Domenica 20 e lunedi 21 maggio, il ballottaggio; poi in poche ore, finalmente, sapremo il nome del nuovo sindaco. Gli orari sono gli stessi di due settimane prima, cioè dalle 8 alle 22 la domenica e dalle 7 alle 15 il lunedi.
Il voto è semplice, in teoria, perché si tratta di indicare uno dei due candidati. Però, attenzione…
Per votare è necessario tracciare un segno, solitamente una croce, all’interno del riquadro in cui si trova il nome del candidato prescelto. L’operazione di voto è perciò, in sé, molto semplice.
Ma Clavio Romani, dirigente dei Servizi Civici, ci descrive la scheda elettorale: troveremo, in alto, il nome di Marco Doria in un riquadro che riporta i simboli delle otto liste che lo sostenevano e, in basso, il nome di Enrico Musso in un riquadro che riporta il simbolo della lista che l’ha sostenuto. La preoccupazione del dirigente è che, alla vista dei simboli di partito, l’elettore sia indotto a esprimere il voto disgiunto: che segni cioè una croce sul simbolo di un partito che sostiene un candidato e una sull’altro candidato sindaco.
«Questa volta il voto disgiunto non vale – è la raccomandazione di Romani – l’attribuzione dei voti ai partiti è già avvenuta; il ballottaggio è solo per il sindaco».
L’ipotetico voto sopra descritto sarebbe da annullare, non essendo possibile stabilire senza dubbio se l’elettore volesse indicare la sua preferenza per un candidato o per l’altro. E questo della “volontà dell’elettore” è il principio basilare di ogni consultazione elettorale o referendaria.
Ma che necessità c’era di stampare sulla scheda i simboli dei partiti, se non si deve più votare per loro?
Probabilmente si considera che l’elettore abbia diritto sapere quali formazioni politiche sono legate al suo candidato, lo hanno sostenuto e possono avere un vantaggio dalla sua elezione; la presenza dei simboli sarebbe poi strettamente necessaria nell’eventualità, che a Genova non si è verificata, di apparentamenti, cioè quando, nella settimana dopo la prima tornata (il termine scadeva domenica scorsa), uno o più schieramenti che non sostenevano uno dei due concorrenti rimasti dichiara di volerlo sostenere. Se il candidato sindaco accetta il sostegno, si verifica l’apparentamento; il partito, o il gruppo di partiti, in questione entra nello schieramento che si propone come maggioranza e in caso di vittoria può avere un maggiore peso in consiglio.
Per il resto, non ci sono problemi: la legge, le interpretazioni correnti e le disposizioni del Ministero dell’Interno considerano valido il segno, o al limite più segni, purché sia messo all’interno del riquadro in modo che l’intenzione di voto non sia equivocabile. Ma il consiglio è di indicare il candidato nel modo più semplice: segnando direttamente, con una sola traccia di matita, il nome del candidato sindaco che si intende scegliere.
Il Comune offre al cittadino gli stessi servizi che ha offerto per la votazione di dieci giorni fa. Per modalità e orari si consiglia di utilizzare i seguenti collegamenti:
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Le domande più frequenti
Dove ritirare la tessera elettorale
Gli orari degli uffici per i duplicati
Il voto dei non deambulanti
Il voto assistito
Il voto in un luogo di cura
Il voto a domicilio
Il Facsimile della scheda elettorale
Le liste e i candidati
Terminate le operazioni di voto, cioè alle ore 15.00 di lunedi 21, dopo pochi necessari adempimenti inizierà lo spoglio delle schede. Quando si esegue lo scrutinio di un referendum, una votazione in cui il cittadino è chiamato a esprimersi su due sole possibili opzioni, il sì e il no, due o tre ore dopo la chiusura i dati disponibili sono già sufficienti a determinare l’esito finale; presumibilmente l’attesa per conoscere il nome del nuovo sindaco avrà la stessa durata.
Anche questa volta si potrà seguire lo spoglio in tempo reale, collegandosi al
SITO CON I RISULTATI AGGIORNATI MINUTO PER MINUTO
Come la scorsa volta, nella Sala Giunta Vecchia e nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi sarà allestita una sala stampa, dotata di 8 postazioni informatiche, uno schermo di 3 metri per 2 su cui saranno proiettati i dati dello spoglio via via che arrivano all’ufficio elettorale, due monitor al plasma da 40 pollici, otto spazi riservati alle reti televisive e un’area Wi Fi.
