Cinquanta milioni per il ribaltamento a mare dello stabilimento di Sestri Ponente, ma nessuna certezza sulle commesse future. Due incontri fissati per il 24 ottobre e il 9 novembre per discutere i carichi di lavoro e il nuovo piano industriale di Fincantieri. Questi i risultati del vertice romano di stamani tra governo, sindacati, istituzioni liguri e l’azienda al ministero dello Sviluppo Economico con il ministro Romani e l’ad Giuseppe Bono. Risultati deludenti tanto da far subito esplodere la protesta a Genova, dove i lavoratori sono scesi in piazza bloccando il traffico in via Soliman, minacciando l’occupazione a oltranza del cantiere e dopo alcune ore di tensione, arrivando ad incendiare alcuni cassonetti della spazzatura.
La giornata “calda” comincia già a partire da questa mattina: a Roma era in programma l’incontro tra l’azienda, rappresentata dall’ amministratore delegato Giuseppe Bono, i sindacati, il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani e una nutrita delegazione ligure, composta dal sindaco Marta Vincenzi, il presidente della Regione Claudio Burlando, Alessandro Repetto, presidente della Provincia, Lorenzo Basso (Pd), Edoardo Rixi (Lega Nord), Marco Limoncini (Udc), Matteo Rossi (Sel) e Gino Garibaldi (Pdl). All'ingresso della sede del ministero dello Sviluppo Economico, sede delle trattative, il segretario Fiom Cgil Maurizio Landini fa sapere che Fincantieri e Fiat scenderanno in piazza assieme nell'arco della giornata di sciopero indetta il 21 ottobre prossimo.
Il vertice dura un paio d’ore: c’è l’impegno che Giulio Tremonti in serata firmi il decreto che prevede il finanziamento, per 50 milioni, del ribaltamento a mare dello stabilimento di Sestri Ponente (altri 20 saranno messi sul piatto dall’Autorità Portuale), ma del piano industriale dell’azienda e delle commesse future, se ne riparlerà in futuro, in due appuntamenti già fissati: il ministro per lo Sviluppo Economico, Paolo Romani, ha espresso l’intenzione di convocare un nuovo tavolo con i sindacati e l’amministratore delegato, Giuseppe Bono, per lunedì 24 ottobre, con l’obiettivo di fare il punto sulla situazione complessiva di Fincantieri su tutto il territorio nazionale (l’altro incontro è in programma il 24 novembre per discutere del nuovo piano industriale). «Abbiamo portato a casa il ribaltamento a mare, precondizione per la sopravvivenza dello stabilimento sestrese – dichiara il sindaco Vincenzi – ma dal tavolo non è emersa la risposta definitiva che ci aspettavamo. Per adesso si è parlato di un piano di possibili diversificazioni degli assetti industriali di Fincantieri (piattaforme per rifiuti offshore e parco eolico marino, ndr), ma si tratta solo di enunciazioni, pur interessanti. È importante che l’azienda vari il nuovo piano industriale e che riprenda il prima possibile il dialogo con i sindacati».
Intanto, non appena il segretario Fiom Bruno Manganaro, da Roma, comunica all’addetta stampa Cgil Liguria, Giovanna Cereseto, che dal governo sono arrivate «solo promesse, e niente lavoro», i lavoratori dello stabilimento di Sestri, che presidiavano il cantiere in attesa dell’esito del vertice, scendono in piazza bloccando via Soliman in entrambe le direzioni, alle 13.30: «Sono alcune centinaia – informa Giovanna Cereseto – la protesta è partita intorno all’una e mezza. Domani alle 8 è stata indetta dal sindacato un’assemblea in cui si deciderà come procedere. È arrivata la firma per il ribaltamento a mare, questo lo si sapeva già. Anche il ricorso agli ammortizzatori sociali (leggi cassa integrazione) non rappresenta una novità. Ma di nuove commesse per il cantiere, neanche l’ombra». I lavoratori fanno sapere che l’occupazione dello stabilimento proseguirà anche nella giornata di domani.
Di ritorno da Roma, nel pullman con i 50 lavoratori che hanno presidiato il ministero durante l’incontro, il segretario generale della Fiom genovese Francesco Grondona, non usa mezzi termini: «Hanno fatto crescere la tensione al livello di guardia, lo abbiamo detto in tutti i modi, domani l’assemblea deciderà cosa fare, ma la preoccupazione è grande, perché la chiusura dello stabilimento è un pericolo reale. A marzo, finita la nave in lavorazione, non rimarrà che la cassa integrazione per tutti gli 800 lavoratori rimasti».
E l’incontro fissato per il 24 ottobre sui carichi di lavoro? «È il solito giochino. Prima si fanno accordi separati in tutti gli altri stabilimenti parlando dieci dialetti diversi, e poi si arriva a un incontro completamente inutile vuoto di ogni contenuto. Ma noi non ci stiamo, non per niente abbiamo chiesto lavoro fino al 2012 con la disponibilità di accettare parzialmente la cassa integrazione». Ma che senso ha spendere 70 milioni per il ribaltamento, se lo stabilimento verrà chiuso? «Questo non vuol dire nulla, non è detto che la fabbrica debba costruire per forza navi, può essere impiegata in altri modi, ed è proprio per questo che noi abbiamo chiesto che ribaltamento e non interruzione del lavoro andassero di pari passo».
