nel Ghetto i cittadini
e il Comune contro i ratti

L’iniziativa, prevista per domenica 3 febbraio, presentata oggi nella sede di “GhettUp” dall’assessora all’Ambiente Valeria Garotta. Un nuovo modello di collaborazione tra l’amministrazione e gli abitanti

Testo Alternativo
Comuni cittadini per strada, armati di cazzuole, cemento e altri materiali, lavorano, per le strade dell’antico Ghetto, a chiudere buchi e crepe, a sistemare tombini, grate, vecchie porte. Accadrà domenica 3 febbraio, tra le 11 e le 15, nell’ambito di un’iniziativa di volontariato chiamata “Operazione Tappabuchi”, finalizzata a ridurre la proliferazione dei ratti, riducendo loro la possibilità di nidificare e muoversi sul territorio.

«È un nuovo modello di collaborazione tra il Comune e i cittadini, attraverso le organizzazioni del volontariato – afferma Garotta – un esempio che vorremmo esportare nel resto della città». L’iniziativa nasce da una collaborazione dell’ Assessorato all’Ambiente e del Municipio Centro Est con il comitato GhettUp, nella cui sede di Vico Croce Bianca 11 rosso si è svolta oggi la presentazione, e con Aster.

Curare l’igiene di un territorio urbano, specialmente se antico, risanarlo, mantenerlo vivo e nel contempo pulito è un’impresa difficile per una pubblica amministrazione, a prescindere dalle risorse economiche (che, come si sa, in questo periodo scarseggiano), perché richiede un intervento costante su una realtà molto complessa, che deve poter essere curata in ogni dettaglio. Per questo l’opera di chi ci vive e di chi ci lavora è fondamentale.

Un tempo erano i cittadini stessi a contrastare le infestazioni e quando scoprivano una crepa nei pressi della propria abitazione si ingegnavano per tapparla. Con questa operazione si vuole stimolare una maggiore responsabilizzazione degli abitanti nella cura dell’ambiente. Non è un percorso facile per l’ente pubblico, che mantiene comunque l’onere di mediare tra le varie esigenze.

Per fare un esempio: nel Ghetto c’è un palazzo infestato dai piccioni; alcuni cittadini collaborano, somministrando ai volatili mangime medicato, atto a inibirne le capacità riproduttive; altri abitanti danno agli uccelli cibo qualsiasi e rendono inutile l’alimento che contiene farmaci.

Simone Leoncini, presidente del Municipio, indica la ricerca di una sinergia tra istituzioni e volontariato come un’ispirazione costante della sua amministrazione. «quella di cui parliamo oggi non è la prima esperienza: in pochi mesi, solo nel campo dell’igiene urbana, abbiamo già visto varie iniziative, tra cui quella del Lagaccio e quella di Santa Brigida». La partecipazione dei cittadini, sottolinea Leoncini, ha un effetto di “moltiplicazione”, aumentando l’efficacia di un intervento e la vivibilità di un territorio. Intanto il Comune e l’Aster continuano a fare il loro mestiere con i consueti interventi di risanamento e manutenzione.

La macchina comunale, insomma, non si ferma. Il Ghetto, forse non tutti lo sanno, è, nel centro storico, il quadrilatero compreso tra Via Bensa e Piazza della Nunziata a nord, Via delle Fontane a nord ovest, Via del Campo a sud ovest, Via Lomellini a est. L’anno successivo alla scoperta dell’America la Repubblica di Genova accolse trecento sefarditi espulsi per editto dei sovrani di Castiglia. La città li ospitò secondo gli usi cristiani dell’epoca, cioè confinandoli in una zona ben delimitata e con poche vie d’accesso, che di notte erano chiuse da cancellate e sorvegliate da guardie.

Quella parte del sestiere di Prè fu così, per quasi due secoli, la sede della comunità ebraica, che nel 1674, ridotta a 174 individui, fu trasferita in Piazza dei Tessitori. Già zona degradata, è da tempo oggetto, come il resto del sestiere, di interventi e azioni di recupero. Paolo Albonetti, dell’ Ufficio Animali Critici del Comune, spiega su quali presupposti tecnici si basi l’operazione di domenica. Il problema è, dice, che in zone come il Ghetto «il disordine ambientale in genere favorisce i ratti».

Questa affermazione appare dimostrata dal raffronto tra le varie zone in cui negli anni si è provveduto a derattizzare, con maggiore o minore successo. L’osservazione dei territori in cui l’intervento non è servito e il loro raffronto indica il disordine e il degrado come elementi comuni. Tornando al Ghetto, le ricognizioni hanno evidenziato diversi problemi riconducibili al concetto di “disordine”, in particolare: varie aree di cantiere abbandonate; molti tubi di cablaggio non utilizzati; tombini; cassonetti dei rifiuti aperti, che favoriscono, oltre a ratti e topi, anche colombi e gabbiani; tanti, tanti buchi e crepe nella pavimentazione stradale e nei muri delle case, portoni rotti, griglie rotte o inadatte.

Così i roditori e gli altri “animali critici” prosperano, nonostante la presenza di un gran numero di “erogatori”, cioè i contenitori delle esche rodenticide, il veleno per i ratti. In un’area piccola, comprendente una decina di vicoli, sono presenti ben 54 dei 6 mila impianti di erogazione dell’intero territorio di Genova.

3 febbraio 2013
Ultimo aggiornamento: 04/02/2013
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