Sei interrogazioni, presentate dai consiglieri Luciano Grillo (Pd), Giuseppe Murolo (L’Altra Genova), Alessio Piana (Lega Nord), Guido Grillo e Matteo Campora (Pdl), De Benedictis (Idv), che il presidente Giorgio Guerello ha accorpato come richieste di aggiornamento sull’avanzamento dei lavori negli interventi di “somma urgenza” in seguito all’alluvione.
La preoccupazione sullo stato dell’arte è diffusa in tutta la sala Rossa e il desiderio unanime è quello di poter dare risposte concrete ai cittadini. Come ha provato a fare nel corso del canonico question time che ha preceduto la seduta odierna del Consiglio comunale.
La prima precisazione riguarda i tempi dei lavori: Margini assicura che se qualche rallentamento c’è stato, è dovuto esclusivamente a problemi tecnici all’interno del cantiere. Nessun lavoro è stato procrastinato per mancanza di fondi o per problemi legati al rispetto del “patto di stabilità” da parte del Comune. L’assessore sottolinea però - e questo è il punto dolente - che, finora, le opere procedono con il solo finanziamento di Tursi: «Dal governo e dagli altri enti locali sono arrivati solo impegni generici, non seguiti da quello finanziario».
Una situazione che non si verifica per la prima volta. Margini ricorda, infatti, che già ai tempi di Guido Bertolaso si era posta la questione della demolizione del noto edificio in via Giotto, sopra il letto del Chiaravagna. L’allora numero uno della Protezione Civile nazionale aveva promesso che si sarebbe occupato in prima persona della faccenda. I fatti presero una direzione decisamente diversa: «Bertolaso - ha detto l’assessore - trascurava tutte le pratiche necessarie per acquisire le varie proprietà in cui era frazionato lo stabile. Il Comune è andato avanti da solo: al momento sono 27 su 30 le parti acquisite. È possibile che tra qualche mese si possa iniziare la demolizione».
Tornando all’alluvione più recente, quella del 4 novembre 2011, Margini ha assicurato che laddove i cantieri non sono stati aperti, come nella zona di via Monte di Pino (Molassana) sono in atto gli studi preventivi necessari. A fianco alla notevole mole di lavoro anche un impegno economico sostanzioso che, nel complesso, sfiorerà i 20 milioni di euro.
Una delle situazioni più critiche resta, senza dubbio, quella di via Donghi. «Qui - spiega Margini – i lavori possono sembrare molto lenti, ma i tempi sono quelli necessari. Il Comune, infatti, interviene in vece di un privato che, in un primo momento, aveva pensato di consolidare il suolo riempiendo di materiale la voragine. In realtà l’unico risultato sarebbe stato il blocco del deflusso delle acque». L’assessore è entrato, poi, nel dettaglio dell’intervento che è proceduto in tre diverse fasi. Il primo intervento è stato un vero e proprio “bypass”, ovvero la creazione di un percorso alternativo per il rio che non poteva più scorrere nel suo letto; il secondo è stato quello di palificazione, un sistema di sostegni per impedire ulteriori crolli e per permettere i lavori in sicurezza; il terzo, tuttora in corso, è lo svuotamento dell’alveo, cioè l’asportazione dei detriti dal percorso del rivo.
Il ripristino dello scorrimento regolare dell’acqua nella zona è previsto intorno al 10 febbraio, mentre la chiusura definitiva dei cantieri dovrebbe avvenire entro la metà di marzo.
La preoccupazione sullo stato dell’arte è diffusa in tutta la sala Rossa e il desiderio unanime è quello di poter dare risposte concrete ai cittadini. Come ha provato a fare nel corso del canonico question time che ha preceduto la seduta odierna del Consiglio comunale.
La prima precisazione riguarda i tempi dei lavori: Margini assicura che se qualche rallentamento c’è stato, è dovuto esclusivamente a problemi tecnici all’interno del cantiere. Nessun lavoro è stato procrastinato per mancanza di fondi o per problemi legati al rispetto del “patto di stabilità” da parte del Comune. L’assessore sottolinea però - e questo è il punto dolente - che, finora, le opere procedono con il solo finanziamento di Tursi: «Dal governo e dagli altri enti locali sono arrivati solo impegni generici, non seguiti da quello finanziario».
Una situazione che non si verifica per la prima volta. Margini ricorda, infatti, che già ai tempi di Guido Bertolaso si era posta la questione della demolizione del noto edificio in via Giotto, sopra il letto del Chiaravagna. L’allora numero uno della Protezione Civile nazionale aveva promesso che si sarebbe occupato in prima persona della faccenda. I fatti presero una direzione decisamente diversa: «Bertolaso - ha detto l’assessore - trascurava tutte le pratiche necessarie per acquisire le varie proprietà in cui era frazionato lo stabile. Il Comune è andato avanti da solo: al momento sono 27 su 30 le parti acquisite. È possibile che tra qualche mese si possa iniziare la demolizione».
Tornando all’alluvione più recente, quella del 4 novembre 2011, Margini ha assicurato che laddove i cantieri non sono stati aperti, come nella zona di via Monte di Pino (Molassana) sono in atto gli studi preventivi necessari. A fianco alla notevole mole di lavoro anche un impegno economico sostanzioso che, nel complesso, sfiorerà i 20 milioni di euro.
Una delle situazioni più critiche resta, senza dubbio, quella di via Donghi. «Qui - spiega Margini – i lavori possono sembrare molto lenti, ma i tempi sono quelli necessari. Il Comune, infatti, interviene in vece di un privato che, in un primo momento, aveva pensato di consolidare il suolo riempiendo di materiale la voragine. In realtà l’unico risultato sarebbe stato il blocco del deflusso delle acque». L’assessore è entrato, poi, nel dettaglio dell’intervento che è proceduto in tre diverse fasi. Il primo intervento è stato un vero e proprio “bypass”, ovvero la creazione di un percorso alternativo per il rio che non poteva più scorrere nel suo letto; il secondo è stato quello di palificazione, un sistema di sostegni per impedire ulteriori crolli e per permettere i lavori in sicurezza; il terzo, tuttora in corso, è lo svuotamento dell’alveo, cioè l’asportazione dei detriti dal percorso del rivo.
Il ripristino dello scorrimento regolare dell’acqua nella zona è previsto intorno al 10 febbraio, mentre la chiusura definitiva dei cantieri dovrebbe avvenire entro la metà di marzo.