L’ultimo “baluardo” industriale di quello che fu l’impianto siderurgico di Cornigliano, ovvero l’Ilva, e prima ancora l’Italsider, è caduto in una mattina di domenica davanti a un gruppo di operai, tecnici, qualche fotografo, cittadini e dirigenti industriali e autorità giunti quasi a rendere omaggio a un’epoca che scompare definitivamente per lasciare il posto a – come si dice – il futuro che avanza.
Il questo caso avanza sotto forma di due escavatori radiocomandati attrezzati, spiegano i tecnici, con “martellone oleodinamico”. Sono loro, e non le solite cariche esplosive che si usano in questi casi - evitati per la vicinanza della linea ferroviaria - a tirare giù la lunga torre piezometrica (il serbatoio pensile con la larga torre a scacchi bianchi e rossi che tutti i genovesi conoscevano e che quando era in funzione conteneva fino a quasi un milione di litri d’acqua che venivano utilizzati per la lavorazione dell’acciaio e in particolare come alimentazione della linea antincendio e come serbatoio d’emergenza).
La torre è stato l’ultimo manufatto a crollare da quando è iniziata la bonifica dell’area, iniziata nel marzo del 2006, grazie a 30 appalti per 50 milioni di euro. Nel 2008, quando è stata registrata la massima attività nelle demolizioni, nell’area di Cornigliano sono stati prodotti circa 100 mila metri cubi di detriti, che sono stati interamente riutilizzati per riempimenti in loco, e alcune tonnellate di materiale ferroso.
A veder cadere l’ultimo testimone di quella di quella produzione siderurgia che ha fatto grande la Genova dell’industria pesante, il sindaco Marta Vincenzi, che è anche presidente della Società per Cornigliano, e il direttore della stessa società Enrico Da Molo; il presidente del Municipio VI Medio Ponente Sefano Bernini e i rappresentanti dei cittadini di Cornigliano che compongono il gruppo di lavoro per la riqualificazione del quartiere. L’intervento è stato eseguito dalla “Fratelli Baraldo Spa” di Modena, grazie a un appalto di circa 130 mila euro affidato da Sviluppo Genova.
Alta 52 metri, pesante circa 900 tonnellate, la torre piezometrica era stata costruita negli Anni Quaranta ed era comprensiva di due serbatoi: quello superiore (550 tonnellate di peso) con una capacità di 600 mila litri d’acqua e quello posto a quota più bassa, costruito negli Anni Cinquanta, per 400 mila litri, sostenuto da una propria struttura in pilastri e travi realizzati accanto al fusto che sostiene il serbatoio superiore, ma indipendenti; sotto il secondo serbatoio era stata costruita anche la nuova sala pompe: entrambi comunque erano già stati demoliti.
Per dare un’idea, i due serbatoi assieme contenevano tanta acqua quanto poco più della metà di una piscina olimpionica a 8 corsie (che ha una portata media di 1,6 milioni di litri).
Il questo caso avanza sotto forma di due escavatori radiocomandati attrezzati, spiegano i tecnici, con “martellone oleodinamico”. Sono loro, e non le solite cariche esplosive che si usano in questi casi - evitati per la vicinanza della linea ferroviaria - a tirare giù la lunga torre piezometrica (il serbatoio pensile con la larga torre a scacchi bianchi e rossi che tutti i genovesi conoscevano e che quando era in funzione conteneva fino a quasi un milione di litri d’acqua che venivano utilizzati per la lavorazione dell’acciaio e in particolare come alimentazione della linea antincendio e come serbatoio d’emergenza).
La torre è stato l’ultimo manufatto a crollare da quando è iniziata la bonifica dell’area, iniziata nel marzo del 2006, grazie a 30 appalti per 50 milioni di euro. Nel 2008, quando è stata registrata la massima attività nelle demolizioni, nell’area di Cornigliano sono stati prodotti circa 100 mila metri cubi di detriti, che sono stati interamente riutilizzati per riempimenti in loco, e alcune tonnellate di materiale ferroso.
A veder cadere l’ultimo testimone di quella di quella produzione siderurgia che ha fatto grande la Genova dell’industria pesante, il sindaco Marta Vincenzi, che è anche presidente della Società per Cornigliano, e il direttore della stessa società Enrico Da Molo; il presidente del Municipio VI Medio Ponente Sefano Bernini e i rappresentanti dei cittadini di Cornigliano che compongono il gruppo di lavoro per la riqualificazione del quartiere. L’intervento è stato eseguito dalla “Fratelli Baraldo Spa” di Modena, grazie a un appalto di circa 130 mila euro affidato da Sviluppo Genova.
Alta 52 metri, pesante circa 900 tonnellate, la torre piezometrica era stata costruita negli Anni Quaranta ed era comprensiva di due serbatoi: quello superiore (550 tonnellate di peso) con una capacità di 600 mila litri d’acqua e quello posto a quota più bassa, costruito negli Anni Cinquanta, per 400 mila litri, sostenuto da una propria struttura in pilastri e travi realizzati accanto al fusto che sostiene il serbatoio superiore, ma indipendenti; sotto il secondo serbatoio era stata costruita anche la nuova sala pompe: entrambi comunque erano già stati demoliti.
Per dare un’idea, i due serbatoi assieme contenevano tanta acqua quanto poco più della metà di una piscina olimpionica a 8 corsie (che ha una portata media di 1,6 milioni di litri).