concentrarci più sul “come” che sul “quanto”: «Proprio per questo distribuiamo il decalogo – prosegue Gorani – che è riassumibile fondamentalmente in tre azioni che il cittadino deve compiere. In primis, saper riconoscere correttamente il materiale che si sta buttando: faccio l’esempio della plastica. L’oggetto in plastica, che può essere un giocattolo o un utensile, non va nel contenitore della plastica, che è invece riservato agli imballaggi: bottiglie, flaconi, sacchetti. Poi è necessario pulire adeguatamente i rifiuti, perché l’organico e la sporcizia possono inficiarne il riciclo e infine, il terzo suggerimento che siamo soliti fornire è relativo alla minimizzazione dei rifiuti, riducendo volumetricamente cartoni, scatole e bottiglie».
A Genova la differenziata è partita in ritardo: per quanto riguarda l’imballaggio (dati CONAI alla mano, che non coprono la totalità dei rifiuti), siamo circa 46 kg all’anno procapite contro gli 80 kg che costituiscono la media del nord Italia. Ma, spiega Senesi, «a partire dal 2007 la percentuale di raccolta differenziata a Genova si è praticamente triplicata, dall’11,8% (che ci collocava, in classifica, tra Palermo e Napoli) al 32%, che è un valore discreto, non soddisfacente per i parametri del nord Italia. Miriamo a raggiungere gli obiettivi previsti dalla legge, ovvero percentuali superiori al 45% nell’arco dei prossimi anni. In quest’ottica, l’aumento della raccolta differenziata ha avuto la caratteristica di macinare “step” progressivi ma sostenibili, con un +5% annuo di media. Credo che nel 2012 riusciremo a raggiungere il 40%, percentuale che ci collocherà al livello della altre città del nord». Una crescita programmata, sostiene Senesi, capace di evitare disavanzi economici e conseguenti aumenti esponenziali della TIA (Tariffa Igiene Ambientale).
Lo sviluppo del sistema di raccolta differenziata comporta costi non trascurabili: «Si passa da circuiti di camion che raccolgono l’indifferenziato a circuiti di camion che si concentrano sui rifiuti diversificati – spiega Riccardo Casale – vanno sostituiti i mezzi e i cassonetti va formato il personale. Le quantità rimangono le stesse, ma bisognerà mettere quattro contenitori da 125 litri (giallo per la plastica, bianco per la carta, verde per il vetro e marrone per l’umido) per ogni vecchio cassonetto da 500 litri. Questo determina una razionalizzazione dei servizi realizzabile in un lasso di tempo ragionevole. Per adesso, sul breve periodo, abbiamo cercato di coniugare la sostenibilità ambientale con quella economica».