La città rende omaggio
alle vittime della Shoah

Oggi è l’anniversario della liberazione del campo di Auschwitz (27 gennaio 1945) scelto dal Parlamento italiano come «Giornata della memoria» dell’Olocausto. A Palazzo Ducale la cerimonia ufficiale. Doria: le tossine del razzismo, dell’intolleranza, della violenza, del disprezzo dell’altro sono ancora tra noi

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Un filo rosso lega la Shoah a Genova. Il 3 novembre 1943, 261 ebrei furono deportati, solo in 20 fecero ritorno dai campi di concentramento e di sterminio. Oggi, il sindaco di Genova Marco Doria, ha ripreso a tessere quel filo che negazionismo, ignoranza e indifferenza vorrebbero spezzare. L'occasione è stata la celebrazione ufficiale della Giornata della memoria, che si svolta questa mattina a Palazzo Ducale, alla presenza della comunità ebraica genovese e delle autorità cittadine.

Lo sterminio degli Ebrei e di tutti coloro che morirono nei campi nazisti, ha detto Doria, è una pagina di storia che viene manipolata e negata. L'intolleranza è un veleno che permea ancora nella nostra società, una tossina che genera odio, razzismo, disprezzo e violenza. Germi che non sono ancora stati neutralizzati e che vanno debellati attraverso una visione della società che abbia al centro la dignità dell'uomo, la difesa della verità storica e la trasmissione della conoscenza. Solo educando a non restare indifferenti si può tenere viva la memoria e sconfiggere coloro che vogliono distorcere e negare questa tragedia dell’umanità. Dobbiamo ricordare, citando la legge che istituisce la Giornata della Memoria, le persecuzioni fatte da italiani, prima dello sterminio, con le leggi razziali del 1938, frutto di razzismo, intolleranza, disprezzo, perché, ha concluso il sindaco, la nostra società, i nostri giorni, non sono ancora immuni da queste tossine.

Ha preso poi la parola per l'orazione ufficiale Benedetto Carucci Viterbi, direttore delle scuole secondarie ebraiche di Roma. Vale la pena, ha detto, riflettere sulle parole, perché il rischio di queste manifestazioni è cadere nella retorica, che è la sottrazione di senso delle parole. La memoria rimanda alla mente, il ricordo va dritto al cuore. Un rapporto che ci suggerisce la necessità di coniugare la dimensione emotiva con quella intellettuale, perché solo riuscendo a fissare un’emozione nel cuore, essa resterà indelebile anche nella nostra mente.
Il commissario della Provincia di Genova, Piero Fossati, ha aperto il suo intervento con le parole di Primo Levi: "ogni attentato all’umanità di un uomo, di una donna, di un bambino, di ogni singolo individuo, dovunque si trovi, rimette in discussione l’umanità tutta intera. Sopraffazione e crudeltà, per motivi religiosi o etnici, ha proseguito, sono parte della nostra quotidianità e non fanno altro che riprodurre le persecuzioni e gli stermini del passato. Vanno combattute, con un riferimento al pestaggio di quattro clochard avvenuto a Genova nei giorni scorsi, tutte le forme di violenza contro qualsiasi essere umano.

Sconcerto per le teste di maiale recapitate a tre realtà ebraiche di Roma è stato espresso dal rabbino capo della comunità genovese Paolo Momigliano. Gli elementi di crisi nella società, ha detto, rischiano di trovare uno sfogo nel razzismo e nell'antisemitismo, serve senso di responsabilità e impegno da parte di tutti. 

La memoria della Shoah e il suo significato più profondo sono stati anche al centro degli interventi del vice prefetto vicario Paolo D’Attilio e del presidente del Consiglio Regionale della Liguria Michele Boffa.

La cerimoia si è conclusa con la premiazione del consorso provinciale "I giovani ricordano la Shoah" e la consegna delle medaglie d'onore, concesse dal Presidente della Repubblica, ai cittadini italiani deportati e internati nel lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l'economia di guerra e ai familiari dei deceduti. 
27 gennaio 2014
Ultimo aggiornamento: 27/01/2014
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