È oggi un giorno importante per Genova, o almeno per qualcuno: come in molti centri urbani in Italia, anche qua esiste una realtà, fino a ieri sommersa, fatta di cooperazione, socialità, impegno politico e autogestione. Sono i centri sociali occupati. Che piaccia o no, sono laboratori di democrazia, sono esperienze di autogestione e spazi di inclusione che, in quanto tali, pretendono un riconoscimento e una legittimazione ad esistere, anche al di là della legalità.
Lo Zapata, il Laboratorio Buridda, il Terra di Nessuno e il Pinelli sono le realtà genovesi che da diversi anni (la prima occupazione dei militanti dello Zapata risale a quasi diciotto anni fa)fanno attività politica, relazionandosi con il quartiere, promuovendo attività che vanno al di là della contestazione di piazza, alla quale invece si vorrebbe spesso ridurli. L’antirazzismo, l’antifascismo, il rifiuto di ogni discriminazione e sopraffazione sono i principi sui quali si fondano questi collettivi politici.
Oggi a Genova, dopo mesi di trattativa, si compie un momento storico per il patrimonio collettivo di questa città: la firma di un protocollo d’intesa tra il Comune di Genova, rappresentato dall’assessore alla Cultura Andrea Ranieri e dall’assessore alle Politiche della casa Bruno Pastorino, e la neonata Associazione per la promozione degli spazi sociali autogestiti, rappresentata da Don Andrea Gallo.
«Non bisogna aver paura della contestazione, piuttosto del silenzio. L’autogestione, che questi centri sociali attuano quotidianamente è un valore per la nostra città» ha chiaramente espresso l’assessore Ranieri e, per rispondere anticipatamente alle polemiche e alle critiche di chi non vede di buon occhio questa operazione, ha aggiunto: «Sono io che mi stupisco dello stupore di alcuni, questi spazi sono stati occupati molti anni fa e fanno delle attività importanti per il quartiere e i giovani, è straordinario che ci sia stato l’impegno trasversale per fare in modo che la città possa dialogare con loro».
I ragazzi di Zapata, Buridda, TdN e Pinelli, come si legge da un loro comunicato, non intenderanno «regolarizzare e normalizzare le lotte e le idee che animano la vita del centro sociale, bensì uno spazio fisico e le mura conquistate con la pratica dell’occupazione»; lo Zapata rimarrà negli ex locali dei Magazzini del Sale a Sampierdarena, di proprietà del demanio, dove probabilmente si avvierà un’opera di messa in sicurezza e insonorizzazione degli spazi, il Laboratorio Buridda, dalla ex facoltà di economia in Via Bertani, verrà presto trasferito ai Magazzini del Pesce a Caricamento, il Pinelli a Molassana è stato recentemente spostato in una struttura più idonea sempre a Molassana, mentre per il Terra di Nessuno, un capannone fatiscente a Lagaccio, verrà adibita una costruzione sullo stesso terreno, in Via Bianco, ecosostenibile e a norma. In cambio, gli spazi sociali dovranno regolarizzare un contratto d’affitto, al canone ridotto delle associazioni di utilità sociale e dovranno pagare le utenze.
«In questa dimensione precaria ed insicura della vita, si tende ad accettare anche la precarietà e l’insicurezza degli edifici; il percorso avviato con i centri sociali va nella direzione opposta, riconoscendo anche un dialogo tra queste realtà e le istituzioni» ha commentato l’assessore Pastorino.
Insieme agli assessori Ranieri e Pastorino non poteva mancare Don Andrea Gallo, il garante dell’Associazione dei centri sociali, che, con l’enfasi che caratterizza ogni sua parola, ha concluso «Non si tratta di una benigna concessione, è piuttosto il riconoscimento di un diritto. I centri sociali sono la base della democrazia».
Lo Zapata, il Laboratorio Buridda, il Terra di Nessuno e il Pinelli sono le realtà genovesi che da diversi anni (la prima occupazione dei militanti dello Zapata risale a quasi diciotto anni fa)fanno attività politica, relazionandosi con il quartiere, promuovendo attività che vanno al di là della contestazione di piazza, alla quale invece si vorrebbe spesso ridurli. L’antirazzismo, l’antifascismo, il rifiuto di ogni discriminazione e sopraffazione sono i principi sui quali si fondano questi collettivi politici.
Oggi a Genova, dopo mesi di trattativa, si compie un momento storico per il patrimonio collettivo di questa città: la firma di un protocollo d’intesa tra il Comune di Genova, rappresentato dall’assessore alla Cultura Andrea Ranieri e dall’assessore alle Politiche della casa Bruno Pastorino, e la neonata Associazione per la promozione degli spazi sociali autogestiti, rappresentata da Don Andrea Gallo.
«Non bisogna aver paura della contestazione, piuttosto del silenzio. L’autogestione, che questi centri sociali attuano quotidianamente è un valore per la nostra città» ha chiaramente espresso l’assessore Ranieri e, per rispondere anticipatamente alle polemiche e alle critiche di chi non vede di buon occhio questa operazione, ha aggiunto: «Sono io che mi stupisco dello stupore di alcuni, questi spazi sono stati occupati molti anni fa e fanno delle attività importanti per il quartiere e i giovani, è straordinario che ci sia stato l’impegno trasversale per fare in modo che la città possa dialogare con loro».
I ragazzi di Zapata, Buridda, TdN e Pinelli, come si legge da un loro comunicato, non intenderanno «regolarizzare e normalizzare le lotte e le idee che animano la vita del centro sociale, bensì uno spazio fisico e le mura conquistate con la pratica dell’occupazione»; lo Zapata rimarrà negli ex locali dei Magazzini del Sale a Sampierdarena, di proprietà del demanio, dove probabilmente si avvierà un’opera di messa in sicurezza e insonorizzazione degli spazi, il Laboratorio Buridda, dalla ex facoltà di economia in Via Bertani, verrà presto trasferito ai Magazzini del Pesce a Caricamento, il Pinelli a Molassana è stato recentemente spostato in una struttura più idonea sempre a Molassana, mentre per il Terra di Nessuno, un capannone fatiscente a Lagaccio, verrà adibita una costruzione sullo stesso terreno, in Via Bianco, ecosostenibile e a norma. In cambio, gli spazi sociali dovranno regolarizzare un contratto d’affitto, al canone ridotto delle associazioni di utilità sociale e dovranno pagare le utenze.
«In questa dimensione precaria ed insicura della vita, si tende ad accettare anche la precarietà e l’insicurezza degli edifici; il percorso avviato con i centri sociali va nella direzione opposta, riconoscendo anche un dialogo tra queste realtà e le istituzioni» ha commentato l’assessore Pastorino.
Insieme agli assessori Ranieri e Pastorino non poteva mancare Don Andrea Gallo, il garante dell’Associazione dei centri sociali, che, con l’enfasi che caratterizza ogni sua parola, ha concluso «Non si tratta di una benigna concessione, è piuttosto il riconoscimento di un diritto. I centri sociali sono la base della democrazia».