A Tursi, nel pomeriggio, è stato sospeso il Consiglio comunale per valutare la situazione di Fincantieri: alla ripresa dei lavori, il presidente Giorgio Guerello ha fatto una breve dichiarazione con cui ha ricordato i punti salienti della trattativa di Roma e ha espresso la solidarietà del Consiglio ai lavoratori in piazza.
La giornata “calda” comincia già a partire da questa mattina: a Roma era in programma l’incontro tra l’azienda, rappresentata dall’ amministratore delegato Giuseppe Bono, i sindacati, il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani e una nutrita delegazione ligure, composta dal sindaco Marta Vincenzi, il presidente della Regione Claudio Burlando, Alessandro Repetto, presidente della Provincia, Lorenzo Basso (Pd), Edoardo Rixi (Lega Nord), Marco Limoncini (Udc), Matteo Rossi (Sel) e Gino Garibaldi (Pdl). All'ingresso della sede del ministero dello Sviluppo Economico, sede delle trattative, il segretario Fiom Cgil Maurizio Landini fa sapere che Fincantieri e Fiat scenderanno in piazza assieme nell'arco della giornata di sciopero indetta il 21 ottobre prossimo.
Il vertice dura un paio d’ore: c’è l’impegno che Giulio Tremonti in serata firmi il decreto che prevede il finanziamento, per 50 milioni, del ribaltamento a mare dello stabilimento di Sestri Ponente (altri 20 saranno messi sul piatto dall’Autorità Portuale), ma del piano industriale dell’azienda e delle commesse future, se ne riparlerà in futuro, in due appuntamenti già fissati: il ministro per lo Sviluppo Economico, Paolo Romani, ha espresso l’intenzione di convocare un nuovo tavolo con i sindacati e l’amministratore delegato, Giuseppe Bono, per lunedì 24 ottobre, con l’obiettivo di fare il punto sulla situazione complessiva di Fincantieri su tutto il territorio nazionale (l’altro incontro è in programma il 24 novembre per discutere del nuovo piano industriale). «Abbiamo portato a casa il ribaltamento a mare, precondizione per la sopravvivenza dello stabilimento sestrese – dichiara il sindaco Vincenzi – ma dal tavolo non è emersa la risposta definitiva che ci aspettavamo. Per adesso si è parlato di un piano di possibili diversificazioni degli assetti industriali di Fincantieri (piattaforme per rifiuti offshore e parco eolico marino, ndr), ma si tratta solo di enunciazioni, pur interessanti. È importante che l’azienda vari il nuovo piano industriale e che riprenda il prima possibile il dialogo con i sindacati».
Intanto, non appena il segretario Fiom Bruno Manganaro, da Roma, comunica all’addetta stampa Cgil Liguria, Giovanna Cereseto, che dal governo sono arrivate «solo promesse, e niente lavoro», i lavoratori dello stabilimento di Sestri, che presidiavano il cantiere in attesa dell’esito del vertice, scendono in piazza bloccando via Soliman in entrambe le direzioni, alle 13.30: «Sono alcune centinaia – informa Giovanna Cereseto – la protesta è partita intorno all’una e mezza. Domani alle 8 è stata indetta dal sindacato un’assemblea in cui si deciderà come procedere. È arrivata la firma per il ribaltamento a mare, questo lo si sapeva già. Anche il ricorso agli ammortizzatori sociali (leggi cassa integrazione) non rappresenta una novità. Ma di nuove commesse per il cantiere, neanche l’ombra». I lavoratori fanno sapere che l’occupazione dello stabilimento proseguirà anche nella giornata di domani.
Di ritorno da Roma, nel pullman con i 50 lavoratori che hanno presidiato il ministero durante l’incontro, il segretario generale della Fiom genovese Francesco Grondona, non usa mezzi termini: «Hanno fatto crescere la tensione al livello di guardia, lo abbiamo detto in tutti i modi, domani l’assemblea deciderà cosa fare, ma la preoccupazione è grande, perché la chiusura dello stabilimento è un pericolo reale. A marzo, finita la nave in lavorazione, non rimarrà che la cassa integrazione per tutti gli 800 lavoratori rimasti».
E l’incontro fissato per il 24 ottobre sui carichi di lavoro? «È il solito giochino. Prima si fanno accordi separati in tutti gli altri stabilimenti parlando dieci dialetti diversi, e poi si arriva a un incontro completamente inutile vuoto di ogni contenuto. Ma noi non ci stiamo, non per niente abbiamo chiesto lavoro fino al 2012 con la disponibilità di accettare parzialmente la cassa integrazione». Ma che senso ha spendere 70 milioni per il ribaltamento, se lo stabilimento verrà chiuso? «Questo non vuol dire nulla, non è detto che la fabbrica debba costruire per forza navi, può essere impiegata in altri modi, ed è proprio per questo che noi abbiamo chiesto che ribaltamento e non interruzione del lavoro andassero di pari passo».
A Tursi, nel pomeriggio, è stato sospeso il Consiglio comunale per valutare la situazione di Fincantieri: alla ripresa dei lavori, il presidente Giorgio Guerello ha fatto una breve dichiarazione con cui ha ricordato i punti salienti della trattativa di Roma e ha espresso la solidarietà del Consiglio ai lavoratori in piazza.