"Maghi non ce ne sono, pagano sempre gli stessi, dovendo far presto era inevitabile. Per i Comuni la situazione non migliora, almeno a una prima analisi". E' il commento a caldo del sindaco di Genova alla manovra del governo Monti, diffusa attraverso Twitter. "Spero almeno - ha scritto Marta Vincenzi sul social network - che sia chiaro: le misure impopolari che la mia amministrazione aveva già preso hanno lo stesso segno, erano inevitabili negli ultimi tre bilanci e lo sono ora. Prima sembravamo dei marziani, adesso, mal che vada, sembriamo dei professori della Bocconi. La differenza può farla la politica: spero per Monti che i partiti capiscano più in fretta di quanto hanno fatto a Genova con me".
Intanto a Palazzo Tursi si sta lavorando per capire fino in fondo le conseguenze della manovra del governo. "In attesa di leggere il decreto - spiega l'assessore al Bilancio Francesco Miceli - stiamo facendo i primi conti e le prime proiezioni finanziarie, per capire l'impatto sul bilancio comunale, che da un primo esame appare ulteriormente penalizzante, con un pesante aggravio in termini di spesa corrente".
Com’è noto, la prima novità riguarda l'Imu (ovvero l'imposta municipale unica) che con il federalismo fiscale prenderà il posto dell'attuale Ici: viene anticipata al 2012. La seconda: ancora tagli ai trasferimenti. La terza: nessuna modifica immediata al patto di stabilità. Le misure del governo che graveranno sugli Enti locali, sono risultate alquanto indigeste all'Anci, l'associazione dei Comuni italiani. L'unica apertura alle richieste dei sindaci, Monti l'ha concessa alla ridefinizione del Patto di Stabilità, annunciando una tiepida disponibilità ad affrontare la questione al più presto. Salvi i piccoli Comuni con meno di 5 mila abitanti.
Gli obiettivi di Patto non verranno resi più gravosi rispetto a quelli attuali, cioè da 1,5 miliardi, i Comuni dovranno sopportare un taglio dei trasferimenti statali per 1,45 miliardi di euro. Misure che si concretizzeranno con una riduzione, tra l'altro, del fondo di riequilibrio e del fondo perequativo, strumenti indispensabili per mantenere in equilibrio i sacrifici chiesti ai Comuni con l'applicazione del federalismo fiscale. Riguardo l'anticipo dell'Imu, si parte innanzitutto con una revisione delle rendite catastali per le abitazioni, che saliranno del 60%.
Sulla base di questo nuovo parametro, l'aliquota Imu è stata fissata al 7,6 per mille, con una riduzione al 4 per mille (forse 3,6 per mille) per le prime case. Viene concessa, come chiesto dall'Anci, la manovrabilità dell'aliquota, che i Comuni potranno aumentare anche del 3 per mille. Prevista inoltre una possibile detrazione di 200 euro per i proprietari di prima casa. Con queste novità lo Stato riuscirebbe a incassare 11 miliardi in più dalla tassazione sugli immobili, il doppio rispetto a oggi.
Nelle casse dei Comuni, invece, potranno restare solo gli introiti provenienti dalla manovrabilità delle aliquote, e che inevitabilmente saranno utilizzati per il rifinanziamento del fondo di riequilibrio, minacciato dai tagli governativi. A partire dal 2013 i Comuni potranno contare anche sul nuovo tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, che andrà a sostituire Tarsu e Tia. Nell'ambito dei provvedimenti per la riduzione dei costi della politica, infine, ai Comuni verranno trasferite parte delle funzioni delle Province, che perderanno le giunte a avranno un limite massimo di 10 membri per ogni consiglio, oltre al Presidente.
Intanto a Palazzo Tursi si sta lavorando per capire fino in fondo le conseguenze della manovra del governo. "In attesa di leggere il decreto - spiega l'assessore al Bilancio Francesco Miceli - stiamo facendo i primi conti e le prime proiezioni finanziarie, per capire l'impatto sul bilancio comunale, che da un primo esame appare ulteriormente penalizzante, con un pesante aggravio in termini di spesa corrente".
Com’è noto, la prima novità riguarda l'Imu (ovvero l'imposta municipale unica) che con il federalismo fiscale prenderà il posto dell'attuale Ici: viene anticipata al 2012. La seconda: ancora tagli ai trasferimenti. La terza: nessuna modifica immediata al patto di stabilità. Le misure del governo che graveranno sugli Enti locali, sono risultate alquanto indigeste all'Anci, l'associazione dei Comuni italiani. L'unica apertura alle richieste dei sindaci, Monti l'ha concessa alla ridefinizione del Patto di Stabilità, annunciando una tiepida disponibilità ad affrontare la questione al più presto. Salvi i piccoli Comuni con meno di 5 mila abitanti.
Gli obiettivi di Patto non verranno resi più gravosi rispetto a quelli attuali, cioè da 1,5 miliardi, i Comuni dovranno sopportare un taglio dei trasferimenti statali per 1,45 miliardi di euro. Misure che si concretizzeranno con una riduzione, tra l'altro, del fondo di riequilibrio e del fondo perequativo, strumenti indispensabili per mantenere in equilibrio i sacrifici chiesti ai Comuni con l'applicazione del federalismo fiscale. Riguardo l'anticipo dell'Imu, si parte innanzitutto con una revisione delle rendite catastali per le abitazioni, che saliranno del 60%.
Sulla base di questo nuovo parametro, l'aliquota Imu è stata fissata al 7,6 per mille, con una riduzione al 4 per mille (forse 3,6 per mille) per le prime case. Viene concessa, come chiesto dall'Anci, la manovrabilità dell'aliquota, che i Comuni potranno aumentare anche del 3 per mille. Prevista inoltre una possibile detrazione di 200 euro per i proprietari di prima casa. Con queste novità lo Stato riuscirebbe a incassare 11 miliardi in più dalla tassazione sugli immobili, il doppio rispetto a oggi.
Nelle casse dei Comuni, invece, potranno restare solo gli introiti provenienti dalla manovrabilità delle aliquote, e che inevitabilmente saranno utilizzati per il rifinanziamento del fondo di riequilibrio, minacciato dai tagli governativi. A partire dal 2013 i Comuni potranno contare anche sul nuovo tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, che andrà a sostituire Tarsu e Tia. Nell'ambito dei provvedimenti per la riduzione dei costi della politica, infine, ai Comuni verranno trasferite parte delle funzioni delle Province, che perderanno le giunte a avranno un limite massimo di 10 membri per ogni consiglio, oltre al Presidente.