«Il peso della manovra? Cade sulle pensioni!»
L’attacco di Roberta Papi e di Fabiocchi (Cgil)

L’assessore comunale alle Politiche sociali e il segretario Generale dei Pensionati Cgil di Genova spiegano le pesanti conseguenze del la proposta del governo sull’innalzamento dell’età pensionabile e sull’annullamento del riscatto laurea

Tra i punti “caldi” della rinnovata manovra finanziaria – conseguenza della ferma protesta dei sindaci a Milano che hanno respinto i tagli decisi dal governo a carico degli Enti Locali - il giro di vite sui regimi previdenziali. Il computo dei 40 anni di anzianità necessari per il raggiungimento della pensione non terrà conto degli anni di servizio militare prestati e degli anni universitari riscattati.

Una legge dello stato oggi tutela chi, vista l’obbligatorietà del periodo di leva vigente in passato, non aveva potuto scegliere: i mesi trascorsi in caserma erano comunque considerati lavorativi secondo la formula minima contributiva. Chi invece aveva scelto il percorso universitario, poteva, pagando di tasca propria, coprire i contributi degli anni passati sui libri. L’ultima ipotesi del governo vuole azzerare questi meccanismi, considerando lavorativi solo gli anni effettivamente “lavorati”: le modalità non sono ancora sul tavolo, ma la proposta ha messo in allarme milioni di lavoratori in prossimità del pensionamento. 

Su questi temi abbiamo sentito Roberta Papi, assessore alla Politiche socio-sanitarie e ai Servizi Sociali e Walter Fabiocchi, segretario generale del Sindacato Pensionati Cgil di Genova.

Assessore Papi, alla fine il governo - per recuperare i fondi tagliati ai Comuni - ha deciso di intervenire sulle pensioni…
«Penso che sia stato un provvedimento dell’ultimo minuto, l’ennesima proposta “tappabuchi”. Pensiamo ad esempio all’esclusione dal calcolo dell’anzianità degli anni di servizio militare o civile: è una soluzione quanto meno contraddittoria, tradita dalla parola stessa, “servizio”. Si tratta di un periodo in cui si fornisce una prestazione lavorativa allo Stato. In periodo di crisi e di riflessioni sull’innalzamento dell’età pensionabile, è necessario sedersi intorno ad un tavolo per progettare misure più ragionate».

Faccia un esempio.
«Credo che l’unica via percorribile sia quella della volontarietà e degli incentivi. Puoi lavorare oltre all’età pensionabile, con un adeguato ritorno. Non tutti facciamo lo stesso lavoro: c’è chi va avanti fino a 70 anni inoltrati lavorando e chi invece a stento riesce a raggiungere i 40 anni di contributi».

Ma in questo caso, non si rischia di danneggiare l’ingresso delle leve giovani nel mondo del lavoro?
«Ovviamente il tema della riforma pensionistica e previdenziale non può essere affrontato senza prendere in considerazione la disoccupazione giovanile. Bisogna introdurre assolutamente adeguati  meccanismi di solidarietà intergenerazionale».   

Fin qui l’assessore Papi. Anche da Walter Fabiocchi, segretario generale di Spi Cgil di Genova, duri commenti.
«Una proposta ingiusta nel merito e avvilente per le stesse istituzioni, visto che è stata discussa, o barattata ieri, dopo la manifestazione dei sindaci a Milano, nella residenza privata del premier ad Arcore».

Qual è il meccanismo che si vuole azzerare? E come funziona fino ad oggi?
«Una legge dello Stato tutela chi ha svolto il servizio di leva invece che lavorare, visto che fino a pochi anni fa era obbligatorio: il periodo sotto le armi, essendo appunto imposto, è comunque conteggiato al fine di calcolare gli anni lavorativi, con il versamento automatico dei contributi minimi. Questo colpo di spugna cancella i diritti di milioni di cittadini italiani».

Per quanto riguarda il riscatto degli studi universitari invece?
«Il meccanismo è simile: chi, invece di affrontare subito il mondo del lavoro, ha deciso di affrontare un percorso di studi ad alto livello, può, secondo la legge vigente, conteggiare quegli anni come lavorativi, previo pagamento dei contributi non corrisposti all’epoca: spesso si parla di migliaia di euro pagati dal lavoratore stesso. La proposta del governo, ad oggi non spiega ancora se questi capitali saranno restituiti in qualche modo; in ogni caso si può comunque parlare di diritti calpestati».

In questi mesi spesso si è parlato di riforma del sistema pensionistico, e già in passato si era intervenuti in situazioni di urgenza di bilancio dello Stato. Qual è la situazione della previdenza sociale?
«Negli ultimi 20 anni, cinque sono state le riforme in ambito pensionistico, tutte volte all’allungamento dell’età lavorativa e al ritocco dei coefficienti di calcolo; il risultato è che oggi il comparto pensionistico dei lavoratori dipendenti è in attivo, mentre quello dei lavoratori autonomi e dei dirigenti rimane in passivo, avendo meccanismi contributivi non sufficienti. Nel complesso, comunque, il sistema è in equilibrio. La proposta del governo è solo un modo sicuro per fare cassa, sulle spalle di chi non ha margini di scelta».

Il dibattito politico rimane però aperto, pensa che questo provvedimento possa trovare la conferma in sede parlamentare?
«Personalmente credo che ci siano margini di incostituzionalità, perché tocca diritti acquisiti di milioni di persone. Nel merito è difficile dare un giudizio puntuale, vista la perdurante confusione nella maggioranza, e la indeterminatezza di una proposta che ad oggi ha il sapore di slogan. In qualunque caso, lo sciopero nazionale proclamato dalla Cgil per il 6 settembre vuole cancellare anche questa ulteriore ingiustizia»
Genova, 30 agosto 2011
Ultimo aggiornamento: 30/08/2011
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