Come si sa, l’elezione del sindaco influenza la composizione del Consiglio Comunale: il 60 per cento dei consiglieri sosterrà il nuovo primo cittadino, il restante 40 si collocherà all’opposizione. Siccome il nuovo consiglio avrà solo quaranta consiglieri, contro i cinquanta del ciclo amministrativo che termina adesso, la ripartizione sarà di 24 membri per la maggioranza e 16 per la minoranza.
Martedi pomeriggio alle ore 15.00 inizieranno i lavori dell’Ufficio Elettorale presieduto da un magistrato; ci sarà un rapido riscontro e, dopo poche ore, la proclamazione del Sindaco e degli eletti.
Per stabilire i nominativi dei nuovi consiglieri, l’Ufficio elettorale applicherà, come di consueto, il criterio proporzionale attraverso il metodo D’Hondt, dal nome dello studioso belga che lo propose nel 1878.
Tale metodo si basa su divisioni progressive, secondo i numeri naturali, delle cifre elettorali delle liste. Si stila poi una graduatoria tra i quozienti così ottenuti. Secondo questa graduatoria sono assegnati i posti nell’assemblea che si sta eleggendo.
Per fare un esempio, immaginiamo che in un comune come Genova 2 liste debbano spartirsi i 16 seggi destinati all’opposizione, che la lista A abbia avuto 70 mila voti e la B 30 mila.
Dividendo 70 mila per 1, 2 e così via fino a 12 si ottengono i quozienti, (in migliaia e arrotondati al decimo) 70, 35, 23.3, 17.5, 14, 11.7, 10, 8.8, 7.8, 7, 6.4, 5.8
Per i voti della lista B è sufficiente dividere fino a 5. I quozienti sono: 30, 15, 10, 7.5, 6
Come si vede: il quinto quoziente di B è 6, che supera il dodicesimo di A (5.8); i primi 5 di B superano tutti il dodicesimo di A.
Ai primi 16 posti ci sono perciò 11 quozienti di A e 5 di B.
Di conseguenza saranno assegnati 11 posti in consiglio ad A e 5 a B.
Come spesso accade con l’aritmetica, è più facile farlo che spiegarlo.
Il voto è semplice, in teoria, perché si tratta di indicare uno dei due candidati. Però, attenzione…
Per votare è necessario tracciare un segno, solitamente una croce, all’interno del riquadro in cui si trova il nome del candidato prescelto. L’operazione di voto è perciò, in sé, molto semplice.
Ma Clavio Romani, dirigente dei Servizi Civici, ci descrive la scheda elettorale: troveremo, in alto, il nome di Marco Doria in un riquadro che riporta i simboli delle otto liste che lo sostenevano e, in basso, il nome di Enrico Musso in un riquadro che riporta il simbolo della lista che l’ha sostenuto. La preoccupazione del dirigente è che, alla vista dei simboli di partito, l’elettore sia indotto a esprimere il voto disgiunto: che segni cioè una croce sul simbolo di un partito che sostiene un candidato e una sull’altro candidato sindaco.
«Questa volta il voto disgiunto non vale – è la raccomandazione di Romani – l’attribuzione dei voti ai partiti è già avvenuta; il ballottaggio è solo per il sindaco».
L’ipotetico voto sopra descritto sarebbe da annullare, non essendo possibile stabilire senza dubbio se l’elettore volesse indicare la sua preferenza per un candidato o per l’altro. E questo della “volontà dell’elettore” è il principio basilare di ogni consultazione elettorale o referendaria.
Ma che necessità c’era di stampare sulla scheda i simboli dei partiti, se non si deve più votare per loro?
Probabilmente si considera che l’elettore abbia diritto sapere quali formazioni politiche sono legate al suo candidato, lo hanno sostenuto e possono avere un vantaggio dalla sua elezione; la presenza dei simboli sarebbe poi strettamente necessaria nell’eventualità, che a Genova non si è verificata, di apparentamenti, cioè quando, nella settimana dopo la prima tornata (il termine scadeva domenica scorsa), uno o più schieramenti che non sostenevano uno dei due concorrenti rimasti dichiara di volerlo sostenere. Se il candidato sindaco accetta il sostegno, si verifica l’apparentamento; il partito, o il gruppo di partiti, in questione entra nello schieramento che si propone come maggioranza e in caso di vittoria può avere un maggiore peso in consiglio.
Per il resto, non ci sono problemi: la legge, le interpretazioni correnti e le disposizioni del Ministero dell’Interno considerano valido il segno, o al limite più segni, purché sia messo all’interno del riquadro in modo che l’intenzione di voto non sia equivocabile. Ma il consiglio è di indicare il candidato nel modo più semplice: segnando direttamente, con una sola traccia di matita, il nome del candidato sindaco che si intende scegliere.
Il Comune offre al cittadino gli stessi servizi che ha offerto per la votazione di dieci giorni fa. Per modalità e orari si consiglia di utilizzare i seguenti collegamenti:
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Dove ritirare la tessera elettorale
Gli orari degli uffici per i duplicati
Il voto dei non deambulanti
Il voto assistito
Il voto in un luogo di cura
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Le liste e i candidati
Terminate le operazioni di voto, cioè alle ore 15.00 di lunedi 21, dopo pochi necessari adempimenti inizierà lo spoglio delle schede. Quando si esegue lo scrutinio di un referendum, una votazione in cui il cittadino è chiamato a esprimersi su due sole possibili opzioni, il sì e il no, due o tre ore dopo la chiusura i dati disponibili sono già sufficienti a determinare l’esito finale; presumibilmente l’attesa per conoscere il nome del nuovo sindaco avrà la stessa durata.
Anche questa volta si potrà seguire lo spoglio in tempo reale, collegandosi al
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Come la scorsa volta, nella Sala Giunta Vecchia e nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi sarà allestita una sala stampa, dotata di 8 postazioni informatiche, uno schermo di 3 metri per 2 su cui saranno proiettati i dati dello spoglio via via che arrivano all’ufficio elettorale, due monitor al plasma da 40 pollici, otto spazi riservati alle reti televisive e un’area Wi Fi.
Come si sa, l’elezione del sindaco influenza la composizione del Consiglio Comunale: il 60 per cento dei consiglieri sosterrà il nuovo primo cittadino, il restante 40 si collocherà all’opposizione. Siccome il nuovo consiglio avrà solo quaranta consiglieri, contro i cinquanta del ciclo amministrativo che termina adesso, la ripartizione sarà di 24 membri per la maggioranza e 16 per la minoranza.
Martedi pomeriggio alle ore 15.00 inizieranno i lavori dell’Ufficio Elettorale presieduto da un magistrato; ci sarà un rapido riscontro e, dopo poche ore, la proclamazione del Sindaco e degli eletti.
Per stabilire i nominativi dei nuovi consiglieri, l’Ufficio elettorale applicherà, come di consueto, il criterio proporzionale attraverso il metodo D’Hondt, dal nome dello studioso belga che lo propose nel 1878.
Tale metodo si basa su divisioni progressive, secondo i numeri naturali, delle cifre elettorali delle liste. Si stila poi una graduatoria tra i quozienti così ottenuti. Secondo questa graduatoria sono assegnati i posti nell’assemblea che si sta eleggendo.
Per fare un esempio, immaginiamo che in un comune come Genova 2 liste debbano spartirsi i 16 seggi destinati all’opposizione, che la lista A abbia avuto 70 mila voti e la B 30 mila.
Dividendo 70 mila per 1, 2 e così via fino a 12 si ottengono i quozienti, (in migliaia e arrotondati al decimo) 70, 35, 23.3, 17.5, 14, 11.7, 10, 8.8, 7.8, 7, 6.4, 5.8
Per i voti della lista B è sufficiente dividere fino a 5. I quozienti sono: 30, 15, 10, 7.5, 6
Come si vede: il quinto quoziente di B è 6, che supera il dodicesimo di A (5.8); i primi 5 di B superano tutti il dodicesimo di A.
Ai primi 16 posti ci sono perciò 11 quozienti di A e 5 di B.
Di conseguenza saranno assegnati 11 posti in consiglio ad A e 5 a B.
Come spesso accade con l’aritmetica, è più facile farlo che spiegarlo.